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BENESSERE PSICOLOGICO: i 6 tratti delle persone felici (e come svilupparli)

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Cosa c’è alla base del nostro benessere psicologico? Salute? Ricchezza? Amore? Sì e no. Secondo i ricercatori sono 6 le caratteristiche chiave condivise dalle persone felici ed alcune potrebbero sorprenderti.

benessere psicologico

“Il benessere psicologico è la vera ricchezza”.

L. G. Akita.

Ho deciso di dedicare il primo articolo del 2018 al benessere, per la precisione al benessere psicologico. E non è un caso.

Su EfficaceMente ti ho spesso parlato di resilienza, tigna, forza di volontà accettazione del disagio. Saper infatti affrontare questo viaggio chiamato vita, nonostante le burrasche, è un’attitudine preziosissima.

La vita però non è un’interminabile gara di resistenza.

Dobbiamo imparare a prenderci cura anche del nostro benessere psicologico, altrimenti il rischio è quello di ritrovarci infelici anche dopo aver realizzato i nostri sogni più ambiziosi: e questo, lasciamelo dire, sarebbe un vero e proprio incubo.

Ma come si raggiunge il benessere psicologico? Esiste qualche formula magica?

Più o meno… ;-)

La scala Ryff del benessere psicologico

Negli ultimi 20 anni Corole Diane Ryff, Professoressa di Psicologia presso l’Università del Wisconsin, ha cercato di capire insieme al proprio team di ricercatori quali elementi fossero in grado di aumentare concretamente il benessere psicologico, la soddisfazione e la felicità delle persone.

E i risultati a cui è giunto il team di ricerca sono estremamente interessanti.

Prima di parlartene però, chiariamo un punto: cosa significa benessere psicologico?

benessere-psicologico-aristotele

Per la Prof.ssa Ryff il benessere psicologico non va confuso con la mera ricerca del piacere o con la semplice soddisfazione dei nostri desideri.

Secondo la studiosa americana, il benessere psicologico si rifà piuttosto al concetto greco di eudaimonia.

Nello specifico, nei suoi studi la Ryff ha preso come riferimento la definizione aristotelica di eudaimonia:

La ricerca dell’eudaimonia consiste nel coltivare le attività virtuose, ovvero quelle attività in grado di tirar fuori il meglio di noi stessi.

L’eudoimonia racchiude dunque in sé i due imperativi per eccellenza dell’antica filosofia greca: conosci te stesso (gnōthi seautón), ovvero riconosci ed accetta i tuoi limiti e le tue fragilità, e diventa ciò che sei (ghénoi’ oios essì mathòn), ovvero coltiva quotidianamente il potenziale insito in te.

Ok, chiarito questo punto, andiamo a vedere quali sono i 6 elementi che possono contribuire al tuo benessere psicologico!

1. Coltiva la tua indipendenza

Ti preoccupi spesso di quello che gli altri pensano di te? Le pressioni sociali tendono ad influenzare le tue decisioni e i tuoi pensieri? Hai continuamente paura di deludere le aspettative dei tuoi familiari o delle altre persone?

Ecco, se hai annuito almeno una volta leggendo queste domande, ho una brutta notizia per te: cercare di far sempre contenti gli altri è la ricetta perfetta per l’infelicità.

Il primo tratto fondamentale che condividono le persone che godono di benessere psicologico è l’autonomia di pensiero e di azione.

Impara a pensare con la tua testa.
Fregatene del giudizio degli altri e agisci solo in conformità con i tuoi valori.
Vivi la tua vita e non quella che gli altri hanno progettato per te.

Approfondimenti

2. Sii padrone del tuo ambiente

benessere-psicologico-ambiente

Avere l’abilità di controllare l’ambiente circostante è il secondo fattore che contribuisce al nostro benessere psicologico.

Ma cosa significa “controllare il nostro ambiente“? Dobbiamo forse essere degli ingegneri ambientali?!

Con questa espressione la Prof.ssa Ryff indica la capacità di dominare con sicurezza le situazioni, che siano esse relative al nostro contesto lavorativo o personale.

Insomma siamo felici e soddisfatti di noi stessi quando siamo in grado di ottenere risultati concreti nella nostra carriera e nella nostra vita; quando cogliamo le opportunità al volo e soddisfiamo i nostri bisogni rispettando i nostri valori.

In parole povere? Quando ci diamo degli obiettivi e li raggiungiamo grazie alla nostra determinazione!

Approfondimenti

3. Lavora quotidianamente sulla tua crescita personale

benessere-psicologico-crescita-personale

Sai cosa succede ad un muscolo che non viene utilizzato? Si atrofizza...

È un po’ la stessa cosa che può accadere alla nostra vita: se non la “utilizziamo”, si atrofizza.

Vivere significa crescere, significa lavorare continuamente su noi stessi, significa affrontare nuove esperienze.

Nel momento in cui smettiamo di farlo, il nostro benessere psicologico ne risente.

Qualsiasi sia la tua età, qualsiasi sia il tuo passato, qualsiasi siano le tue origini, oggi può essere l’inizio del tuo percorso di crescita personale, un sentiero verso il miglioramento continuo fatto di nuove aspirazioni ed impegno quotidiano.

Non smettere mai di crescere. Non smettere mai porti nuove mete. Non smettere mai di entusiasmarti per la vita.

Approfondimenti

4. Crea relazioni di qualità con gli altri

benessere-psicologico-relazioni

Come abbiamo visto, il primo tratto fondamentale delle persone felici è l’indipendenza (di pensiero e di azione).

Essere indipendenti però non significa essere str**zi o asociali!

L’esatto contrario. Dobbiamo imparare ad essere individui completi, a proprio agio con gli altri.

Per la nostra felicità è dunque importante investire nella creazione di legami di qualità, stabili e duraturi, sia in termini di amicizie, sia in termini di relazioni amorose.

Insomma: fiducia, rispetto, affetto, intimità, empatia e amore sono ingredienti fondamentali per il nostro benessere psicologico.

Approfondimenti

5. Trova lo scopo della tua vita

benessere-psicologico-scopo-della-vita

“I due giorni più importanti della tua vita sono il giorno in cui sei nato e il giorno in cui scoprirai il perché.”

Mark Twain.

Se non abbiamo una direzione verso cui tendere, difficilmente troveremo la felicità nella nostra vita.

Ricercare il nostro scopo nella vita deve essere quindi per noi una priorità assoluta.

Ma è proprio su questa ricerca che molte persone fanno confusione:

  • C’è chi si aspetta che lo scopo gli venga comunicato magicamente tramite posta prioritaria.
  • C’è chi si limita a fantasticare su cosa gli piacerebbe fare nella vita, comodamente seduto su un divano (nella pausa tra il secondo e il terzo episodio di Stranger Things).
  • C’è chi infine la domanda neanche se la pone, vivendo la propria vita un sabato sera alla volta.

Ecco, non funziona proprio così.

Non è che un misterioso messaggero un giorno busserà alla tua porta e ti svelerà finalmente qual è la tua missione sulla terra; se ti ritrovi uno sconosciuto fuori dal portone di casa, al massimo vuole venderti una nuova tariffa elettrica.

Per trovare davvero il tuo scopo nella vita, devi andare a cercartelo.

Devi sporcarti le mani, provare lavori nuovi, vivere in paesi diversi, leggere libri e biografie non consueti.

È solo offrendo al tuo cervello nuovi stimoli e nuove esperienze che un giorno riuscirai ad unire i puntini e trovare la tua strada.

Nel frattempo però, ecco qualche utile approfondimento…

Approfondimenti

6. Impara ad accettare te stesso

Ultimo ma non ultimo: impara ad accettare te stesso.

Non può esserci benessere psicologico senza l’accettazione di sé.

Accettare sé stessi…

Significa imparare ad amare sia i nostri pregi, sia i nostri difetti.
Significa far pace con il nostro passato.
Significa essere… “cheerleader di sé stessi” e saper fare il tifo per la “squadra di casa”.

Ps. Molto importante: mai confondere l’accettazione con la rassegnazione. Ho spiegato la differenza in questo video che trovi sul canale YouTube di EfficaceMente:

Approfondimenti

E adesso? Testa il tuo attuale livello di benessere psicologico

Ok, a quanto pare questo benessere psicologico bisogna sudarselo!

Cercare di migliorare tutti e 6 questi aspetti in contemporanea sarebbe un errore madornale. Motivo per cui ho pensato di proporre ai lettori di EfficaceMente il test originale ideato dalla Prof. Ryff per misurare il benessere psicologico.

Grazie al test (che abbiamo tradotto) potrai individuare rapidamente in quali di queste 6 aree te la stai cavando abbastanza bene e in quali invece è il caso di apportare dei cambiamenti!

Puoi andare subito al test cliccando il pulsante arancione qui sotto:

VAI AL TEST 》

Noi ci rileggiamo lunedì prossimo con gli iscritti alla newsletter.

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Come vincere la PIGRIZIA: il principio di resistenza

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Non molti conoscono le vere cause della nostra pigrizia. Prenderne consapevolezza può aiutarti a combattere la pigrizia.

pigrizia

“La pigrizia non è altro che l’abitudine di riposarsi prima di diventare stanchi.”

Jules Renard.

Un recente studio condotto presso lo University College di Londra ha messo in evidenza una sconvolgente realtà:

siamo pigri, dannatamente pigri! :-D

Beh, in realtà non c’è nulla di sconvolgente: la pigrizia è del tutto naturale. Anzi, la natura stessa è pigra.

Pensa all’acqua, all’elettricità o al tuo gatto: scelgono sempre il percorso di minor resistenza.

Ciò che ho trovato particolarmente interessante dello studio inglese non sono state quindi le sue conclusioni (ovvie), quanto piuttosto le motivazioni, individuate dai ricercatori, alla base di questa nostra innata pigrizia.

Insomma, c’è una ragione ben precisa se preferiamo il divano alla palestra, il dolce all’insalata o Netflix all’esame di Diritto Privato e questa ragione non necessariamente è quella che molti si aspettano…

L’esperimento sulla pigrizia

esperimento sulla pigrizia

L’esperimento condotto dai ricercatori inglesi è stato alquanto ingegnoso.

I partecipanti sono stati messi di fronte ad uno schermo a cui era collegata una leva, simile ad un joystick.

Sullo schermo è stata poi proiettata una “nuvola” di puntini, che poteva spostarsi o verso destra o verso sinistra. Tutto quello che dovevano fare i partecipanti era muovere la leva (il joystick) nella stessa direzione in cui stava andando la nuvola di puntini in quel momento.

Come potrai immaginare, la totalità dei partecipanti è riuscita a portare a termine il semplice compito che gli era stato assegnato.

Questo finché, a loro insaputa, i ricercatori non hanno introdotto una piccola variante.

La leva usata dai partecipanti infatti era truccata e nel corso dell’esperimento, ad un certo punto, diventava leggermente più dura ogni volta che il partecipante iniziava a spostarla nella direzione in cui stava andando la “nuvola” dei puntini.

Risultato?

La stragrande maggioranza dei partecipanti ha iniziato a muovere il joystick nella direzione opposta rispetto al verso delle immagini mostrate sullo schermo.

Tra l’altro questo cambio comportamentale è avvenuto completamente a livello subconscio.

Addirittura la quasi totalità delle persone, al termine dell’esperimento, ha affermato con sicurezza di aver sempre mosso la leva nella direzione della nuvola di puntini, come da istruzioni ricevute.

In pratica il cervello dei partecipanti li ha ingannati pur di fargli prendere il sentiero di minor resistenza.

Per spiegare questo fenomeno, i ricercatori hanno fatto ricorso a questa interessante metafora…

L’inganno della mela più vicina

pigrizia mela

Immagina di essere in un frutteto e di dover raccogliere delle mele.

Probabilmente le sceglieresti in base alla loro dimensione, alla loro forma e al loro colore, giusto?

Sbagliato!

La verità è che la tua decisione probabilmente sarebbe influenzata anche dalla posizione delle mele: il tuo cervello insomma ti spingerebbe a credere che le mele che sono più facili da raggiungere sono anche le più belle e succose.

A quanto pare la fiaba della volpe e l’uva è più reale di quanto pensassimo.

In definitiva, siamo per natura pigri, tendiamo naturalmente a scegliere il percorso di minor resistenza, non perché sia quello corretto o più adatto a noi, ma perché il nostro cervello ci inganna, rendendo questo percorso più attraente di quello che realmente è.

Insomma, l’obiettivo primario del nostro cervello è farci risparmiare energie, non farci rincorrere gli obiettivi per noi più importanti. E pur di non farci faticare troppo il cervello è disposto a creare una realtà immaginaria (leggi: “scuse”).

Perché ricorda: lo scopo della tua mente è la tua sopravvivenza, non la tua felicità.

Prendere finalmente consapevolezza di questo ennesimo bias cognitivo può fare un’enorme differenza nella nostra vita. Ma vediamo perché…

Vincere la pigrizia grazie al principio di resistenza

Quello che non ti ho ancora detto, infatti, è che una minoranza dei partecipanti dello studio londinese ha continuato a muovere la leva nella direzione giusta, anche se questo comportava far più fatica.

Ecco, questi “eroi” possono insegnarci qualcosa; possono insegnarci che, a volte, per raggiungere le vette a cui aspiriamo non dobbiamo rifuggire la resistenza che inevitabilmente incontreremo, ma piuttosto dobbiamo andarle incontro.

Questo è quello che chiamo il principio di resistenza.

Lo abbiamo visto, è nella nostra natura scegliere il percorso più facile e anni di condizionamenti e distrazioni a buon mercato non hanno fatto altro che rafforzare questa nostra predisposizione naturale alla pigrizia.

Eppure la resistenza può essere un’eccezionale maestra, una bussola che può guidarci nella realizzazione dei nostri sogni.

Tutto quello che dobbiamo fare è iniziare a guardarla con occhi nuovi.

Invece di cadere nell’antico inganno del nostro cervello e considerare gli immancabili ostacoli e le ineluttabili difficoltà come i segnali di un percorso sbagliato, dovremmo imparare a vedere queste resistenze come la conferma che siamo sulla strada giusta. Dovremmo abbracciarle senza esitazione.

Citando Steven Pressfield, uno dei miei autori preferiti:

“Quando decidiamo di creare qualcosa – arte, commercio, scienza, amore – o di diventare una versione più alta e nobile di noi stessi, noi scateniamo nell’universo una reazione uguale e contraria. Questa reazione è la Resistenza. La resistenza è una forza attiva, intelligente e maligna – instancabile, implacabile e inesauribile – il cui unico scopo è impedirci di diventare la migliore versione di noi stessi e di raggiungere i nostri obiettivi più ambiziosi. L’universo non ci è indifferente. È attivamente ostile. […] Non potremo mai eliminare la Resistenza. Non andrà mai via. Ma possiamo superarla in astuzia e arruolare tra le nostre fila alleati altrettanto potenti.”

Steven Pressfield.

Ecco, molti para-guru amano raccontarci la storiella dell’Universo pronto ad esaudire ogni nostro desiderio a patto di crederci “forte, forte, forte”.

Personalmente ho sempre preferito non prendermi in giro (e non prendere in giro i miei lettori).

A volte, la realtà semplicemente è spiacevole. A volte, per realizzare i nostri obiettivi dobbiamo fare cose che non ci va di fare. A volte, dobbiamo smettere di ingannarci e alzare il fondoschiena.

Oggi non credere a tutto quello che ti racconterà la tua mente: ti sta mentendo.

Non scegliere la strada più facile, scegli la strada giusta.

Post Scriptum

Scegliere la strada giusta significa anche sapere creare il tempo per le nostre passioni e i nostri obiettivi più ambiziosi, invece di sprecarlo a causa della nostra pigrizia.

Creare tempo per ciò che conta davvero richiede però un metodo.

Per questo motivo, ho deciso di raccogliere tutto ciò che ho imparato sulla gestione e l’organizzazione del tempo (ovvero il mio metodo), all’interno di un video-corso online: il corso “Crea Tempo“.

Dopo due anni di lavorazione, ho aperto per la prima volta le iscrizioni a “Crea Tempo” lo scorso ottobre e, a quanto pare, i primi corsisti che hanno sperimentato questo innovativo metodo di gestione del tempo se ne sono innamorati:

crea-tempo-testimonianza-alessandro-baglieri

Il 19 marzo metteremo a disposizione 500 nuovi posti per iscriversi a Crea Tempo.

In vista della riapertura, io e il mio team abbiamo pensato di realizzare un mini-corso gratuito in 3 episodi.

In ogni episodio troverai:

  • un estratto di una delle video-lezioni di Crea Tempo, in cui ti spiegherò una specifica tecnica per liberare il tuo tempo ed imparare ad organizzarti efficacemente.
  • una breve chiacchierata / intervista con un corsista di Crea Tempo che ha applicato con particolare successo quella specifica tecnica. Le teorie infatti sono belle, ma conta la pratica e ci tengo a farti vedere come certi metodi sono stati applicati nella realtà da centinaia di liberi professionisti, lavoratori dipendenti, studenti lavoratori ed imprenditori come te.

Se sei pronto a riprendere in mano il tuo tempo, puoi iscriverti gratuitamente al mini-corso in 3 episodi cliccando il pulsante arancione qui sotto: avrai subito accesso al primo episodio.

VAI AL MINI-CORSO 》

Ti aspetto dall’altra parte. Andrea.

le Guide di Andrea Studia meno, Studia meglio. Vuoi preparare il doppio degli esami in metà del tempo? Start! La guida pratica anti rimandite. APP Autostima Passo Passo, il (per)corso digitale per riconquistare la fiducia in te stesso. YES! Inglese Inglese fluente in 90 giorni.

Sottolineare: 3 metodi per farlo EfficaceMente

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Sei sicuro di sapere come sottolineare un libro? In fondo che ci vuole: apri una pagina e la pennelli con i vari colori degli evidenziatori, giusto?! Naturalmente sto scherzando (ma non troppo). Quando si tratta di evidenziare spesso gli studenti fanno numerosi errori. Scopriamo allora come imparare a sottolineare EfficaceMente.

sottolineare

“l’amatore della lettura, o lo studioso, ama sottolineare i libri contemporanei, anche perché a distanza di anni un certo tipo di sottolineatura, un segno a margine, una variazione tra pennarello nero e pennarello rosso, gli ricorda un’esperienza di lettura”

Umberto Eco.

A pagina 101 di Studia meno, Studia meglio (Sm2) Andrea spiega come sottolineare non sia assolutamente necessario ai fini dell’apprendimento e ti fornisce tutta una serie di indicazioni e strategie per elaborare le informazioni apprese a lezione o lette sui libri, senza trasformarti in un Picasso degli evidenziatori.

Abbandonare del tutto questa abitudine però non è qualcosa di semplice o immediato.

Prima di poter diventare dei veri e propri ninja dell’apprendimento che non hanno bisogno di evidenziare per studiare, impariamo a sottolineare nella maniera corretta.

In quest’articolo ti svelerò 3 strategie efficaci per sottolineare un libro. Scopriamole!

L’errore fatale che non devi commettere quando sottolinei un libro

Purtroppo, a scuola, nessuno ci insegna come sottolineare un libro (e tanto meno come sviluppare un intero metodo di studio!).

Eppure, per gli studenti che vogliono studiare bene e velocemente, sapere quando e come evidenziare un argomento è uno dei primissimi passi per dare una svolta alle proprie giornate di studio.

Prova a pensarci, quante volte ti è capitato di ritrovarti in biblioteca (o a casa) in preda all’ansia per il prossimo esame: passano le ore, il tuo libro si è trasformato in una distesa di colori sgargianti, eppure non ricordi nulla!

Ecco: essere convinto che TUTTO sia importante e quindi TUTTO vada sottolineato è il primo errore fatale che devi smettere immediatamente di fare.

Cambiare il colore delle pagine dei tuoi libri di testo con un evidenziatore è tanto inutile quanto dannoso.

Si tratta infatti dell’ennesima “stampella mentale” che sta rallentando il tuo studio (se non hai idea di cosa siano le stampelle mentali, leggi qui).

Chiarito questo punto, andiamo a vedere quali sono i principi base per sottolineare efficacemente e 3 metodi che puoi applicare da subito per evidenziare i tuoi testi come un vero professionista.

Come sottolineare: principi base

sottolineare

A cosa serve sottolineare

Lo scopo di sottolineare deve essere quello di aiutarti a individuare i concetti principali di un testo, per poi fissarli meglio nella tua memoria, creando delle connessioni tra loro.

Sottolineare infatti ti obbliga a individuare i punti chiave di ciò che stai leggendo e a distinguerli dalle informazioni di contorno (o di approfondimento).

Quindi capisci da solo perché incollare l’evidenziatore alla pagina e sottolineare tutto quello che leggi non serve ad una beneamata cippa fritta.

Vediamo quindi tre punti imprescindibili per fare un vero salto di qualità quando sottolinei.

Non sottolineare subito

Iniziare subito a sottolineare è un errore da principianti.

Per imparare a sottolineare correttamente, leggi il paragrafo la prima volta fino alla fine (SENZA sottolineare).

In altre parole, la prima volta che ti avvicini a un paragrafo nascondi l’evidenziatore, dimenticati di lui e non cedere all’irrefrenabile tentazione di colorare il libro neanche fossi all’asilo! :-D

Devi infatti capire che la prima lettura serve al tuo cervello per avere una struttura generale dell’argomento e per farsi un’idea di quello di cui si parla.

So cosa stai pensando: pensi che sottolineare subito ti faccia risparmiare tempo. Sì, è vero: ti fa risparmiare tempo nell’immediato, ma te ne fa perdere un sacco andando avanti nello studio.

Ricorda: leggi il paragrafo fino alla fine e solo DOPO sottolinea i passaggi davvero più importanti.

Frequenta le lezioni

All’università ho incontrato parecchi studenti convinti che frequentare le lezioni fosse solo una perdita di tempo. Molto meglio usare quelle ore per studiare da soli in tutta tranquillità! Giusto?

Sbagliato: frequentare le lezioni ti permette di risparmiare un sacco di tempo nello studio a casa (o in biblioteca).

Se frequenti le lezioni infatti e leggi i paragrafi fino alla fine, prima di sottolineare, sarai in grado di individuare molto velocemente i concetti principali da evidenziare.

Crea delle note

Come suggerito dal Prof. Eco, sfrutta i margini del libro per prendere delle note mentre sottolinei. Questo ti aiuta a creare delle connessioni e fare ancora più tuo l’argomento.

Mentre leggi ti viene in mente un collegamento con un’altra materia, un commento particolare del professore, un’opinione personale o un collegamento con un argomento di attualità?

È tutto oro che cola che potrai sfruttare al momento dell’esame per guadagnarti quel meritato 30 e lode.

Fissa questi pensieri con una nota a margine per essere sicuro di non dimenticartene.

Bene chiariti i principi base di come si sottolinea efficacemente, vediamo 3 metodi avanzati per evidenziare un libro.

I 3 metodi per sottolineare un libro

come sottolineare

Ogni studente è diverso.

Per questo, come spiegato da Andrea all’interno di Studia meno, Studia meglio, è fondamentale che ogni studente sviluppi un metodo di studio che sia coerente col proprio stile cognitivo.

Se ancora non conosci il tuo, puoi individuarlo rapidamente grazie a questo test gratuito (clicca qui).

Anche quando si parla di sottolineare, non si possono ignorare le diversità tra studenti. Ecco perché vedremo 3 metodi diversi per sottolineare.

Spetterà poi a te sperimentarli e scegliere quello che ti darà i migliori risultati.

Perché ricorda: lo scopo di sottolineare è quello di essere maggiormente concentrato su quello che leggi. Se lo fai EfficaceMente, sarai in grado di ridurre la quantità di informazioni da memorizzare nella seconda fase dello studio.

Qualunque metodo sceglierai, ricordati queste linee guida generali.

Un testo è composto da:

  • concetti principali
  • concetti di approfondimento

I concetti principali rappresentano il cuore del testo e sono quelli che vengono descritti, argomentati ed espansi dai concetti di approfondimento.

Bene, iniziamo col primo metodo di sottolineatura proposto dall’Università del Minnesota.

1) Sottolineare il concetto completo (complete-thought underlining)

Questo metodo consiste nel sottolineare tutte le frasi che contengono un concetto principale per intero, senza saltare neanche una parola.

Sottolinea quindi tutte le frasi di senso compiuto che ritieni esprimano un concetto importante. In breve, sottolinea tutte le parole necessarie per formare  un concetto principale. Salta solo le frasi che ritieni non contengano informazioni utili, che quindi servono da riempitivo o che ripetono concetti già espressi. Ecco un esempio:

sottolineare concetto completo

Vantaggi: è il metodo più semplice e immediato da applicare. Sottolineare tutte le parole che compongono una sezione che ritieni importante richiede poco tempo.

Svantaggi: questo metodo rallenta la fase in cui devi riguardare il testo.

2) Sottolineatura telegrafica (telegraphic underlining)

Una volta che hai individuato una frase che esprime un concetto principale, sottolinea solo le parole necessarie per trasmettere l’essenza del concetto. Tralascia quindi parole come aggettivi, avverbi, particelle, pronomi. La parte sottolineata deve formare un messaggio abbreviato, simile a un telegramma. Ecco un esempio:

sottolineatura telegrafica

Vantaggi: questo metodo  ti costringe a lavorare sul testo in modo più attivo e ti aiuta a “personalizzarlo”, favorendo il processo di comprensione e memorizzazione. Inoltre ti permette di individuare con facilità i concetti principali quando tornerai sul testo.

Svantaggi: questo metodo richiede ovviamente più tempo rispetto a quello precedente, perché mentre sottolinei devi valutare l’importanza di ogni parola all’interno delle singole frasi. Inoltre per alcuni potrebbe risultare difficile andare a rivedere il testo seguendo una sottolineatura che salta più parole.

3) Sottolineare il concetto incompleto (incomplete-thought underlining)

Questo metodo consiste nel sottolineare all’interno di una frase solo una parte del concetto principale. Non devi quindi sottolineare la frase per intero, ma quanto basta per farti capire di cosa si sta parlando. Spetta a te poi completare mentalmente il resto del concetto.

Per intenderci, se hai una frase di questo tipo:

“il fenomeno x si verifica quando ci sono le condizioni y.”

puoi sottolineare solo la prima parte (“il fenomeno x si verifica quando”) lasciando al tuo cervello il compito di completare mentalmente la seconda parte, sfruttando il famoso effetto Zeigarnik.

Ti consiglio di applicare questo metodo di sottolineatura se ad esempio ti stai preparando per un test a risposta multipla. Ecco come sottolineare il concetto incompleto nell’esempio visto per gli altri 2 metodi:

sottolineare concetto incompleto

Vantaggi: il metodo del pensiero incompleto ha un importante vantaggio rispetto ai due precedenti. A differenza degli altri metodi di sottolineatura, questo è molto efficace per prepararti al momento dell’esposizione. Dovrai quindi creare delle connessioni e usare domande, input o segnali per richiamare alla memoria le informazioni relative a questi concetti.

Svantaggi: è un metodo molto efficace per prepararti all’esposizione, ma non favorisce la rilettura del testo.

Con questo terzo metodo termina il nostro articolo di approfondimento dedicato a come sottolineare un libro.

Prima di salutarti però, un piccolo bonus…

E se devo sottolineare un pdf?

Tra dispense condivise online dai professori, appunti in formato digitale, ebook e paper scientifici, sempre più studenti studiano direttamente su file pdf.

Anche in questo caso puoi tranquillamente utilizzare le 3 metodologie che abbiamo appena visto e puoi farlo direttamente dal tuo dispositivo.

Nello specifico:

  • Se vuoi sottolineare un pdf da iPhone, iPad o Android, scarica l’app gratuita di Adobe Acrobat Reader (versione iOS o versione Android) e usa la funzione indicata con l’icona del balloon e della matitina.
  • Se vuoi sottolineare un pdf da computer o Mac, anche in questo caso puoi scaricare il software Adobe Acrobat Reader e una volta aperto il tuo file pdf andare su Strumenti > Annota e selezionare la funzione di sottolineatura che più preferisci (evidenzia, sottolinea, etc.).

Conclusioni

Saper sottolineare EfficaceMente è uno dei primi passi per imparare a studiare bene e velocemente. Mi auguro quindi che applicherai con successo le 3 strategie che ti ho svelato.

Come ti accennavo però all’inizio dell’articolo, se sviluppi un metodo di studio davvero avanzato, potresti addirittura non aver neanche più bisogno di sottolineare.

Se passi intere giornate sopra i libri per ottenere risultati mediocri all’università o se sei rimasto indietro con i tuoi esami, è arrivato il momento di adottare un metodo di studio che ti permetta di studiare MENO, ma soprattutto MEGLIO.

Grazie alla nuova versione del manuale “Studia meno, Studia meglio (Sm2)“, Andrea ha già aiutato più di 15.000 studenti universitari a laurearsi con successo (dato aggiornato ad aprile 2018).

Prova a dare un’occhiata alla pagina di presentazione e scopri se Sm2 può essere di aiuto anche a te:

SCOPRI SM2 》

A presto, Giulia.

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Riconquista il tuo tempo

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Per anni ho consigliato ai miei lettori quelli che considero i migliori testi di formazione. Molti di questi libri hanno letteralmente cambiato la vita a me e a chi mi segue. Nell’articolo di oggi vorrei parlarti di un libro speciale. Questa volta non è un libro che ho letto, ma un libro che ho scritto. Il mio primo libro. È edito dalla Rizzoli e si intitola “Riconquista il tuo tempo“: mi auguro sinceramente che anche questo testo possa presto entrare nella tua lista dei preferiti.

riconquista il tuo tempo

“Lo scopo del fare non è produrre di più, ma avere il tempo per vivere di più.”

Amo scrivere.

Da ormai 10 anni la parola scritta è uno dei principali strumenti che utilizzo per condividere con i miei lettori (con te) le migliori strategie di efficacia e crescita personale.

Non ti nascondo quindi che riuscire a pubblicare un mio libro era uno di quei sogni che tenevo nel cassetto già da qualche anno.

In realtà avrei avuto la possibilità di farlo già qualche tempo fa, ma ho preferito pazientare. L’ho fatto essenzialmente per due motivi:

  • Volevo pubblicare il mio primo libro con l’editore giusto.
  • Volevo pubblicare un vero libro di contenuto, come quelli che popolano la sezione “preferiti” della mia libreria e non l’ennesimo libro raffazzonato, fatto uscire in fretta e furia per sfruttare la popolarità del momento.

Riconquista il tuo tempo” è quel libro, il libro che ho sempre desiderato scrivere.

Certo non spetta a me giudicarlo.

Per presentarlo in anteprima ai lettori di EfficaceMente ho quindi pensato di condividerne un estratto gratuito: le primissime pagine per la precisione.

Il libro sarà infatti disponibile nelle migliori librerie a partire da martedì 15 maggio.

Leggi però l’articolo fino alla fine: forse esiste un modo per averlo prima di tutti gli altri ;-)

Buona lettura (Ps. immagini e sottotitoli sono stati aggiunti per rendere il testo fruibile come articolo del blog).

…o forse no?

riconquista-il-tuo-tempo-luci

22:07 del 24 gennaio 2013, Milano.

Sono ancora in ufficio.

Siamo io, la signora delle pulizie e un collega seduto a quattro scrivanie di distanza. “Mal comune mezzo gaudio”. Così dicono.

L’impercettibile ronzio delle luci al neon è come un martello pneumatico sulle mie tempie.

Sulla scrivania ci sono ancora i resti di un panino scadente preso al bar davanti all’ufficio e mangiato in fretta e furia rientrando in ufficio.

Lo schermo del computer mi brucia gli occhi e mi ricorda impassibile che sono ancora alla slide “127 di 152” della presentazione da rivedere e consegnare al cliente entro stasera.

Mi sento stanco. Mi sento fuori forma. Mi sento in trappola.

È stata l’ennesima settimana di fuoco: riunioni interminabili, trasferte snervanti, scadenze da rincorrere.

Vorrei solo avere più tempo per me stesso, le mie passioni e le mie ambizioni.
Vorrei solo smettere di rincorrere urgenze, scadenze e scemenze.
Vorrei solo tornare ad essere… padrone del mio tempo.

Ho iniziato a lavorare per questa importante multinazionale della consulenza di direzione appena uscito dalla Facoltà di Ingegneria.

Sono stati 6 anni intensi e pieni di soddisfazioni, ma sento che le giornate mi stanno scivolando via tra le mani, sempre più veloci, e con esse le settimane, i mesi e gli anni.

Ho compiuto 30 anni da neanche un mese e sarei un pazzo a lamentarmi: ho un lavoro prestigioso in centro a Milano, un percorso di carriera sulla corsia di sorpasso e ho conosciuto da poco una ragazza che mi ha fatto perdere la testa.

Eppure non sono felice.

I sogni in cui amavo perdermi ad occhi aperti, quando avevo vent’anni, sembrano così lontani e lenti da realizzare.
I mille progetti che vorrei iniziare stanno accumulando polvere di bit in qualche cartella del computer di casa.
I buoni propositi rimangono sempre tali, in attesa del prossimo lunedì o del prossimo primo del mese.

In realtà non me la sto cavando neanche così male: oltre al lavoro ho avviato da qualche anno un piccolo progetto personale online che inizia a dare qualche soddisfazione e, nei limiti del possibile, cerco di rispettare le buone abitudini che ho creato negli anni (la sveglia all’alba, la corsa al parco, la lettura, etc.)

Il problema però è il tempo.

Sento di non avere mai il tempo per lavorare ai miei progetti personali e portarli finalmente al livello successivo.
Sento di non avere mai il tempo per lavorare a quelle attività non urgenti ma importanti, utili alla mia carriera.
Sento di non avere mai il tempo per coltivare quelle relazioni che rendono una vita degna di essere vissuta.

…o forse no?

Ritorno al presente

riconquista-il-tuo-tempo-giostra

Sono questi i pensieri che dominavano le mie giornate 5 anni fa e se leggendo queste prime pagine ti sei ritrovato ad annuire, so come ti senti, so quello che provi.

Ci sono giorni in cui vorremmo semplicemente scendere da questa giostra che sembra correre all’impazzata.

Vorremmo più tempo per noi stessi e per le nostre passioni.

Ci sentiamo soffocare e se per grazia divina riusciamo a ritagliarci una mezz’ora tutta nostra, è come respirare una boccata d’aria fresca dopo mezz’ora di metropolitana milanese alle 8 del mattino di una giornata lavorativa di metà giugno.

Ma è davvero il tempo a mancarci? O è forse il modo in cui ci costringono e ci costringiamo a spenderlo, il vero problema?

Duemila anni fa, Seneca scriveva nel suo “De Brevitate Vitae”:

“La maggior parte dei mortali, o Paolino, si lamenta della malvagità della natura, perché veniamo al mondo per un periodo troppo breve di tempo, perché questi intervalli di tempo a noi concessi scorrono tanto velocemente, tanto rapidamente, al tal punto che, se si fa eccezione per pochissimi, la vita abbandona gli altri proprio mentre si stanno preparando a vivere.

[…] Non abbiamo poco tempo, ma molto ne sprechiamo. Ci è stata data una vita abbastanza lunga e per il compimento di cose grandissime, se venisse spesa tutta bene; ma è quando si dissolve per lusso e negligenza, quando non la si spende per nessuna cosa utile, quando infine ci costringe la necessità suprema, ci accorgiamo che è già passata, essa che non capivamo che stesse passando.

È così: non abbiamo ricevuto una vita breve, ma l’abbiamo resa tale, e non siamo poveri di essa ma prodighi. Come ricchezze notevoli e regali, quando sono giunte ad un cattivo padrone, in un attimo si dissipano, ma, sebbene modeste, se sono state consegnate ad un buon amministratore, crescono con l’uso, così la nostra vita dura molto di più per chi ne fa un saggio uso.”

Già, non abbiamo poco tempo, ma molto ne sprechiamo…

Come riconquistare il tuo tempo

Se da un lato lo scorrere del tempo si caratterizza per la sua inevitabilità, è altrettanto vero che il tempo è la risorsa più democratica che abbiamo. Io, te e l’uomo più ricco e potente della terra avremo sempre e comunque giornate della stessa durata.

Allo scoccare della mezzanotte ad ogni essere umano vengono “accreditati” 86.400 secondi.

Questo particolare conto corrente del tempo non può andare in rosso e non può accumulare risparmi, non possiamo chiedere anticipi o dilazioni di pagamento.

Alla fine della giornata il conto si azzererà sempre e l’unica scelta che abbiamo è come intendiamo spendere quegli 86.400 secondi.

Prendere consapevolezza di questa semplice verità, 5 anni fa, mi ha fatto intraprendere un profondo percorso di cambiamento.

Ho capito infatti che se non volevo rinunciare ai miei sogni dovevo innanzitutto iniziare a spendere diversamente il mio tempo, ma soprattutto dovevo trovare il modo di riconquistarlo il mio tempo.

È stato un percorso imperfetto, come ogni percorso di crescita personale che si rispetti; ma guardandomi alle spalle mi sento orgoglioso di questo percorso e credo che questo sia ciò che conti veramente.

Oggi, a 35 anni, vivo a Londra, una città che ho sempre amato, insieme a quella ragazza che mi aveva fatto perdere la testa.

Non lavoro più come Manager nell’ufficio milanese di quella società di consulenza. Sebbene mi senta profondamente grato per quella esperienza lavorativa che tanto mi ha formato e tanto mi ha dato, riprendere il controllo delle mie giornate ha significato innanzitutto creare il tempo per quelle che erano le mie vere priorità.

Migliorare in maniera esponenziale la mia gestione del tempo mi ha permesso infatti di trasformare EfficaceMente, quel progetto online che 5 anni fa era poco più che un hobby, in un sito da 6 milioni di visitatori l’anno e un totale di 300.000 followers sui diversi canali social.

Cosa più importante, oggi sento finalmente di trascorrere le giornate lavorando ai miei obiettivi e vivendo le mie passioni.

In questo libro ho raccolto quelli che sono stati i primi passi fondamentali che mi hanno permesso di riappropriarmi del mio tempo.

Ovvero tutte quelle abitudini, strategie e strumenti che ho adottato nel concreto per vincere le distrazioni, riprendere il controllo delle mie giornate e in definitiva cambiare vita.

Se anche tu in questo momento ti senti in trappola, se senti che il tuo tempo ti sta sfuggendo di mano o se senti di non averne mai abbastanza per fare quel che desideri davvero, in questo testo scoprirai una nuova filosofia per guardare alle tue giornate e consigli pratici per tornare ad investire saggiamente quegli 86.400 secondi che ci sono concessi ogni giorno.

Sei pronto ad iniziare insieme questo viaggio?

Sei pronto ad iniziare insieme questo viaggio?

Quelle che hai appena letto sono le primissime pagine di “Riconquista il tuo tempo“. Mi auguro ti siano piaciute, ma soprattutto mi auguro che il resto del libro ti darà finalmente quella spinta per tornare ad essere padrone del tuo tempo.

Come ti avevo anticipato, il libro sarà disponibile nelle migliori librerie a partire da martedì 15 maggio.

Esiste però un modo per averlo prima di tutti gli altri…

Da alcuni giorni è infatti possibile pre-ordinare “Riconquista il tuo tempo” su Amazon.it.

Io non ne avevo parlato da nessuna parte fino ad ora, ma sembra che alcuni lettori lo abbiano già trovato e le prime copie sono già andate.

Mettiamola così: da quanto ho capito, per questa prima edizione la Rizzoli non ne ha stampate molte copie, se quindi vuoi avere “Riconquista il tuo tempo” il 15 maggio, pre-ordinarlo oggi è il modo più sicuro per riceverlo prima di tutti gli altri.

Puoi pre-ordinare la tua copia del libro cliccando il pulsantone arancione qui sotto:

PRE-ORDINA IL LIBRO 》

Per concludere… GRAZIE.

Questo libro e in generale EfficaceMente non esisterebbero senza il tuo continuo sostegno: quindi GRAZIE, davvero.

Andrea.

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Dipendenza da smartphone: 3 tecniche di Difesa Personale Digitale (DPD™)

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La dipendenza da smartphone sta diventando un problema serio per milioni di persone. Nel mio primo TEDx racconto come è stata progettata a tavolino nelle stanze segrete della Silicon Valley e quali strategie pratiche possiamo adottare per difenderci.

dipendenza da smartphone

“La differenza tra la tecnologia e la schiavitù e che gli schiavi sono perfettamente consapevoli di non essere liberi.”

Nassim Nicholas Taleb.

Amo i TED talks.

Da quando li ho scoperti, una decina di anni fa, ne ho “divorati” a centinaia, raccogliendo in ognuno di essi sempre qualche spunto interessante.

Potrai quindi immaginare la mia emozione quando sono stato invitato a tenere il mio primo TEDx.

Per settimane ho pensato a quale argomento avrei voluto affrontare su un palco così importante e alla fine ho deciso di trattare in quei famosi 18 minuti di intervento un tema a me molto caro: la dipendenza da smartphone.

A partire dal 2008 infatti i nostri amati smartphone ci hanno permesso di accedere a servizi e funzionalità fino ad allora inimmaginabili, ma al contempo ci hanno reso sempre più schiavi della tecnologia.

Basta prendere un qualsiasi mezzo pubblico o camminare per strada per osservare decine e decine di persone (di ogni età) con il collo piegato e lo sguardo fisso sullo schermo del proprio cellulare.

Come siamo arrivati a questo punto? Quanto è grave la situazione? Come possiamo riprendere il controllo del nostro tempo?

Sono proprio queste le domande a cui ho cercato di rispondere nel mio TEDx.

Buona visione!

3 tecniche di Difesa Personale Digitale (DPD™) per combattere la dipendenza da smartphone

Bene, mi auguro che il mio TEDx ti sia piaciuto! Se condividi il messaggio che ho cercato di trasmettere nel mio intervento, ti chiedo di condividerlo con i tuoi contatti: sono sicuro sarà utile a molte persone.

Ma prima di salutarti…

La trascrizione del TEDx talk

Una cosa che avevo intuito da “spettatore” dei TED talks è che questi brevi interventi sono in realtà il frutto di una lunga preparazione.

Ma solo come speaker mi sono davvero reso conto quanto certosina sia questa preparazione e ne approfitto per ringraziare tutto il team di TEDx Pescara per il supporto che mi hanno dato prima, durante e dopo l’intervento.

Particolare attenzione è stata data allo “script” (il testo) dell’intervento.

Ho pensato quindi di condividerlo con te qui sotto:

Il testo del mio intervento

Iniziamo con una semplice domanda:

Quanti di voi controllano lo smartphone come prima cosa appena svegli?
Quanti lo fanno come ultima cosa prima di andare a dormire?
Quanti lo fanno durante la notte?

Vi siete mai chiesti perché controlliamo il nostro cellulare così spesso, fino a 76 volte al giorno secondo una recente ricerca? Insomma cos’è che rende il nostro smartphone così irresistibile?

La ricerca sui piccioni

dipendenza-da-smartphone-piccione

Negli anni ‘70, Michael Zeiler, un ricercatore della Emory University di Atlanta, ha condotto un interessante esperimento con dei piccioni.

Ha preso alcuni di questi volatili e li ha messi in una gabbia, all’interno del quale era presente un pulsante e ha poi testato due scenari

  • Nel primo scenario, ogni volta che i piccioni premevano il pulsante col becco, venivano premiati con del cibo.
  • Nel secondo scenario invece, quando i piccioni premevano il pulsante col becco, venivano premiati solo nel 50 o 70% dei casi.

Secondo voi in quale dei due scenari i piccioni hanno premuto il pulsante con maggior frequenza?

Ecco, dagli studi di Zeiler è emerso un comportamento alquanto peculiare dei piccioni, un comportamento che è proprio anche degli esseri umani.

Se sappiamo con certezza che otterremo un certo premio, compiendo una determinata azione, tenderemo a ripetere questa azione con regolarità, ma ad intervalli piuttosto lunghi.

Se al contrario, ripetendo quell’azione, il premio alcune volte arriva e altre no, iniziamo ad agire in maniera compulsiva.

Questo perché quando il premio è imprevedibile, ogni volta che lo otteniamo, abbiamo un rush di dopamina (il famoso ormone del piacere) che è molto più grande rispetto alla dopamina rilasciata dai premi prevedibili.

In altre parole: i premi imprevedibili generano dipendenza.

Come il meccanismo dei premi imprevedibili è sfruttato dall’industria ludica e da quella tecnologica

E non è un caso che questo meccanismo psicologico sia ampiamente sfruttato da due industrie molto floride:

  • L’industria del gioco.
  • E l’industria del tech.

Ecco, non vedo in sala persone con in tasca una slot machine o un tavolo da Blackjack, scommetto però che tutti, tecnici compresi, hanno uno di questi:

Gli smartphone oggi sono l’equivalente di quel pulsante usato dai piccioni nell’esperimento di Zeiler, sono la slot machine dell’industria tecnologica.

Se li controlliamo appena svegli, prima di andare a dormire e decine di altre volte durante il giorno è perché queste mattonelle elettroniche e le app che le popolano, sono piene zeppe di meccanismi a premio imprevedibile.

Funzionalità progettate per creare dipendenza

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Pensate ad esempio la funzione “mi piace”.

È stata introdotta da Facebook nel 2008 e poi si è diffusa a macchia d’olio in tutti gli altri siti.

Questa funzione è un classico esempio di meccanismo a premio imprevedibile in grado di generare dipendenza.

Una dipendenza, che come è stato dimostrato da un team congiunto di ricercatori dell’Università cinese di Beibei e dell’Università della Southern California, comporta delle vere e proprie alterazioni anatomiche del nostro cervello.

Ogni volta che postiamo un nuovo contenuto infatti non sappiamo quanto successo avrà: siamo nella stessa situazione di quel piccione che preme il pulsante ma non è sicuro se riceverà il cibo oppure no. Noi premiamo il pulsante “pubblica” e non sappiamo se riceveremo l’approvazione degli altri oppure no.

Ogni post sui social network si trasforma quindi in una scommessa ad alto rischio: se i “mi piace” (o i cuoricini) o le visualizzazioni scarseggiano, la nostra autostima ne risente, ma se otteniamo un numero elevato di interazioni positive, avremo un rush di dopamina in grado di renderci ogni volta sempre più dipendenti dai nostri telefonini.

Eppure la funzione “mi piace” è solo un esempio delle funzioni usate dalle aziende tech per tenerci incollati ad uno schermo.

Esistono infatti interi team di ingegneri il cui unico scopo è quello di progettare, sviluppare e perfezionare funzionalità che sfruttino le nostre vulnerabilità psicologiche e ci spingano ad utilizzare questi servizi sempre più frequentemente e per sempre più tempo.

Dite che sto esagerando?

Le lacrime da coccodrillo dei Guru del Tech

Va beh, facciamo un indovinello. Secondo voi chi ha pronunciato queste parole?

“Il sito è stato progettato per sfruttare le vulnerabilità umane. Il ragionamento alla base dello sviluppo di determinate funzioni è stato il seguente: ‘in che modo possiamo consumare quanto più tempo ed attenzione possibili dei nostri utenti?”

Sicuramente delle parole di fuoco. Secondo voi chi le ha pronunciate in una recente intervista?

  • Maurizio Crozza mentre imita Mauro Corona.
  • Un ricercatore di qualche università sconosciuta, in cerca di facile pubblicità.
  • Il primo Presidente di Facebook.

Vi do un indizio: non è stato Maurizio Crozza.

La risposta vincente è la “C” (la terza): queste parole sono state pronunciate da Sean Parker, il primo presidente di Facebook, insomma, un insider a tutti gli effetti.

Sean Parker tra l’altro non è l’unico a pronunciare parole di fuoco su certe tattiche adottate dalle aziende tecnologiche per creare dipendenza nei propri utenti.

Sempre più spesso stanno emergendo interviste di ex dirigenti di aziende della Silicon Valley, pentiti del lavoro fatto negli ultimi 10 anni. Eppure questi dirigenti pentiti non sembrano offrirci una soluzione efficace al problema.

Intervistato da un giornalista, un altro dirigente di Facebook ha detto testualmente:

“Io purtroppo non ho una soluzione. La mia unica soluzione è non usare questi strumenti. Ai miei figli non è permesso utilizzare quella merda”.

Chamath Palihapitiya.

Ecco, noi non siamo degli ex-dirigenti multi-milionari della Silicon Valley. C’è chi gli smartphone e i social li utilizza per lavorare e c’è chi semplicemente non vuole rinunciare al piacere di utilizzare la tecnologia o rimanere in contatto con i propri amici.

Se non possiamo aspettarci una soluzione da chi il problema lo ha creato, come possiamo difenderci da questi meccanismi che sfruttano le nostre vulnerabilità psicologiche? Come possiamo evitare di diventare dei piccioni addestrati e riprendere finalmente il controllo del nostro tempo e della nostra attenzione?

Una soluzione per la dipendenza da smartphone: anzi tre

dipendenza-da-smartphone-judo

Negli ultimi 10 anni ho condiviso con miei lettori centinaia di strategie pratiche ed efficaci per riprendere in mano il proprio tempo. Tra l’altro ex-judoka ho sempre avuto un debole per le arti marziali.

Per questo oggi vorrei proporvi delle vere e proprie tecniche di Difesa Personale Digitale.

Dei semplici stratagemmi per contrastare i meccanismi utilizzati dalle aziende del tech per rubarci il tempo e l’attenzione.

Ne vedremo tre.

Iniziamo dalla prima tecnica, la più immediata. La potete mettere in pratica subito, appena terminato questo talk.

Usa il tuo smartphone in modalità bianco e nero

Uno dei meccanismi più subdoli messi in atto dalle aziende della Silicon Valley per tenerci incollati ai nostri telefonini è quello di utilizzare dei colori sgargianti che eccitino il nostro cervello.

Icone giallo fluo, notifiche rosso fuoco, schermi da zilioni di colori: la parola d’ordine è quella consumare l’attenzione del consumatore conquistando i suoi occhi.

Tristan Harris, un ex ingegnere di Google che per anni ha lavorato in uno di quei team che progettavano funzioni acchiappa-attenzione, ci suggerisce una soluzione tanto semplice quanto efficace per contrastare l’effetto “albero di natale” dei nostri telefonini.

Utilizzare gli smartphone in modalità bianco e nero.

Si tratta di una funzione nascosta tra i meandri delle impostazioni, ma se cercate su Google (ironia della sorte) “android in bianco e nero” o “iphone in bianco e nero”, troverete tutte le indicazioni per attivarla.

Vi anticipo subito che utilizzare il telefonino in modalità bianco e nero è alquanto strano, e non è detto che dobbiate farlo per tutto il tempo, se però vi ritrovate ad usare un po’ troppo spesso il vostro smartphone, attivatela dopo questo talk e vedete cosa succede.

Bene, passiamo alla tecnica numero due.

Elimina tutte le notifiche

Questa probabilmente la conoscete già, ma scommetto che in pochi la applicano davvero. Vediamo se darvi un nuovo punto di vista può aiutarvi a metterla in pratica.

La seconda strategia che voglio proporvi consiste nello sbarazzarsi delle notifiche push.

E intendo tutte le notifiche push: email, messaggini, social, disattivate le notifiche istantanee di tutte le vostre app.

Le notifiche push sono infatti l’ennesimo esempio di meccanismo a premio imprevedibile che crea dipendenza.

Ogni volta che ne riceviamo una siamo attratti come api dal miele e interrompiamo il flusso dei nostri pensieri e il nostro lavoro pur di controllarle.

Così facendo stiamo di fatto permettendo ad un’app, ad un collega o a chiunque altro di dettare l’agenda della nostra giornata.

Eliminare tutte le notifiche significa dunque riprendere il controllo del nostro tempo e controllare il telefonino solo nei nostri tempi.

E siamo arrivati alla terza ed ultima tecnica di Difesa Personale Digitale.

Riscopri il piacere di immergerti nella noia

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Questa è una tecnica da cintura nera, richiede decisamente più allenamento, ma farla nostra significa imparare davvero a sfruttare la tecnologia e non ad esserne sfruttati.

Vediamola.

Qualche mese fa ero nella sala di attesa del mio dentista, a Londra. Eravamo in tre. Tutti e tre al cellulare naturalmente.

Quando ne ho preso consapevolezza, ho provato a fare qualcosa che non facevo da tempo: ho messo lo smartphone in tasca e mi sono semplicemente immerso nella noia e nella frustrazione dell’attesa.

È stato come rinascere.

Negli ultimi anni, abbiamo sviluppato questa tendenza a voler riempire qualsiasi tempo morto della nostra vita e lo smartphone sembra essere il tappa-buchi ideale.

Di fatto siamo ormai diventati incapaci di tollerare qualsiasi emozione negativa e appena se ne presenta una, la reprimiamo immergendoci nei nostri schermi e nelle nostre app succhia-tempo preferite.

Così facendo però abbiamo smesso di ascoltarci, di conoscerci.

Persi in questi feed infiniti che continuiamo a scrollare alla ricerca della prossima iniezione di dopamina, ci stiamo dimenticando di assaporare la nostra vita.

Eppure la noia, una delle funzioni negative che tendiamo a reprimere, ha una sua precisa funzione evoluzionistica. La natura non lascia mai nulla al caso.

Il vuoto ci permette di ricaricare le pile e alimenta la nostra creatività.

Come detto in un recente convegno dal premio Pulitzer Thomas Friedman:

“Quando premi il pulsante pausa di uno smartphone, questo si ferma. Ma quando premi il pulsante pausa di un essere umano, questo si avvia.”

Oggi più che mai è di fondamentale importanza saper creare e difendere questi momenti di vuoto e rigenerazione, momenti che danno al nostro corpo e alla nostra mente la possibilità di prendere fiato, riflettere, crescere.

Certo non è facile. Per anni siamo stati condizionati dai vari meccanismi a premio imprevedibile utilizzati dalle aziende tech.

Se però vogliamo tornare ad assaporare la nostra vita, dobbiamo almeno provarci. Di certo non mancheranno le occasioni per sperimentare questa terza tecnica di difesa personale digitale.

La prossima volta che vi ritroverete in una sala di attesa, in fila o magari tra un TED talk ed un altro, invece di agire meccanicamente, come piccioni addestrati, provate ad osservare l’impulso che avrete di tirar fuori la vostra mattonella elettronica e scegliete di non cedere a questo impulso.

Immergetevi piuttosto nella noia, accettatela, usatela come un balsamo lenitivo per il vostro corpo e la vostra mente.

Osservate chi vi sta attorno, perdetevi nei dettagli dell’ambiente.

Perché solo se avremo la forza di riprendere il controllo del nostro tempo e della nostra attenzione, potremo riscoprire la nostra umanità e la gentilezza che ci circonda.

Grazie.

Conclusioni

Come detto, mi auguro che questo intervento ti sia piaciuto, ma soprattutto che ti sia stato utile e che sarà utile a tutti i contatti con cui deciderai di condividerlo.

Se poi vuoi approfondire queste tematiche, ho dedicato un intero capitolo (il quarto) del mio nuovo libro “Riconquista il tuo tempo” proprio ai rischi della tecnologia e alle migliori strategie per contrastarli e riprendere in mano il nostro tempo.

Grazie come sempre per la tua attenzione e ci rileggiamo al prossimo articolo o alla prossima newsletter.

Andrea.

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Musica per studiare: aiuta davvero a concentrarsi?

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Ascoltare musica per studiare funziona davvero? Basta entrare in una qualsiasi biblioteca per rendersi conto di quanti studenti studino indossando delle cuffie. Ma studiare con la musica ci aiuta sul serio? Vediamo cosa dice la scienza al riguardo.

musica per studiare

“Senza la musica per decorarlo, il tempo sarebbe solo una noiosa sequela di scadenze produttive e di date in cui pagare le bollette.”

Frank Zappa.

Tipica scena di vita studentesca: entri in una qualunque biblioteca e ti ritrovi davanti una lunga schiera di ragazzi seduti sui banchi con la testa china e le cuffie alle orecchie mentre studiano (forse) ascoltando musica.

Ti è mai capitato? No, aspetta, forse sei uno di loro!

La musica ha un ruolo fondamentale nella vita di ognuno di noi. Ha il potere di migliorare il nostro umore, farci assaporare le gioie del momento presente, far svanire le amarezze delle vita.

Non solo, in un’epoca in cui i media combattono una guerra spietata per catturare la nostra attenzione, quando dobbiamo svolgere un’attività importante come preparare un esame, la musica diventa per molti lo strumento più potente per ritrovare la concentrazione, isolarsi dal mondo e focalizzarsi sui propri obiettivi.

Ma usare la musica per studiare è efficace come molti credono?

Lo studente con la testa china sui libri e le cuffie alle orecchie ha attirato l’attenzione di molti psicologi che si sono chiesti se davvero la musica possa avere un impatto positivo sulla produttività e le prestazioni accademiche.

Nello specifico gli studiosi si sono chiesti quali siano i fattori “musicali” in grado di influenzare le prestazioni degli studenti?

Insomma, cos’è a fare la differenza: il genere musicale? La singola canzone? La presenza o meno della voce cantata? Altro?

Scopriamolo insieme: le sorprese non mancheranno.

Musica per studiare: cosa dice la scienza

musica per studiare

Ascoltare musica per studiare e per concentrarsi ha dei benefici?

I risultati degli studi scientifici sull’efficacia della musica durante lo studio sono contrastanti.

Nel corso degli anni sono tuttavia emersi alcuni elementi molto interessanti.

Ti cito ad esempio uno studio di Annette M. B. de Groot sull’influenza della musica di sottofondo nell’apprendimento delle lingue.

In questo esperimento gli studenti sono stati sottoposti a tre sessioni di apprendimento e a distanza di una settimana hanno poi affrontato un test di lingua. Il primo gruppo ha cercato di memorizzare i vocaboli utilizzando della musica classica per studiare, l’altro invece ha svolto lo stesso compito immerso nel silenzio.

Nello studio di de Groot i risultati migliori nel test finale sono stati ottenuti da chi ha appreso i nuovi vocaboli ascoltando la musica.

Tuttavia, l’autrice dello studio ha riconosciuto che non tutti gli studenti sembrano aver tratto lo stesso beneficio dall’ascolto della musica.

A quanto pare infatti…

Studiare con la musica non funziona in tutte le fasi dell’apprendimento e per tutti gli studenti…

Un altro studio ha cercato proprio di capire se la musica per studiare funzioni durante tutte le fasi dello studio e per tutti gli studenti.

Innanzitutto è stato scoperto che la musica migliora o addirittura ostacola l’apprendimento a seconda della fase di studio che stiamo affrontando.

Per esempio, i risultati nei compiti che coinvolgevano il ragionamento verbale (quello che si attiva quando leggiamo) migliorano con l’ascolto della musica.

Al contrario il ragionamento astratto (quello che si attiva quando dobbiamo ripetere o risolvere un problema) sembra essere ostacolato quando usiamo la musica per studiare.

In altre parole, puoi tranquillamente continuare ad ascoltare le tue playlist preferite mentre leggi, ma devi imparare a metterle in pausa quando svolgi degli esercizi o quando ripeti ciò che hai appreso.

Non solo, ascoltare musica può funzionare o meno anche in base alla personalità dello studente.

Per quanto possa sembrare paradossale, gli studenti introversi tendono ad avere difficoltà se utilizzano la musica per studiare. Al contrario, gli studenti con personalità estroversa studiano meglio se impiegano delle musiche per concentrarsi.

Ma non è finita qui!

… e non tutta la musica funziona allo stesso modo

Gli studiosi Hallam, Price e Katsarou (sì, esatto, si pronuncia Cazzaru! :-D ) hanno analizzato gli effetti della musica di sottofondo sull’apprendimento della matematica e sulla memorizzazione verbale, prestando particolare attenzione alla tipologia di musica ascoltata dagli studenti.

Nello specifico lo studio ha testato tre condizioni:

  1. Silenzio.
  2. Musica ritmata e “aggressiva”.
  3. Musica rilassante.

Per quanto riguarda lo studio della matematica, gli studenti sono riusciti a risolvere i problemi aritmetici sia usando la musica rilassante per studiare, sia in condizioni di silenzio. In entrambi i casi gli alunni hanno ottenuto gli stessi risultati in termini di precisione, ma gli studenti che hanno studiato col sottofondo musicale rilassante sono stati più rapidi.

Per quanto riguarda invece la memorizzazione verbale, l’esperimento prevedeva dapprima la lettura di frasi e in un secondo momento la memorizzazione di una specifica parola di queste frasi.

Dallo studio è emerso che le performance sono state migliori quando gli studenti avevano studiato ascoltando musica rilassante, mentre è stato riscontrato un netto calo con la musica più ritmata e aggressiva.

In conclusione: se vuoi studiare con la musica, magari evita l’heavy metal o la musica elettronica!

Bene, concludiamo questo articolo andando a vedere quali sono tutte le caratteristiche della perfetta musica per studiare (sì, ti ho messo anche qualche bella playlist già pronta).

Musiche per concentrarsi: la guida definitiva

musica per studiare

A quanto pare gli effetti positivi della musica sono stati trovati, ma il genere musicale, la tipologia del compito da svolgere e la personalità dello studente, sono fattori che possono incidere sull’influenza della musica sulle nostre performance. Ecco allora un paio di consigli utili:

1. Quando decidi di studiare con la musica fai attenzione a questi elementi

Come abbiamo già visto, ascoltare quella che in genere viene definita musica rilassante, dove il ritmo e il tempo sono costanti, è molto meglio per la nostra produttività rispetto ad un genere di musica ritmicamente complessa, con cambi di tempo e uno stile “aggressivo”.

Gli stessi studi hanno anche notato una netta diminuzione della concentrazione nel momento in cui si ascolta la propria musica preferita.

Nello specifico, a fare la differenza sembrerebbe essere la presenza delle parole. Anche se ascoltare le nostre canzoni preferite ci mette di buon umore e in uno stato d’animo positivo e favorevole per lo studio, se ascoltiamo della musica cantata il nostro cervello dedicherà una parte della propria attenzione per seguire il testo di queste canzoni.

Per queste ragioni uno dei migliori generi musicali per lo studio è la musica classica (sì, esatto: Mozart, Chopin e compagnia bella!).

2. Crea la tua playlist per dare un ritmo alle tue sessioni di studio

Ora che sappiamo qual è la migliore musica per concentrarsi, per evitare di dover cercare nuovi brani ogni 5 minuti, vediamo di  creare una bella playlist.

In questo modo non solo risparmieremo tempo, ma avremo anche un ottimo strumento per pianificare la durata delle nostre sessioni di studio.

Potresti ad esempio applicare la tecnica del pomodoro e quindi creare playlist di 25 minuti, oppure, se sei già a un “livello avanzato”, puoi usare la tecnica del melone e sfruttare playlist che arrivano fino a 90 minuti.

Avrai così un promemoria automatico per prenderti la tua meritata pausa e ricaricare le pile. Senza contare poi il vantaggio di non dover mai guardare l’orologio (o lo smartphone) col rischio di distrarti: sarà la playlist a funzionare da timer per te!

Per facilitarti nella creazione della tua playlist ideale per lo studio ho raccolto per te alcuni dei migliori sottofondi musicali per i tuoi pomeriggi sopra i libri.

Musica rilassante per studiare

Conclusioni

Ascoltare la musica per studiare ha dei reali benefici?

La risposta è, come spesso accade: dipende!

A quanto sembra, sedersi davanti al libro e far partire la musica dello smartphone in riproduzione casuale è una pessima idea.

Gli studi hanno dimostrato che la tipologia di musica, la fase di studio che stiamo affrontando e persino la nostra personalità giocano un ruolo cruciale nella scelta di studiare con la musica oppure no.

Se ad esempio hai una personalità introversa e devi risolvere dei complessi esercizi di matematica, farlo con un sottofondo musicale ti fa solo perdere tempo e concentrazione. Al contrario, se hai una personalità estroversa e devi leggere quei 72 tomi universitari per prepare il tuo esame, avere una bella playlist di musica classica e rilassante nelle cuffie, può aiutarti a raggiungere lo stato di apprendimento ottimale.

In ogni caso ricorda: quando studi metti da parte le tue canzoni preferite e in generale evita come la peste quelle cantate!

Purtroppo però la musica spesso non basta per concentrarsi davvero.

Sì, può aiutarci, può metterci di buon umore, ma se la nostra testa continua ad andare altrove e non ne vuole sapere di affrontare quel maledetto esame, abbiamo bisogno di strategie di concentrazione avanzate.

Nel quarto capitolo di “Studia meno, Studia meglio (Sm2)” Andrea spiega nel dettaglio come raggiungere il cosiddetto stato di apprendimento ottimale ogni volta che ti siedi a studiare. Per farlo devi seguire alcuni semplici passi prima di ogni sessione di studio e cambiare specifiche abitudini nella tua vita.

Se sei pronto a passare al livello successivo, trovi tutti i dettagli sul manuale Sm2 cliccando il pulsante arancione qui sotto: buono studio!

SCOPRI SM2 》

A presto, Giulia.

le Guide di Andrea Studia meno, Studia meglio. Vuoi preparare il doppio degli esami in metà del tempo? Start! La guida pratica anti rimandite. APP Autostima Passo Passo, il (per)corso digitale per riconquistare la fiducia in te stesso. YES! Inglese Inglese fluente in 90 giorni.

INSODDISFATTI? È colpa del nostro DNA (ma esiste una “cura”)

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Sentirsi insoddisfatti è capitato a tutti noi almeno una volta nella vita. Il vero pericolo è l’insoddisfazione cronica. Quali sono le sue cause, come possiamo contrastarla, ma soprattutto, come possiamo tornare ad essere felici?

insoddisfatti

“L’aspettativa è la madre dell’insoddisfazione.”

Joseph Rain.

Diciamo che ho una certa familiarità con gli insoddisfatti cronici. Probabilmente perché l’insoddisfazione lavorativa e personale ha spesso invaso ampi periodi della mia vita.

Fatto sta che nel corso degli anni ho imparato a riconoscere rapidamente l’emergere del senso di insoddisfazione, l’ho studiato a fondo e come sempre ho cercato di sperimentare strategie concrete per superarlo e tornare ad essere felice.

In questo articolo vorrei condividere con te quello che ho scoperto sul perché siamo spesso insoddisfatti (c’entra la nostra evoluzione come specie) e come possiamo prendere maggiore consapevolezza di certi meccanismi biologici per contrastarli o almeno per non lasciare che governino troppo le nostre vite.

Iniziamo!

Sentirsi insoddisfatti è un meccanismo evolutivo

Ne parlavamo giusto l’altro giorno nel gruppo Facebook di EfficaceMente: l’evoluzione ha “progettato” il nostro cervello per garantirci la sopravvivenza, non per renderci felici.

Da decine di millenni la selezione naturale ci spinge a…

…perché sono queste le azioni che assicurano la riproduzione dei nostri geni

Essere felici, sereni e soddisfatti non necessariamente contribuisce agli obiettivi della selezione naturale. Anzi.

Se i nostri avi fossero stati tutti dei buddha illuminati, probabilmente ci saremmo già estinti!

Devi infatti sapere che esistono dei veri e propri principi biologici che ci spingono a compiere le quattro azioni chiave per la nostra sopravvivenza (mangiare, piacere agli altri, fare sesso, competere con i nostri rivali).

Essere perennemente insoddisfatti è legato al funzionamento di questi principi biologici scritti nel nostro DNA.

Sai quali sono?

I 3 principi biologici che ci hanno fatto sopravvivere nella savana (ma che ci rendono insoddisfatti)

insoddisfatti-savana

Esistono fondamentalmente 3 principi biologici che governano le nostre vite e che ci spingono inesorabilmente a perseguire gli obiettivi imposti dall’evoluzione (allontanandoci, a volte, dalla felicità):

  • Il principio del piacere. Come esseri umani siamo stati “progettati” per inseguire il piacere. Per questo motivo tutte quelle azioni che possono garantirci la sopravvivenza e la riproduzione sono state rese piacevoli dalla natura. Ci piace mangiare, magari dolci e altri cibi ad alto contenuto calorico, perché farlo, in passato, significava accumulare scorte indispensabili per la nostra sopravvivenza. Ci piace fare l’amore. Ci piace ricevere gli apprezzamenti degli altri. Ci piace vincere contro i nostri rivali.
  • Il principio di transitorietà. Non è sufficiente che determinate azioni siano piacevoli per spingerci a ripeterle. Il loro piacere deve svanire rapidamente. Se così non fosse andremmo in estasi dopo il primo piatto prelibato o dopo il primo orgasmo, smettendo di compiere queste azioni e condannandoci così alla morte o alla mancata riproduzione.
  • Il principio di ripetizione. Pur essendo effimero, la nostra mente è programmata per rimanere focalizzata sul piacere che otterremo compiendo determinate azioni e non sul fatto che questo piacere sparirà presto. Se dessimo infatti maggiore rilevanza alla transitorietà del piacere, rischieremmo di chiederci che senso abbia rincorrere continuamente certi impulsi.

Insomma l’evoluzione ci ha condannati a questo circolo vizioso che ci rende eternamente insoddisfatti, che ci spinge a non accontentarci mai; questo perché l’insoddisfazione è una potente forza motrice alle dipendenze dell’evoluzione stessa.

Qual è dunque la soluzione? Come possiamo smettere di sentirci insoddisfatti e infelici?

Dovremmo forse ritirarci in qualche eremo e rifiutare i piaceri della vita?

Non necessariamente…

Come liberarsi dal senso di insoddisfazione e ritrovare la felicità

Prendere consapevolezza dei 3 principi biologici alla base dei nostri impulsi è il primo passo fondamentale per liberarci dal senso di insoddisfazione.

Se riusciremo infatti a squarciare quel velo di illusioni mentali che governa la nostra vita, la prossima volta che sentiremo l’irresistibile impulso di svuotare un barattolo di Nutella o di cedere a qualsivoglia piacere immediato a scapito della nostra felicità a lungo termine, potremmo scegliere con cognizione di causa se comportarci come pupazzi governati dai sotterfugi della nostra biologia più antica o come esseri umani dotati di un’avanzata corteccia pre-frontale.

Ok Andre’, bei paroloni come al solito, ma non hai ancora spiegato come smettere di sentirsi insoddisfatti: riusciamo ad essere un po’ più pratici?!

Ok, andiamo sul concreto…

La mente modulare e come far prevalere le scelte che ci renderanno felici e soddisfatti

insoddisfatti-mente-modulare

Secondo alcune delle più recenti teorie neuroscientifiche, la nostra mente è caratterizzata da un insieme di sistemi (moduli) in competizione tra loro.

Esistono i moduli più “antichi” che spingono per soddisfare i nostri bisogni primordiali e moduli più “recenti” che invece prediligono il nostro benessere a lungo termine.

Questi diversi sistemi sono in perenne lotta tra di loro a livello subconscio e nel momento in cui uno di questi riesce a prevalere, segue una nostra decisione o azione cosciente.

Ma è qui che arriva il bello…

Un po’ come avviene per i partiti politici, i diversi moduli della nostra mente si rafforzano e acquisiscono maggior potere ogni volta che vincono.

Inizi ad intravedere la soluzione al nostro problema di insoddisfazione cronica?

Esatto… ogni volta che i moduli “primordiali” prevalgono, diventano più forti, e noi ci ritroviamo sempre più in balia di quel circolo vizioso fatto di continue rincorse di piaceri effimeri che ci lasciano perennemente insoddisfatti.

Al contempo, ogni volta che a prevalere sono i moduli mentali che lavorano per il nostro benessere a lungo termine, questi acquisiscono maggior potere tra le nostre fazioni mentali e la probabilità di fare scelte migliori in futuro aumenta.

In conclusione…

Conclusioni: fai la scelta giusta e poi falla ancora, ancora e ancora…

Ora sai perché siamo spesso insoddisfatti: è scritto nel nostro DNA e, in antichità, questo ci ha permesso di sopravvivere a quel brutale processo noto come selezione naturale.

Certi istinti però oggi non sempre sono funzionali al nostro benessere: se ad esempio nella savana eravamo spinti ad ingurgitare i pochi zuccheri presenti in natura, ascoltare oggi quell’impulso significherebbe diventare obesi, malati (e insoddisfatti).

Se vogliamo liberarci dal ciclo dell’insoddisfazione evolutiva dobbiamo imparare a dar maggiore spazio a quei moduli della nostra mente che si occupano del nostro benessere a lungo termine.

Si, non far finta di non conoscerli, sono quegli stessi “sistemi mentali” che ti ricordano ogni giorno che dovresti allenarti di più, che dovresti studiare invece di cazzeggiare, che dovresti smettere di procrastinare, che dovresti stare meno sul tuo smartphone, etc.

Per rafforzare questi moduli mentali il segreto (che poi tanto segreto non è) è quello di compiere quanto più frequentemente possibile le scelte giuste.

Naturalmente capiteranno giorni in cui a prevalere saranno i moduli del piacere immediato, ma ricorda: ogni volta che vincono, la tua insoddisfazione cresce; ogni volta che invece a vincere saranno i moduli della disciplina, del benessere e dell’impegno, la tua felicità si accrescerà.

Oggi fai la scelta giusta.

E poi falla ancora, ancora e ancora…

Prima di salutarti… ti va di trascorrere un’ora di “felicità” insieme?

Conoscere e contrastare il senso di insoddisfazione, come abbiamo visto, è un primo passo fondamentale per ritrovare serenità e felicità.

Quell’emozione di euforia, benessere e ingiustificata gioia che racchiudiamo nel termine felicità non sempre però è facile da replicare.

Dobbiamo arrenderci al fatto che la felicità sia sfuggevole e fuori dal nostro controllo, oppure esiste una formula per essere felici? O meglio, delle azioni concrete, delle strategie che possiamo mettere in pratica per essere più felici, esserlo più a lungo ed esserlo più spesso?

A queste e molte altre domande sul tema della felicità ho cercato di rispondere nel corso degli ultimi 10 anni.

…e da oggi puoi ascoltare quelle risposte direttamente dalla mia voce, ogni volta che lo desidererai: in auto, mentre fai la spesa o le pulizie di casa, in palestra.

Alcuni mesi fa ho infatti firmato un contratto in esclusiva con Audible, azienda del gruppo Amazon specializzata in audiolibri.

Il contratto prevede la realizzazione di 5 raccolte audio tematiche della durata di circa un’ora. La serie si chiamerà “Minuti Efficaci” e va ad aggiungersi alle altre serie esclusive di Audible Originals come ad esempio quella di Piergiorgio Odifreddi, Carlo Cracco, Claudio Bisio, John Peter Sloan e altri nomi che forse già conosci.

In ogni raccolta leggo in prima persona (e con un inconfondibile inflessione marchigiana) quelli che sono i migliori articoli di EfficaceMente su specifici argomenti: felicità, forza di volontà, procrastinazione, etc.

Ho già registrato le prime 3 raccolte negli studi Audible a Londra.

Ogni nuova raccolta sarà rilasciata all’incirca ogni 2 mesi e la prima è uscita proprio pochi giorni fa!

Si intitola “La felicità è una scelta” e riguarda proprio le migliori strategie che puoi adottare da subito per vivere sempre più spesso questa preziosa emozione nella tua vita.

Se sei già abbonato ad Audible puoi scaricare immediatamente “La felicità è una scelta (clicca qui)“, se invece non hai ancora scoperto il fantastico mondo degli audiolibri (io ne sono innamorato da almeno 10 anni), puoi iscriverti ora e avere accesso gratuito all’intero catalogo di Audible per i primi 30 giorni, compresi i miei audiolibri.

Clicca pure la copertina de “La felicità è una scelta” per ascoltare l’anteprima e scaricare l’intera raccolta. Buon ascolto!

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Ci rileggiamo lunedì prossimo con gli iscritti alla newsletter.

Ps. Il contratto per le 5 raccolte che ho firmato con Audible diciamo che è solo un assaggino. Se questi audiolibri andranno bene, si è parlato di una vera e propria “trasmissione” in cui avrò la possibilità di intervistare alcune delle persone di maggior successo nel panorama italiano e non solo, per scoprire cosa li ha resi… efficaci!

Ma è ancora prematuro parlarne.

Se apprezzerai questa prima raccolta audio dedicata alla felicità, ricorda di lasciarmi una recensione: sarà molto importate per decretare il successo o meno del progetto!

Grazie e a presto.

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Frasi sull’Autostima: i 10 Migliori Aforismi di Sempre

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Aforismi, citazioni e frasi sull’autostima si sprecano. In questo articolo ho raccolto le 10 migliori frasi sulla fiducia in se stessi di sempre (secondo me).

frasi sull'autostima

“Non abbassare mai la testa. Tienila sempre ben alzata. Impara a guardare il mondo dritto negli occhi.”

Helen Keller.

Io amo le citazioni.

Gli aforismi infatti sono in grado di raccogliere in poche parole considerazioni, osservazioni ed esperienze di alcuni dei più grandi uomini e donne che hanno posato piede sulla Terra.

Da sempre utilizzo queste massime per iniziare i miei articoli e da anni leggo la mia raccolta personale per iniziare la giornata.

In questo articolo ho pensato di condividere con te quelle che considero le migliori frasi sull’autostima di sempre.

Sono infatti fermamente convinto che migliorare l’autostima sia di fondamentale importanza per iniziare il nostro percorso di crescita personale e, a volte, anche una singola frase di poche parole (parole giuste) può essere di aiuto per tornare a credere in noi stessi.

Per iniziare questa carrellata di frasi sull’autostima ho scelto un brano che NON parla propriamente della fiducia in se stessi, ma che sono certo riaccenderà in te il fuoco dell’autostima.

1. Investi su di te e allena la tua tenacia

frasi sull'autostima - The Founder

Nell’immagine qui sopra avrai forse riconosciuto la locandina di “The Founder“: il film sulla storia, più o meno romanzata, della nascita della catena di fast food McDonald’s.

Il protagonista, Ray Kroc, è un gran figlio di buona donna, ma è sicuramente qualcuno a cui non manca tenacia e fiducia in se stesso.

Non è infatti da tutti sapersi reinventare a 53 anni e continuare a sognare in grande, dopo una vita di mezzi fallimenti.

C’è una scena del film che mi ha colpito particolarmente.

Mi ha colpito perché mi ha ricordato tutte quelle mattine in cui mi svegliavo all’alba prima di andare al lavoro e ascoltavo podcast o audiolibri di formatori americani mentre correvo al parco.

In questa scena, Ray Kroc è in un sudicio motel sperso nel mezzo degli Stati Uniti e sta per andare a dormire dopo l’ennesima giornata fallimentare come venditore porta a porta.

Prima di coricarsi però dedica del tempo alla sua formazione e inizia ad ascoltare un audio-programma su giradischi in cui viene riportata una citazione dell’ex presidente americano Calvin Coolidge.

Ecco allora la prima frase sull’autostima che ho scelto per te:

“Niente al mondo può sostituire la tenacia. Il talento non può farlo: non c’è niente di più comune di uomini pieni di talento ma privi di successo. Il genio non può farlo: il genio incompreso è quasi proverbiale. L’istruzione non può farlo: il mondo è pieno di falliti istruiti. La tenacia e la determinazione invece sono onnipotenti.”

Calvin Coolidge.

Piaciuta? Andiamo avanti.

2. Sii te stesso e…

“Sii te stesso e di’ quel che pensi: chi se la prende non conta e chi conta non se la prende.”

Theodor Seuss Geisel.

C’è un passaggio del mio manuale “APP – Autostima Passo Passo” in cui affermo che per tornare a credere in noi stessi le nostre parole devono essere coerenti con i nostri pensieri, e le nostre azioni devono essere coerenti con le nostre parole.

Questo non significa certo che dobbiamo comportarci come degli str…uzzi.

Il significato di questa seconda citazione sull’autostima è ben diverso: qui il punto è la trasparenza e la coerenza.

A volte mentiamo (agli altri e a noi stessi) per paura di ferirli o peggio ancora per paura delle conseguenze di ciò che pensiamo veramente. Continuare a farlo mina alle fondamenta la nostra autostima e ci rende ogni giorno più insicuri.

È tempo di far sentire la nostra voce.

No, non serve “urlare”, ma parlare in maniera diretta, chiara e con coraggio è il primo passo per ritrovare fiducia nelle nostre potenzialità.

3. Non comportarti come uno zerbino

frasi sull'autostima - zerbino

“Credi in te stesso. Gli unici ad apprezzare uno zerbino sono quelli con le scarpe sporche.”

Leo Buscaglia.

Una parte consistente della nostra autostima è determinata dal rapporto che abbiamo con le altre persone.

E quando si parla di relazioni interpersonali, riconoscere chi ha una scarsa fiducia in se stesso è piuttosto semplice.

Chi è insicuro infatti reagisce quasi sempre in due modi: o fa lo zerbino (atteggiamento passivo), o maschera la sua insicurezza pulendo le proprie scarpe sporche addosso agli altri (atteggiamento aggressivo).

Ma chi ha reale sicurezza nei propri mezzi in realtà intraprende una terza via: l’atteggiamento assertivo.

Se non hai mai sentito parlare di assertività, ti rimando a questo articolo di EfficaceMente: “Assertività: ovvero come imparare a farsi rispettare“.

4. Riconosci il tuo valore

“Quando conosci il tuo reale valore, nessuno potrà farti sentire inutile.”

Anonimo.

Ogni tanto provano a farci sentire inutili, non all’altezza.

In fondo chi riesce ad abbassare il nostro valore, di riflesso alza il proprio, giusto?

E tu pensi di continuare a permetterglielo? Non siamo prodotti da scaffale a cui qualcuno può appiccicare l’etichetta del prezzo: il nostro valore lo decidiamo noi, impegnandoci quotidianamente nel nostro percorso di miglioramento personale.

A tal proposito…

5. Alza il prezzo

frasi sull'autostima - prezzo

“Se dai scarso valore a te stesso, sta sicuro che il mondo non alzerà il prezzo.”

Anonimo.

A quanto pare molte frasi sull’autostima hanno autori anonimi: magari sono timidi e insicuri…

Tornando seri, se noi per primi non crediamo in noi stessi, perché dovrebbero farlo gli altri?

Intendiamoci, odio quanto te i palloni gonfiati, ma questa non è una buona ragione per giocare sempre in difensiva, per essere sempre in disparte, per non mettersi mai alla prova.

Non sminuirti: alza il tuo valore, alza il tuo prezzo.

6. Ricorda che non è un tuo problema

“Quello che gli altri pensano di te è problema loro.”

Charlie Chaplin.

Mi crederesti se ti dicessi che la stragrande maggioranza delle persone spesso abbandona i propri sogni nel cassetto per paura del giudizio degli altri?

E se fosse una cavolata?!“, “se fallissi?!“, “Cosa direbbero i miei familiari?!“.

Magari questi pensieri sono capitati anche a te e magari ti sono capitati proprio di recente.

Beh, sai qual è il modo migliore per zittire queste voci e i giudizi altrui?

Realizzare i tuoi obiettivi più ambiziosi.

Cosa stai aspettando?

7. Scegli se vuoi essere una tigre o una pecora

frasi sull'autostima - tigre

“Una tigre non perde il sonno per l’opinione di una pecora.”

Anonimo.

Ti è mai capitato di passare una notte insonne ripensando ad una critica, un appunto o un’osservazione di un’altra persona?

Ammetto, con un po’ di imbarazzo, che a me è successo.

Non fraintendermi, ascoltare con attenzione i feedback degli altri può essere importante per migliorarci, ma dobbiamo sempre tenere in considerazione chi ci sta facendo certi rilievi e perché.

Sono davvero pochi i mentori interessati alla nostra crescita personale, la maggior parte delle persone là fuori sono solo pecore che sentono il bisogno di scaricare le proprie frustrazioni su di noi.

Spetta a noi permetterglielo o meno.

Parlando proprio di permessi

8. Devi dargli il tuo permesso

“Niente e nessuno può farti sentire inferiore, a meno che tu non glielo consenta.”

Eleanor Roosevelt.

Che tu te ne renda conto o meno, se qualcuno ti sta trattando male è perché tu glielo stai permettendo.

Perché ricorda: la qualità della nostra vita è determinata dagli standard a cui siamo disposti ad abbassarci.

Questo significa che ci sono giorni in cui dobbiamo imparare a far sentire la nostra voce.

Subire quotidianamente situazioni inaccettabili, per una falsa pretesa di quieto vivere, non potrà esserci in alcun modo di aiuto.

Se oggi qualcuno ti metterà i piedi in testa o si metterà tra te e i tuoi obiettivi, semplicemente non glielo permettere.

9. Affronta ciò che ti spaventa

frasi sull'autostima - fiume

“La fiducia in se stessi è il risultato di una situazione rischiosa superata brillantemente.”

Barry J. Gibb.

In uno dei primissimi articoli di EfficaceMente spiegavo come essere felici applicando 3 semplici gesti.

Indovina qual è uno di questi 3 gesti?

Esatto: “affronta qualcosa che ti spaventa“.

La paura è come un fiume tumultuoso: se scegliamo di rimanere nella nostra sponda del fiume, questa si restringerà sempre più e con essa la nostra autostima e la nostra felicità.

Se al contrario decidiamo di attraversare quel fiume, che tanto ci spaventa, troveremo finalmente nell’altra sponda la nostra sicurezza e la nostra soddisfazione.

La “fregatura” è che dobbiamo attraversare il fiume della paura quando siamo ancora spaventati.

Come dice il Prof. Nardone infatti… “In natura esiste la paura, non il coraggio, che altro non è che la paura vinta“.

10. Abbassa quel freno a mano (tra le frasi sull’autostima questa è forse la mia preferita)

Vorrei concludere questa raccolta di citazioni sull’autostima con quella che probabilmente è la mia preferita in assoluto.

È di Maxwell Maltz, autore del famoso libro “Psicocibernetica“.

Questa sua frase sottolinea uno degli aspetti chiave legati alla scarsa fiducia in noi stessi:

“Avere scarsa autostima è come percorrere la strada della vita con il freno a mano tirato.”

Maxwell Maltz.

Eh già, quando non siamo sicuri delle nostre abilità di fatto viviamo esprimendo solo una frazione del nostro reale potenziale.

Non trovi anche tu che sia uno spreco assurdo?

Allora abbassa quel maledetto freno a mano, premi sul pedale dell’acceleratore e sfreccia verso le tue mete più ambiziose.

Andrea Giuliodori.

 

Ps. Mi auguro che queste 10 frasi sull’autostima ti siano state di ispirazione. Se ne conosci altre a cui sei particolarmente legato, condividile pure nei commenti: sarò felice di leggerle e di pubblicare sui canali social di EfficaceMente le più belle.

A proposito di social: ognuno dei 500 e passa articoli di EfficaceMente ha richiesto dalle 8 alle 10 ore di lavorazione. Se questo o gli altri che leggerai ti saranno utili, che ne dici di condividerli con i tuoi contatti su Facebook & Co. Puoi usare i pulsanti qui sotto. Grazie!

Pps. Come scritto all’inizio di questo articolo, a volte, anche una singola frase di poche parole (parole giuste) può essere di aiuto per tornare a credere in noi stessi. A volte però… una citazione non basta.

Abbiamo bisogno di intraprendere un percorso più strutturato, che ci guidi passo passo alla ricerca della fiducia in noi stessi.

Migliaia di lettori di EfficaceMente hanno già intrapreso questo (per)corso. Sto parlando di Autostima Passo Passo.

Se hai deciso finalmente di abbassare il famoso “freno a mano” di cui parla Maxwell Maltz, Autostima Passo Passo può aiutarti a farlo.

Trovi tutti i dettagli su questo (per)corso nella pagina di presentazione (clicca qui).

A presto, Andrea.

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Come aumentare l’autostima (passo dopo passo)

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Vuoi scoprire come aumentare l’autostima un passettino alla volta? Ti presento la guida APP.

Come aumentare l'autostima

“Credi in te stesso. Gli unici ad apprezzare uno zerbino sono quelli con le scarpe sporche.”

L. Buscaglia.

APP – Autostima Passo Passo, la nuova guida di EfficaceMente per tornare a credere in sé stessi, è ora disponibile per il download (vai alla pagina di presentazione > clicca qui).

E che ci fai ancora da queste parti?! Vabbé, approfitto di questo post per spiegarti cos’è per me l’autostima e quali sono i 5 passi fondamentali per riconquistarla.

Vieni con me: iniziamo insieme questa “scalinata”.

Serve ancora parlare di autostima?

Un lettore in un recente commento ha scritto:

Mah…io penso che l’argomento autostima sia molto inflazionato e proprio per questo (più si discute di qualcosa e più ci si allontana dalla sua vera essenza) si finisce per generare solo caos.

Come dargli torto? Per anni ci hanno venduto l’autostima come la soluzione definitiva per la nostra crescita personale:

  • Vuoi avere successo nell’ambito professionale? Daje di autostima.
  • Vuoi conquistare l’uomo/la donna dei tuoi sogni? Come fai senza autostima?!
  • Intestino costipato? Prendi 2 pillolette di autostima.

Il punto è che credere in sé stessi gioca davvero un ruolo fondamentale per il nostro successo ed il nostro benessere (stitichezza esclusa), ma non abbiamo certo bisogno di soluzioni fast-food che ci trasformino in palloni gonfiati.

No, personalmente disprezzo questa forma distorta e semplicistica di autostima. Da anni, qui su EfficaceMente cerco di raccontare lo sviluppo personale in modo diverso, in modo originale: ho voluto fare la stessa con APP – Autostima Passo Passo.

Sì, vabbé André, bravo: vuoi l’applauso?! Rispondimi ad una domanda semplice semplice: cos’è per te l’autostima? No perché il tuo lettore ha ragione: qui è un gran caos!

Nella guida fornisco una definizione semplice ed essenziale di autostima. Una definizione che ha guidato il mio percorso di sviluppo personale negli ultimi 14 anni. Eccola:

“L’autostima è ciò che penso di me stesso.
 Ciò che penso di me stesso è determinato
 dalla mia pratica quotidiana.”

Nulla di pomposo o superfluo: l’autostima è il modo in cui ci vediamo, e questa “lente” può essere modificata attraverso le azioni che compiamo giorno per giorno.

Questa “filosofia” pervade ogni pagina di APP e quando riesco ad onorarla, essa è parte integrante delle mie giornate.

Se la condividi, vorrei spiegarti attraverso quale percorso graduale la puoi mettere in pratica.

Come aumentare l’autostima attraverso le 5 “A”

Secondo la definizione che ti ho appena fornito, l’autostima non è una dote innata e di certo non può esserci infusa magicamente da qualcuno o da qualcosa.

Certo ci sono eventi e persone che ci danno la famosa “bottarella di autostima“, ma questi picchi sono effimeri e fragili.

La vera autostima è solida ed una volta che si è solidificata dentro di noi non può essere scalfita da niente e da nessuno.

Per plasmare al nostro interno questa fiducia incrollabile nelle nostre capacità abbiamo dunque bisogno di intraprendere un percorso graduale, un percorso che ho voluto simboleggiare con una scalinata bianca.

Ogni gradino di questa scalinata a sua volta rappresenta un’area ben definita della nostra autostima su cui dobbiamo intervenire. Ecco le 5 “A” dell’autostima:

La scala dell'autostima

Naturalmente ogni scalinata che si rispetti ha un suo “pianerottolo”, ma voglio focalizzarmi da subito sui gradini, perché sono questi che, affrontati uno alla volta, ti permetteranno di tornare a credere davvero in te stesso:

  • Passo#1 – Ascolta. Tornando al commento del mio lettore, Pier Paolo dice: “Io ho cominciato a capirci qualcosa quando ho compreso che la cosa più saggia che potessi fare per me stesso fosse semplicemente ascoltarmi“. Il primo passo per riconquistare la nostra autostima consiste proprio nel prendere consapevolezza di quella vocina che ci ronza in testa: capire quando ci racconta balle, zittirla o trasformarla nella nostra alleata.
  • Passo #2 – Accetta. Il termine “accetta” ci fa subito pensare ad una sottomissione passiva: nulla di tutto questo, accettare ed accettarsi richiede una gran dose di coraggio ed è la condizione necessaria per ripartire.

“Solo dopo aver accettato i nostri limiti siamo in grado di superarli.”

Brendan Francis.

  • Passo #3 – Affronta. Nel momento in cui accettiamo noi stessi dobbiamo poi assumerci la responsabilità di ciò che stiamo vivendo, ma anche e soprattutto la responsabilità del cambiamento.
  • Passo #4 – Afferma. Per aumentare la nostra autostima dobbiamo senza dubbio fare un importante lavoro interiore, ma non possiamo certo fermarci qui. Il passo successivo è quello di affermare noi stessi nel mondo, ovvero vivere in modo autentico, lasciando respirare le nostre aspirazioni ed esprimendoci senza false maschere.
  • Passo #5 – Agisci. L’azione è l’ingrediente essenziale di qualsiasi percorso di sviluppo personale, ma non basta agire tanto per… è necessario agire in modo costante (ovvero con auto-disciplina) e consistente (ovvero con auto-efficacia).

Ho lavorato molto a questo percorso e ho curato ogni singolo passo nei minimi dettagli. Questo con lo scopo di accompagnarti nella graduale riscoperta del supereroe che alberga dentro di te ;-)

Spetta a te ora decidere se ricercare qualche palliativo per simulare un’apparente sicurezza o intraprendere con determinazione la scalinata che si staglia di fronte a te.

Clicca sulla scalinata per affrontare il tuo primo gradino e scopri la pagina di presentazione di APP – Autostima Passo Passo.

Come aumentare l'autostima: primo grandino

Foto di Alexander Rentsch

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Vuoi avere un inglese fluente? Evita questi 2 errori

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In questo articolo ti parlerò di due miti da sfatare sull’apprendimento delle lingue e l’unica strategia davvero efficace per avere un inglese fluente.

inglese fluente

“Parlare una seconda lingua è come avere una seconda anima.”

Carlo Magno.

Come appassionato di crescita personale ho iniziato a leggere libri e blog in lingua inglese da giovanissimo, appena diciottenne. Sono poi arrivate le serie americane, le varie certificazioni prese durante l’università e i test standard d’inglese fatti nei primi colloqui di lavoro.

Insomma, appena laureato, forse non avevo proprio un inglese fluente, ma ero comunque convinto di cavarmela piuttosto bene con la lingua di sua maestà Elisabetta II.

Questo finché non ho iniziato a lavorare per una multinazionale americana della consulenza.

Partecipare fin da stagista a progetti multi-country, conference call con clienti e colleghi stranieri, stesure di report e presentazioni in inglese, mi ha fatto realizzare quanto il mio inglese facesse ca**re (e che avrei dovuto cambiare approccio quanto prima).

Magari anche tu sei in una situazione simile in questo momento: hai il classico “inglese scolastico“, leggi e comprendi abbastanza bene e ti arrangi anche a parlarlo, ma se dovessi seguire delle lezioni, fare un colloquio o partecipare ad un meeting di lavoro IN INGLESE, ti ritroveresti nella me…lma.

…fuochino? Allora continua a leggere.

In questo articolo ti parlerò delle 2 balle spaziali che continuano a raccontarti sull’apprendimento dell’inglese e qual è invece l’unica vera strategia per migliorare il tuo inglese, anche se hai poco tempo per studiarlo.

Balla #1:”devi imparare le lingue come i bambini!

Pensa a come hai imparato l’italiano, quando eri piccolino. Non hai certo studiato la grammatica, eppure, ancor prima di frequentare le scuole elementari, lo parlavi già senza problemi. Insomma, hai semplicemente “assorbito” la lingua dall’ambiente esterno.

Perfetto! Basta replicare la stessa strategia per imparare l’inglese e siamo a cavallo, giusto?!

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Cercare di “forzare” sugli adulti i metodi di apprendimento della lingua utilizzati in modo intuitivo dai bambini è una perdita di tempo e di soldi. Come spiegato dal Prof. Robert DeKeyser, esperto di second language acquisition dell’Università del Maryland:

“You cannot expect to just absorb language the way that a child does. Children are good at learning the underlining system of all the language input they get because they can infer the underlying patterns without understanding the rules. Adults must be conscientious of the rules of the language. Their implicit learning doesn’t work all that well.”

In parole povere, in età adulta non puoi aspettarti di “assorbire” la lingua come farebbe un bambino.

Durante l’infanzia infatti abbiamo la capacità di apprendere in modo intuitivo gli schemi linguistici, senza dover conoscere le regole grammaticali.

Questa capacità però viene meno negli adulti, che invece hanno bisogno di studiare in modo cosciente i meccanismi linguistici.

Non solo.

Come dimostrato da Lisa Davidson, Professoressa associata di linguistica presso l’Università di New York, quando diventiamo adulti, siamo soggetti al cosiddetto “effetto interferenza“:

“When you’re a kid all you’re working at is acquiring a language, and you don’t have anything to get in the way of that. When you’re an adult and you already have a language, the one you already know filters sounds and you get substantial interference from it.”

Per i bambini imparare una lingua è un lavoro a tempo pieno, privo di distrazioni.

Gli adulti invece, già conoscono una lingua e questa conoscenza interferisce con l’apprendimento della nuova lingua (a meno che non vengano utilizzate le strategie corrette).

Questo non significa certo che immergerti nell’inglese attraverso film, serie tv, podcast, blog, etc. ti faccia male: anzi.

Ma se il tuo obiettivo è avere un inglese fluente, non puoi limitarti ad “assorbire” la lingua: non farai progressi significativi (chissà, magari te n’eri già accorto!).

Quando si parla di studio dell’inglese, esiste però una balla ancora più pericolosa…

Balla #2:”hai bisogno di un corso di inglese intensivo!

Quindi André, se quei metodi lì non funzionano, qui l’unica alternativa è un bel corso intensivo! 2-3 settimane di full immersion e passa la paura, giusto?!

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Sarà almeno dagli anni ’90 che ci smaronano con i famosi “corsi intensivi di business english“. Ah, naturalmente c’è anche la variante per gli studenti: la famigerata “vacanza studio“! (Sì, hanno fatto buttare 2.000€ anche a me con la mitica vacanza studio a Londra -.-“).

Se dal punto di vista commerciale, questi “pacchetti” sono formidabili (ogni 2-3 settimane le scuole d’inglese hanno una nuova classe di studenti a cui spillare 2-3.000€), dal punto di vista dell’apprendimento della lingua sono alquanto inefficaci.

Come sottolinea nuovamente il Prof. DeKeyser:

“Intensive courses are a complete sham. The only way to learn a language is to make quite a bit of effort on a daily basis.”

Che potremmo tradurre in: “i corsi intensivi di lingua sono una completa farsa. L’unico modo per imparare una lingua è fare piccoli progressi quotidiani.

Eccoci finalmente arrivati al punto chiave, ripetiamolo perché è di fondamentale importanza:

L’unico modo per imparare una lingua è fare piccoli progressi quotidiani.

Se non sei più un bambino e hai poco tempo per studiare, non sarà un corso intensivo di lingua a risolvere i tuoi problemi d’inglese.

Quello di cui hai bisogno sono brevi sessioni di studio, da ripetere quotidianamente e per un periodo di alcuni mesi.

Ok Andrè, tutto chiaro: se voglio diventare fluente in inglese, devo fare ‘sti piccoli progressi quotidiani! Quindi mi devo scaricare una di quelle app per principianti?! Ma io le basi le ho: tempo un paio di settimane e le app-giochino mi fanno venire il latte alle ginocchia! Du balle!

L’alternativa per avere un inglese fluente

Forse c’è un’alternativa che fa al caso tuo. Immagina un corso online…

  1. da poter seguire quando vuoi e dove vuoi (su computer, tablet, smartphone).
  2. composto da moduli quotidiani della durata massima di 15-20 minuti, sviluppati da esperti in second language acquisition specializzati presso l’Università di Oxford; moduli pensati per chi, come te, ha già le basi d’inglese ma vuole perfezionarlo.
  3. che includa delle sessioni live con tutor madrelingua certificati, che ti aiutino a fare pratica con il tuo speaking. In fondo, se vuoi parlare inglese, devi… parlarlo!.

Chi ha seguito gli aggiornamenti sul gruppo Facebook di EfficaceMente, sa bene che questo corso esiste e si chiama YES! Inglese – Inglese fluente in 90 giorni.

(Certo che Mastrota e le sue televendite di materassi, mi fanno una pippa! :-D )

Il progetto YES! Inglese è nato dalla collaborazione tra EfficaceMente e gli esperti di Fluentify.com: una delle più dinamiche start-up londinesi (di origine italiana) specializzate nell’apprendimento delle lingue online.

Se le hai provate tutte, ma continui ad avere un inglese maccheronico, che rischia di limitare le tue possibilità di accedere o crescere nel mondo del lavoro (e non solo), clicca il pulsantone arancione qui sotto e completa il test gratuito di YES! Inglese.

Ti servirà per capire qual è il tuo vero livello d’inglese e se YES! Inglese possa fare al tuo caso.

VAI al TEST GRATUITO di YES! Inglese

Completando il test (durata: meno di 10′) avrai anche accesso ad una serie di moduli gratuiti del corso, grazie ai quali migliorare da subito il tuo inglese e farti un’idea precisa di YES! e del suo approccio :-)

In questo progetto riconoscerai il solito tocco di EfficaceMente (ho curato personalmente i moduli di meta-learning e in generale la struttura del corso), ma avrai soprattutto accesso ad un team di esperti linguisti e tutor madrelingua grazie ai quali portare il tuo inglese ad un nuovo livello.

Ps. Sono curioso del punteggio che totalizzerai! Io dico che 100 su 100 lo faranno davvero in pochi! Se ti va, posta lo screenshot con l’email dei risultati nei commenti dell’articolo.

Accetti la sfida? Clicca il pulsantone e completa il test ;-)

VAI al TEST GRATUITO di YES! Inglese

Se dovessi avere problemi con i pulsanti, puoi accedere da questo link.

Noi ci risentiamo la prossima settimana con un nuovo post dedicato alla tua crescita personale ;-)

Foto tratta da Google Immagini.

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Il metodo di studio efficace

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Sei alla ricerca di consigli pratici per sviluppare un metodo di studio efficace aggiornato al 2018? Sei arrivato nel posto giusto.

metodo di studio

“Più studiamo e più scopriamo la nostra ignoranza.”

Percy Bysshe Shelley.

Prova per un momento ad immaginare questa scena:

la sessione di esami si avvicina, invece della solita ansia, sei pervaso da una totale serenità: sai esattamente cosa devi fare, come devi farlo e quando devi farlo.

Non c’è materia o professore che ti spaventi.

Il tuo libretto è pieno di una “noiosa” sfilza di 30 ed ogni ora che dedichi allo studio è estremamente produttiva.

Insomma, hai dalla tua parte un alleato invincibile per superare qualsiasi ostacolo universitario.

Il suo nome è MetodoMetodo di Studio.

Ok, se questa immagine si avvicina molto alla tua realtà, non ha senso perdere altro tempo: puoi sempre farti un giro nell’archivio del Blog per trovare qualche altro articolo interessante.

Ma… se la tua realtà è un tantino diversa… questo articolo è esattamente quello che stavi cercando.

Ti spiegherò infatti 3 punti essenziali del metodo di studio efficace che dal 2010 ha aiutato migliaia di studenti universitari a superare brillantemente i loro esami universitari.

metodo di studio testimonianza

Ps. Il mio metodo di studio “Studia meno, Studia meglio” (Sm2) si basa su 4 pilastri fondamentali: in questo articolo approfondiremo 3 aspetti del pilastro relativo all’organizzazione dello studio.

Nello specifico ti spiegherò come affrontare EfficaceMente:

1. Le lezioni: queste sconosciute…

metodo di studio: lezioni

Un metodo di studio efficace si inizia ad applicare molto prima della data dell’esame: per la precisione, lo si inizia ad applicare durante le lezioni.

Se speravi in un metodo di studio che ti permettesse di cazzeggiare bellamente, mi spiace deluderti di nuovo: questo non è l’articolo che fa per te!

Se al contrario, hai deciso di affrontare il tuo percorso di studi con serietà, ecco i punti chiave da tenere a mente nel periodo delle lezioni:

  • Segui le lezioni. Banale, ma efficace.

Se hai appena iniziato il tuo percorso universitario e magari sei uno studente fuori sede, sono certo che sarai travolto dalla libertà a tua disposizione.

Nessuna giustificazione da portare ai professori per le tue assenze, nessun genitore che ti obblighi ad alzarti la mattina, insomma nessun limite!

Eppure i limiti a volte sono i tuoi migliori alleati.

Non cadere nella vecchia trappola dell’università, dimostra di essere una persona matura: segui le lezioni.

  • Impara a prendere appunti EfficaceMente.

Alzarsi la mattina per andare a lezione non basta, devi fare un passettino in più: accendi il cervello.

Ormai hai abbandonato il caldo abbraccio del piumone, perché vanificare questo “enorme” sacrificio?!

Metti a frutto il tempo che passi sui banchi universitari. Il modo migliore per farlo?

Impara a prendere appunti in modo efficace.

Ecco un articolo in cui ti spiego quali sono i 5 errori madornali che stai facendo nel prendere appunti.

  • Liberati dai dubbi.

Non importa che tu riesca a memorizzare immediatamente tutto ciò che viene detto durante una lezione universitaria, ma è fondamentale che alla fine del corso tu non abbia dubbi sugli argomenti trattati.

Approfitta delle lezioni in aula, dei giorni di ricevimento dei tuoi professori e dei gruppi di studio per chiarire qualsiasi dubbio sul tuo esame.

Non avere paura di fare la figura del fesso: fidati…

“tutti hanno dei dubbi, ma solo le persone intelligenti hanno il coraggio di chiarirseli.”

2. Lo studio: come organizzarti EfficaceMente

metodo di studio: studio

Seguire attivamente le lezioni è importante, ma un metodo di studio che si rispetti ti darà i migliori frutti nelle settimane di preparazione che precedono la sessione di esami.

Ecco allora alcuni consigli pratici per affrontare al meglio il tuo periodo di studio:

  • Organizza il tuo studio.

Un metodo di studio per essere efficace deve avere innanzitutto… metodo!

Un metodo è un insieme di regole che ti permettono di affrontare qualsiasi situazione con la certezza di ottenere il miglior risultato possibile.

Ecco alcune delle “regole” che ho insegnato negli ultimi anni a decine di migliaia di lettori di EfficaceMente.

Ignorale a tuo rischio e pericolo! :-D

  • Stabilisci in anticipo quanto tempo dedicherai ad ogni esame.

Che tu decida di studiare 50 ore o 5.000 ore, non ti sentirai mai preparato a sufficienza: tranquillo, ci siamo passati tutti.

Devi però essere abbastanza intelligente da capire quando un’ora di studio in più non serve più nulla.

Se pensi che dovresti studiare tutto il tempo necessario, ti consiglio di darti una letta alla Legge di Parkinson.

Decidi prima di iniziare a studiare, quanto tempo dedicherai alla preparazione del tuo esame. Non ne hai idea? Prova a moltiplicare per 10/15 ore i CFU (crediti formativi universitari) del tuo esame.

  • Fai backward planning.

Back… che?!

Il backward planning è un metodo di gestione di progetti complessi. Ecco come puoi applicarlo alla preparazione dei tuoi esami universitari:

  • Prendi un calendario e segna la data del tuo esame.
  • Decidi quanto tempo al giorno dedicherai alla preparazione di questo esame.
  • Dividi il tempo complessivo di preparazione dell’esame, che hai stabilito al punto precedente, per il numero di ore di studio giornaliere, ottenendo così il numero di giorni di cui hai bisogno per preparare il tuo esame.
  • Partendo dalla data del tuo esame, vai a ritroso sul tuo calendario per il numero di giorni appena trovato.

Bingo! Hai appena pianificato lo studio del tuo esame, con una data di partenza e di fine.

Se vuoi maggiori dettagli su questo metodo di pianificazione degli esami, ho creato un report gratuito in cui lo spiego passo passo (si, spiego anche come pianifica più esami contemporaneamente).

Puoi scaricare il report cliccando qui.

Torniamo a come organizzare lo studio durante la preparazione dei tuoi esami.

  • Prepara il materiale di studio.

Ok, hai stabilito per quanto tempo studiare, quando iniziare e quando finire… ma… che cavolo devi studiare ora?!

Ogni esame è una storia a sé.

Per alcuni esami è utile studiare su un libro di testo, per altri è fondamentale avere dei buoni appunti e per altri ancora dovrai fare pratica con l’eserciziario.

Il modo migliore per capire su quale materiale dovrai studiare è fare una chiacchierata con chi quell’esame lo ha già superato brillantemente.

Una volta capito su cosa dovrai studiare, dovrai iniziare a leggere e rielaborare il materiale di studio, creando sintesi, o ancor meglio (se hai uno stile cognitivo visuale) delle mappe concettuali: ecco un articolo di approfondimento sulle mappe concettuali.

Non importa ricordare ogni singolo dettaglio… lascia da parte il perfezionismo e concentrati sui concetti chiave: se avrai fatto delle buone mappe concettuali, i dettagli emergeranno da soli al momento giusto.

  • Memorizza il materiale.

Ora che hai sintetizzato e mappato tutto il materiale di studio, non ti resta che memorizzarlo al meglio per il tuo esame.

Naturalmente il miglior metodo per memorizzare un concetto è comprenderlo, ma se hai seguito il metodo questo problema dovresti averlo già affrontato durante le lezioni.

Quello che devi fare nel periodo di studio è adottare delle tecniche di memorizzazione che si adattino al tuo stile cognitivo: in questi due articoli trovi una raccolta delle mie tecniche mnemoniche preferite: “Come memorizzare un libro di 200 pg. in 4o minuti” e “Migliorare la memoria: 3 tecniche efficaci“.

Provane alcune e concentrati su quella che ti darà i migliori risultati.

Trovi altri consigli pratici sullo studio nell’articolo: “Come studiare EfficaceMente“.

3. L’esame: è arrivato il grande giorno!

metodo di studio: esame

Nonostante tutti i tuoi sforzi: le lezioni seguite una ad una, le mappe concettuali e le innumerevoli ore di studio, arriva il giorno dell’esame e fallisci miseramente! Cos’è che non ha funzionato?! Perché il metodo di studio non ha funzionato?!

La realtà è che sei stato tu a non funzionare e non il tuo metodo. Ma non preoccuparti, per ogni problema esiste una soluzione.

Il giorno dell’esame entrano spesso in gioco fattori irrazionali.

Un’ansia ingiustificata, la paura del fallimento o l’incapacità di comunicare efficacemente durante un esame orale.

Ognuno di noi ha le sue aree di miglioramento, ma posso garantirti che esistono metodi pratici per superare ognuno di questi ostacoli.

Tutto quello di cui avrai bisogno per avere un metodo di studio davvero a prova di bomba è individuare la tua area di miglioramento e seguire questi 3 semplici passi: (1) pratica, (2) pratica, (3) pratica ;-)

Ma bando alle ciance, ecco alcune tecniche pratiche per superare le principali paure legate al fatidico giorno dell’esame:

  • Ritrova la serenità con un respiro. Le tecniche di respirazione sono tra le più efficaci per combattere l’ansia da esame. In questo articolo troverai la spiegazione passo passo per rilassarti respirando: “Tecniche di respirazione: ritrovare il benessere con un respiro“.
  • Arriva all’esame pieno di energia. Mente e corpo sono indissolubilmente legati: se mangi male e non fai attività sportiva, non ne risente solo il tuo corpo, ma anche la tua mente e di conseguenza le tue performance universitarie.
  • Supera la paura del fallimento. Viviamo in una società che ha demonizzato il fallimento, ecco perché siamo così terrorizzati dall’idea dell’insuccesso. Ma come ti sentiresti se ti dicessi che è impossibile fallire? Che qualsiasi cosa accada sarai infallibile? Che addirittura il fallimento è necessario per raggiungere il tuo successo? Non ne sei convinto?! Prova a leggerti “Perché dovresti fallire più spesso… per avere successo“.
  • Impara a parlare in pubblico. Che si tratti di una folla sterminata o del tuo arcigno prof., parlare in pubblico può essere terrorizzante. Eccoti allora “I consigli di Obama per superare la paura di parlare in pubblico“.

Le tecniche di cui ti ho parlato in questo post sono state parte integrante del mio metodo di studio e mi hanno consentito di  laurearmi in ingegneria in meno di 5 anni e con il massimo dei voti.

Eppure, come ti ho anticipato all’inizio dell’articolo, l’organizzazione dello studio è solo uno dei 4 pilastri di cui hai bisogno per eccellere all’università.

Esistono altri 3 elementi essenziali per il tuo successo accademico: la motivazione, l’apprendimento e la memorizzazione.

Motivazione, Apprendimento, Memorizzazione ed Organizzazione sono alla base del mio metodo di studio “Studia meno, Studia meglio (Sm2)“, un metodo che negli ultimi anni ha aiutato più di 13.000 studenti universitari (di ogni età) a raggiungere i propri obiettivi accademici.

testimonianza Studia meno, Studia meglio

Se anche tu hai deciso che è arrivato il momento di dare una svolta alla tua carriera universitaria, scopri come farlo grazie al metodo Sm2. Clicca il pulsante arancione qui sotto:

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Come imparare l’inglese senza studiare

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I corsi tradizionali di inglese ti hanno fatto venire l’orchite? Ecco come puoi imparare l’inglese senza studiare e divertendoti.

imparare l'inglese

“Studia ciò che ami nel modo più indisciplinato ed originale che tu possa immaginare.”

R.P.Feynman.

Qualche giorno fa ho postato un simpatico video, in lingua inglese, sulla pagina Facebook di EfficaceMente. Beh, indovina qual è stato il primo commento che ho ricevuto?

Bellissimo, peccato sia… incomprensibile”.

Non è la prima volta che capita e sicuramente non ne faccio una colpa a chi ha lasciato il commento: il nostro sistema scolastico ha da sempre relegato lo studio della lingua inglese al penultimo posto, subito prima dell’educazione civica.

Ma prendersela con la scuola è riduttivo: molti di noi sono convinti che imparare l’inglese sia solo un’inutile scocciatura.

Qualcosa che dobbiamo fare per superare uno stupido test o per abbellire il nostro curriculum vitae. Niente di più sbagliato. Oggi l’inglese non è più un vezzo: se non lo conosci, sei fuori dai giochi.

Sì, ho capito Andre’, ma io non posso spendere 1.000 euri per un corso intensivo di inglese e poi non c’ho tempo per imparare tutte quelle regolette di grammatica: du balle!!!

La verità è che puoi imparare l’inglese senza studiare (beh, perlomeno non nel modo classico).

In uno dei primi post di EfficaceMente, ti ho raccontato le 4 azioni che ho adottato nel corso degli anni per perfezionare il mio inglese.

Nell’articolo di oggi voglio proporti un metodo alternativo.

Ho chiesto a Stefano Mini di raccontarci i trucchi che ha utilizzato per imparare l’inglese e che lo hanno aiutato a trovare un lavoro stagionale negli Stati Uniti.

Stefano ci parlerà:

La storia di Stefano

Quando guardo fuori dalla finestra vedo una palma, le foglie mosse dal vento accarezzano il balcone del mio appartamento.

Poco più avanti una piccola fattoria con una manciata di mucche che ruminano l’erba, sotto il caldo sole primaverile della Florida.

Ancora più in la, coperto da una pineta, si nasconde Lake Bryan.

Ripenso al 10 aprile dell’anno scorso. Le feste, gli abbracci, i saluti. Salgo sul Boeing 747 dell’American Airlines: scalo a New York, arrivo a Orlando.

Questo anno è passato troppo velocemente.

Nuovo lavoro, nuovi amici, nuova vita.

Il contratto con l’azienda che mi ha assunto scade fra due settimane, poi un mese da turista in giro per gli States, e si ritorna alla cara vecchia Brescia.

Tornerò dai vecchi amici, nella mia vecchia casa, nel vecchio continente.

Questo mi ha fatto ripensare all’inizio del mio percorso.

Un percorso iniziato quasi dieci anni fa, quando per la prima volta ho deciso di imparare l’inglese.

Che sia chiaro fin da subito: non ho mai amato studiare l’inglese, anzi, a dirla tutta non ho mai amato studiare nessuna lingua.

Ma oggi posso dire di padroneggiare l’inglese e mi piacerebbe condividere con te il metodo che ho adottato.

Iniziamo mettendo i puntini sulle “i”.

L’inglese è una lingua facile

Alle elementari avevo l’insufficienza in inglese, alle medie avevo l’insufficienza in inglese, alle superiori ero il migliore in inglese. 

Sì, hai letto bene.

E sai quando sono diventato il migliore?

Quando ho smesso di raccontarmi queste balle:

  • Non sono portato per le lingue.
  • Ma sì, alla fine vivo bene anche in Italia.
  • Il prof. d’inglese non è capace.
  • Ho quattro lavori, tre fidanzate e un cane: non ho tempo!

Molte di queste convinzioni le hai probabilmente maturate a scuola.

Secondo i canoni tradizionali puoi imparare una lingua solo studiando sui libri, apprendendo la grammatica o traducendo i poeti classici.

Eppure i conti non tornano.

Ti sei mai chiesto come cavolo riuscivi a parlare a 5 anni, pur non avendo imparato mezza regola grammaticale?!

La verità è che…

Impara l’inglese (senza studiare)

Ti racconto la mia storia.

Ero un adolescente pigro, Andrea non aveva ancora pubblicato la sua guida per studiare il doppio in metà del tempo, ed io mi applicavo il minimo indispensabile per non essere bocciato.

Eppure ho imparato l’inglese e l’ho fatto… divertendomi.

La verità è che lo studio, inteso in senso tradizionale, è il metodo meno efficace per apprendere.

Per millenni la nostra mente ha appreso grazie ad una semplice strategia: l’esperienza diretta.

I banchi di scuola, le lavagne ed i prof. noiosi sono venuti dopo, e hanno fatto un mezzo disastro!

Se vuoi imparare l’inglese in modo efficace, non puoi utilizzare i metodi tradizionali. Devi utilizzare tecniche non ortodosse.

Il mio metodo per imparare l’inglese

Nel mio metodo il punto di partenza è l’inglese scritto, non quello orale. Molti suggeriscono di guardare film, magari sottotitolati. Altri suggeriscono di tradurre il testo delle canzoni. Sì, ma:

  • In un film di 2 ore non sempre il dialogo è la parte predominante.
  • I testi delle canzoni hanno spesso un linguaggio particolare.

Immagina un americano che impari l’italiano guardando Fantozzi o ascoltando Vasco Rossi:

“E…
Vuoi da bere
Vieni qui
Tu per me
Te lo dico sottovoce […]”

Insomma, ci siamo capiti!

E poi scusa, che senso ha partire dall’inglese orale, ed in particolare modo dalla pronuncia, che è sicuramente una delle cose più complesse da imparare?

Iniziamo dai fondamentali: la parola scritta.

Sì, ma come?!

C’è un bacino quasi infinito di scritti inglesi. Scritti contemporanei, scritti che riguardano qualsiasi argomento: Internet.

Oggi puoi  usare la rete per imparare l’inglese, magari approfondendo le tue passioni. Ecco come:

  1. Trova la tua passione. Ce l’hai una passione, vero? Qualcosa che ti brucia nel petto, qualcosa che faresti per ore senza sentire la stanchezza. Questa passione sarà la tua chiave per imparare l’inglese. Vai su Google.com (in inglese, mi raccomando!) ed inizia a cercare blog, forum e siti che parlino di ciò che ti appassiona. Sei appassionato di criptozoologia?! Nessun problema: 100 euri che c’è un sito anche su questo argomento. Una volta trovati i tuoi siti di riferimento, non devi fare altro che iniziare a leggere, leggere ed ancora… leggere. Non ci capisci un’acca?! Utilizza un dizionario online per aiutarti.
  2. Partecipa alla comunità. Come detto in precedenza, per apprendere, devi fare esperienza diretta. Leggere non basta, devi partecipare e contribuire alla comunità di appassionati di cui ormai fai parte. Lascia commenti nei forum, nei blog o nelle pagine Facebook. Non devi scrivere trattati, è sufficiente che tu scriva brevemente la tua opinione: “sì, sono d’accordo”, “mi piace”, etc. Frasi semplici, che ti aiutino però a sbloccarti. Non far caso agli errori che commetterai sicuramente: lanciati. Questo è fondamentale: nel momento in cui da spettatore, diventi attore, costringi te stesso a partecipare e crei dentro di te il bisogno di imparare la nuova lingua per comunicare sempre più efficacemente con i tuoi interlocutori.
  3. Ripeti. Continua ad esplorare la rete e a condividere la tua passione con gli altri. Non hai bisogno della grammatica. Puoi non essere d’accordo con me su questo punto, puoi insultarmi, ma la verità non cambia: la grammatica non è essenziale per conoscere una lingua. Tantomeno per una lingua come l’inglese che ha 4 regole in croce! Avrai sempre tempo per perfezionarti, ma adesso è il momento di badare al sodo, di imparare l’inglese divertendoti e per farlo le regolette grammaticali sono solo una perdita di tempo.

Tutto qui Stefano?! Imparare l’inglese è facile come leggere qualche sito web?!

Sì, puoi davvero imparare l’inglese da auto-didatta seguendo queste semplici regole, ma soprattutto seguendo il tuo istinto e le tue passioni.

Non fraintendermi, io ho impiegato 9 anni per arrivare a conoscere l’inglese ad un livello tale da poter lavorare negli Stati Uniti.

Ho fatto i miei errori (un sacco di errori), ho intrapreso strade sbagliate, ma queste strade mi hanno permesso di accumulare molta esperienza, che oggi condivido nel mio blog.

Se vuoi ricordare una cosa soltanto di questo post, ricorda questa:

Non credere a quello che ti raccontano: l’inglese è facile e lo puoi davvero imparare senza studiare, ma soprattutto divertendoti e coltivando le tue passioni.

Conclusioni

Spero che tu abbia trovato utili i suggerimenti di Stefano.

Anche se io e Stefano proponiamo approcci in parte differenti, su una cosa ci troviamo assolutamente d’accordo: se hai tempo da dedicare all’inglese, non sprecare soldi in costosi corsi d’inglese intensivi o peggio ancora nelle famigerate vacanze studio.

Leggi ciò che ti appassiona in lingua inglese, partecipa alle discussioni di coloro che condividono le tue passioni e soprattutto concediti la possibilità di sbagliare.

Solo superando questi blocchi guadagnerai quell’autostima necessaria per parlare la nuova lingua.

Ps. Le strategie di Stefano sono ideali per quei principianti che si avvicinano alla lingua. Se invece hai già delle basi d’inglese e vuoi passare al livello successivo, hai probabilmente bisogno di qualcosa di diverso.

Non conosci bene il tuo livello d’inglese? Mettilo alla prova col test gratuito di YES! Inglese, il corso online che ho sviluppato in collaborazione con gli esperti in second language acquisition di Fluentify, che ti aiuterà ad avere un inglese fluente in 90 giorni.

Inizia il test!

Buona settimana.

Foto di Thomas Hawk

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Metodo di studio universitario: l’ERRORE fatale degli studenti mediocri

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Se vuoi arrivare all’agognata laurea DEVI avere uno metodo di studio universitario, se però il tuo attuale “metodo” prevede questa attività, stai commettendo un errore fatale.

metodo di studio universitario

“Non amo studiare. Odio studiare. Amo apprendere. Apprendere è meraviglioso.”

Natalie Portman.

Guarda attentamente la foto all’inizio di questo articolo. Ad uno sguardo superficiale potresti vedere un semplice studente intento a scegliere un libro da uno scaffale della biblioteca.

Ora osservalo meglio.

Io già me lo immagino questo poveraccio: è una matricola e dopo aver preso mazzate alle prime sessioni d’esame, si è rifugiato in questa biblioteca di periferia e continua a far finta di leggere copertine di libri, pur di non dover tornare nelle aule universitarie! :-D

Naturalmente sto scherzando, eppure per molti studenti il primo impatto con l’università è spesso traumatico: abituati infatti agli standard delle scuole superiori, la maggior parte di loro varca le aule della propria facoltà senza avere uno straccio di metodo di studio universitario.

Chi un minimo di metodo ce l’ha invece, spesso commette un errore fatale che lo condannerà inevitabilmente a sessioni di studio estenuanti e risultati spesso mediocri.

Continua a leggere. Nei prossimi minuti ti spiegherò esattamente qual è questo errore fatale e cosa fare in alternativa per sviluppare un metodo di studio universitario davvero efficace.

Come studiano gli universitari mediocri

Se ti ritrovi nel “metodo” che descriverò nei prossimi paragrafi, inizia a preoccuparti… :-D

Economia, Medicina, Ingegneria, Giurisprudenza, poco importa quale sia la Facoltà, la maggior parte degli studenti, quando si tratta di preparare un esame universitario, commette immancabilmente lo stesso maledetto errore.

Recuperano appunti, slides, testi di riferimento e poi iniziano a leggere e rileggere questo materiale fino allo sfinimento. Stop.

Ecco, questo è il geniale metodo di studio adottato dal 97,2% degli studenti universitari (dati ISTATgram): mettersi davanti ad un libro e sfogliarlo svogliatamente più e più volte nella speranza che qualcosa rimanga attaccato ai propri neuroni annoiati.

Se questo è anche il TUO metodo di studio universitario, lascia che te lo dica chiaramente: scordati di laurearti in tempo e scordati il 110 e lode.

Sperare di apprendere le nozioni di un esame in questo modo è come sperare che una pallina da tennis rimanga attaccata ad una parete a forza di tiracela addosso.

Ok Andre’, mi hai sgamato! Ma quale sarebbe questa alternativa così efficace?!

Un metodo di studio universitario efficace

“La conoscenza è ciò che rimane quando dimentichi ciò che hai studiato.”

B. F. Skinner.

Ti ho già introdotto al tema metodo di studio in questo famoso articolo di EfficaceMente, cavoli, a questo argomento ho dedicato un intero manuale utilizzato da quasi 10.000 studenti, provenienti da ogni facoltà!

Non è certo immaginabile trattare tutti gli aspetti di un metodo di studio completo in un post da 1.500-2.000 parole.

Quello che farò nei prossimi paragrafi però sarà darti finalmente un’alternativa efficace al metodo “pallina da tennis contro il muro” ;-)

Vediamo allora nel dettaglio cosa non funziona nel metodo che hai utilizzato finora e cosa dovresti iniziare a fare da oggi stesso.

Fase di LETTURA

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DA NON FARE: rileggere fino alla nausea quel maledetto materiale d’esame!

Ci sono aule studio universitarie che sembrano monasteri post-moderni pieni di studenti-monaci che borbottano a bassa voce le loro litanie davanti ad un libro-sacro di testo.

Lascia che te lo ripeta: leggere (e rileggere) in silenzio un libro di testo è il modo più inefficiente che tu possa utilizzare per preparare un esame. Questo è legato a due fattori:

  1. Leggere in silenzio attiva unicamente la nostra memoria visiva a breve termine. Tradotto: se ti limiti a leggere e lo fai solo con gli “occhi”, dopo mezz’ora avrai dimenticato già l’80% di quanto visto.
  2. Studiare e memorizzare sono due cose completamente diverse! Studi davvero solo nel momento in cui rielabori il materiale letto. La memorizzazione è solo l’ultima fase dell’apprendimento e neanche la più importante.

Ecco cosa dovresti fare in alternativa.

DA FARE: alternare lettura veloce e lettura ad alta voce

Fermi tutti! Mi starai mica suggerendo di leggere ad alta voce?! André, ma che ti sei fumato oggi?! Mi hai sempre detto che pronunciare le parole che leggiamo rallenta terribilmente la nostra lettura!

In uno studio del 2010 pubblicato sul Journal of Experimental Psychology è stato dimostrato che leggere ad alta voce alcune parti di un testo migliora la nostra memoria.

Prima di saltare a conclusioni sbagliate, rileggi bene quanto ho scritto:

“Leggere ad alta voce alcune parti di un testo ne migliora la memorizzazione.”

Nell’esperimento sono stati messi a confronto tre gruppi di persone, a cui è stata fornita una lista da memorizzare:

  • Il primo gruppo doveva memorizzare la lista leggendo i singoli punti a bassa voce.
  • Il secondo gruppo doveva memorizzarla leggendola ad alta voce.
  • Il terzo gruppo doveva memorizzarla leggendone metà a bassa voce e metà ad alta voce.

I primi due gruppi hanno ottenuto risultati molto simili (e piuttosto scarsi), mentre il terzo gruppo ha battuto di gran lunga tutti gli altri.

Leggere ad alta voce, di per sé, non migliora le tue prestazioni, anzi, come ti ho spiegato per anni rallenta la tua lettura.

Quindi, continua pure ad allenarti con le tecniche di lettura veloce che ti ho sempre suggerito. Quello che puoi fare in più, è soffermarti sui passaggi chiave del tuo materiale di testo e ripeterli ad alta voce.

BONUS: adotta la tecnica sniper

Se vuoi diventare un ninja dell’apprendimento, non solo dovresti leggere alternando lettura veloce e lettura ad alta voce, ma dovresti leggere come se avessi un’unica possibilità per visionare quel materiale. Questo trucchetto prende il nome di tecnica sniper.

Se desideri approfondire questo punto, trovi tutti i dettagli in questo articolo.

Chiusa la disputa sulla lettura, vediamo cosa conta davvero per iniziare a migliorare il tuo metodo di studio universitario…

Fase di RIELABORAZIONE

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Come abbiamo visto, limitarsi a leggere e rileggere il materiale di studio è l’errore fatale commesso dagli studenti mediocri. Se infatti vuoi far davvero tua una materia devi necessariamente rielaborare le informazioni che stai acquisendo.

Ecco come farlo rapidamente.

1. Individua i punti chiave e poi…

La sintesi è uno degli strumenti di rielaborazione più efficaci a disposizione del nostro cervello. Ogni volta che leggi un capitolo di un libro, i tuoi appunti o delle slides, chiediti: “ok, quali sono i 3-5 punti chiave che devo assolutamente ricordare

Scrivili su un foglio lasciando dello spazio vuoto tra un punto e l’altro.

2. …scrivi un “tweet” per ogni punto chiave.

Utilizza lo spazio vuoto per mettere una breve descrizione del punto chiave, e quando dico breve, intendo… breve, diciamo non più di 140 caratteri, insomma la lunghezza di un tweet.

Crea queste liste di punti chiave o nelle 24 ore successive alla lezione o subito dopo aver completato un capitolo. Nel prossimo paragrafo ti spiegherò come utilizzarle in fase di ripasso.

Ps. sì, questo metodo si applica anche alle materie scientifiche. Smettiamola con questa storiella che per studiare Analisi serva un metodo astruso: se non sei in grado di capire quali sono i passaggi chiave della dimostrazione del Teorema di Lagrange e non sei in grado di descriverne il significato in 140 caratteri, da ingegnere a studente di ingegneria, posso dirti che non c’hai capito una sega :-D

Pps. Le “liste di punti chiave” sono una tecnica che suggerisco ai principianti, ovvero a chi non ha mai adottato un metodo di studio. Naturalmente c’è poi un livello avanzato di rielaborazione, che prevede tecniche più sofisticate, tra cui le mappe concettuali.

Fase di RIPETIZIONE

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Ok, abbiamo imparato a leggere il nostro materiale di studio, abbiamo imparato a rielaborarlo e adesso dobbiamo essere in grado di affrontare l’ultima fase: la ripetizione.

E’ in questa fase che fai davvero tua una materia: ecco come affrontarla EfficaceMente.

1. Spiega le “liste di punti chiave”

Riprendi in mano le liste di punti chiave che hai preparato per il tuo esame, leggi i punti chiave e i relativi “tweet” di un capitolo e poi metti via gli appunti ed inizia a spiegare a voce alta tutto ciò che hai capito e che ricordi di questo capitolo, come se dovessi tenere una lezione davanti ad un’aula.

Se la prima lista riesci a padroneggiarla bene, passa alla successiva, se invece sei esitante, metti un puntino rosso su questo foglio e passa a quello successivo.

2. Rivedi le liste “problematiche”

Rivedi rapidamente il materiale delle liste “problematiche” (quelle col puntino rosso) e poi prova a ripetere nuovamente tutto ciò che hai capito/memorizzato.

Ripeti ciclicamente il punto 1 e 2 finché non sarà rimasto alcun foglio di liste di punti chiave da ripetere. That’s it!

Conclusioni e… un regalo per te

Questo naturalmente è solo un embrione di metodo di studio universitario, ma ti assicuro che se finora hai utilizzato il metodo “pallina da tennis contro il muro”, sarà per te una vera e propria rivoluzione.

Come ti accennavo qualche riga fa, un metodo di studio universitario che si rispetti è composto da tutta una serie di elementi che vanno oltre la semplice lettura o ripetizione del materiale di studio.

Devi saper prendere appunti, devi poter sfruttare le più avanzate strategie di apprendimento, devi padroneggiare le tecniche di memorizzazione, devi riuscire a ritrovare rapidamente la concentrazione e… devi conoscere il segreto #1 per studiare meno e meglio.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, ho recentemente realizzato una mini-guida gratuita che ti spiega esattamente qual è la prima strategia su cui ti devi concentrare per rivoluzionare il tuo metodo di studio universitario.

Per scaricare a gratise questa mini-guida devi semplicemente cliccare il pulsante arancione qui sotto e completare l’iscrizione:

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Mi auguro che questo post ti sia piaciuto, noi ci risentiamo al prossimo articolo

Ps. fammi sapere nei commenti come hai trovato la mini-guida che ho preparato per te!

Foto di Ditty_about_summer

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Motivazione allo studio: ritrovarla con il metodo del divano

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Vuoi ritrovare la motivazione allo studio? Scopri come farlo in modo efficace col metodo del divano.

motivazione allo studio

“Non devi essere grande per iniziare. Ma devi iniziare per essere grande.”

Zig Ziglar.

Oggi ospito un post di Francesco Cracolici che ci parlerà di motivazione allo studio. Francesco è un appassionato di Crescita Personale e Marketing. Il suo motto? Make The Difference. Trovi altri suoi articoli su FrancescoCracolici.com. Passo la parola al nostro ospite.

Ero lì, su quel maledetto divano. Era successo di nuovo, ma la cosa peggiore è che non potevo farci nulla, era più forte di me. Alcuni sostengono che la tua motivazione allo studio dipenda dalla fiducia in te stesso, beh io in quel momento mi ritrovavo con l’autostima sotto le scarpe.

Prova ad immaginare la scena: avevo appena preso 14 all’esame di matematica e il mio libretto sembrava il deserto del Sahara.

Avrei dovuto alzarmi e studiare, ma avevo zero voglia e preferivo di gran lunga procrastinare su quel divano, spulciare qualche sito, messaggiare su whatsapp.

Magari è successo anche a te: arrivi a fine giornata e non solo non hai studiato una mazza, ma nemmeno ti sei divertito, insomma, ti senti un idiota!

Proprio in uno di questi periodi ho avuto la fortuna di leggere questo articolo in cui Andrea ha riportato una bellissima lettera di Seneca a Lucilio.

Leggere quella lettera mi ha fatto capire che qualcosa doveva cambiare nella mia vita universitaria. Avevo bisogno di un metodo, un metodo efficace e replicabile per ritrovare ogni volta la giusta motivazione per studiare.

Per trovare il mio metodo ho letto 157 articoli sull’argomento sia in italiano, sia in inglese, ho spulciato quasi tutto l’archivio di EfficaceMente, ma soprattutto ho sperimentato e testato gran parte delle strategie in cui mi sono imbattuto, finché non ho trovato quel mix unico che oggi mi consente di riaccendere la voglia di studiare a comando, come fosse un interruttore.

Se continui a chiederti come farti venire la voglia di studiare ogni volta che sei di fronte ad uno di quei tomi universitari, questo articolo è per te.

Nello specifico, ti spiegherò come applicare quello che ho chiamato il “metodo del divano” e ti aiuterò a ritrovare un’incrollabile motivazione allo studio, esame dopo esame. Il metodo prevede due fasi. Iniziamo proprio dalla fase del “divano”, da cui il metodo prende il nome.

1. Fase del divano

Grazie a questa prima fase del metodo ti alzerai da quel divano ed inizierai finalmente a studiare. La fase prevede tre attività.

A. Studia solo per 7 minuti

Sai qual è una delle più efficaci tecniche di persuasione al mondo? La “Breach Tecnique” ideata dal prof. Robert Cialdini, autore del libro “Le armi della persuasione“. Secondo Cialdini, il cervello, spinto dal bisogno di coerenza, cerca sempre di portare a termine le attività iniziate. Questa tecnica è legata al famoso “effetto Zeigarnik“. In pratica, la voglia di fare qualcosa aumenta esponenzialmente una volta che avrai iniziato a farla.

“L’appetito vien mangiando.”

Detto popolare.

La prossima volta che ti ritrovi con zero voglia di studiare, ripromettiti di iniziare a studiare per soli 7 minuti e poi decidi se continuare o meno. Perché non provi? In fondo sono solo 7 minuti.

B. Pensa all’esame (in termini negativi)

Sono le tre di notte, è il giorno prima dell’esame: ad un certo punto ti viene in mente che non sai bene un paragrafo a pagina 56. Se sei un ottimista te la caverai con un “vabbè, che Dio me la mandi buona”. Se invece sei un pessimista probabilmente ti alzerai e studierai quel paragrafo come se ne dipendesse la tua stessa vita.

Il pessimismo non sempre vien per nuocere. Pensare in negativo infatti può rappresentare una spinta molto forte per ritrovare la motivazione allo studio: più pensi che sia dannoso il non studiare e più sarai portato a studiare.

Ogni volta che ti ritroverai sul famoso divano, ripetiti una a scelta fra queste frasi:

  • “Se continuo così, mi ritroverò a non sapere un cavolo.”
  • “Se non studio almeno quel paragrafo oggi pomeriggio, andrà da schifo.”
  • “Se non mi alzo da questo divano, mi bocciano sicuro.”

Nota dell’autore: ci tengo a fare una precisazione legata a questo suggerimento di Francesco. Già in passato ti ho parlato di come immaginare il tuo peggior futuro possa aiutarti a smettere di procrastinare. Questa strategia però va usata con molta cautela: se infatti può esser molto efficace per farti ritrovare la voglia di studiare quando effettivamente non hai ancora iniziato a metterti sui libri, è una pessima idea utilizzarla qualche ora prima dell’esame vero e proprio. Ok?

C. Concentrati sulla pagina, non sul libro

Durante un’intervista al famoso attore Will Smith, la giornalista gli chiese quale fosse il segreto del suo successo. Ecco la risposta del Principe di Bel Air:

“Anche se ci sono molte persone più brave e talentuose di me, a differenza loro io so sempre come motivarmi. Quando ero piccolo ebbi un’esperienza che mi insegnò a tenere sempre viva la mia voglia di fare.”

All’età di 11 anni il padre di Will Smith distrusse con la macchina un enorme muro di mattoni e ordinò a lui e a suo fratello (di 9 anni) di ricostruirlo. I due ci misero un anno e mezzo, ma alla fine completarono l’opera. Se avessero pensato anche solo per un istante alla mole di lavoro da portare a termine si sarebbero subito arresi, invece si concentrarono ogni giorno sul singolo mattone.

“Non devi partire con l’idea di costruire un intero muro, parti dicendo – adesso metto giù questo mattone nel modo migliore che mi riesce – e continua a fare così ogni singolo giorno. Prima che te ne accorga avrai terminato il tuo muro.”

Will Smith.

Concentrarsi sulle 2.000 pagine del manuale di diritto privato e sugli altri 28 esami che ti separano dalla laurea è la strategia più efficace per farsi prendere dal panico. Non commettere questo errore: concentrati sul singolo “mattone”, e chiediti qual è il modo migliore per studiare quel singolo capitolo o quella singola pagina.

Prima di passare alla prossima fase…

Ora sei di fronte ad un bivio: ti limiti a leggere o inizi a mettere in pratica. Se pensi che per far funzionare queste strategie sia sufficiente leggere, smetti ora, è inutile che tu prosegua. Se invece hai davvero intenzione di mettere a frutto queste tecniche, apri una nuova nota sul tuo smartphone e scrivi quanto segue:

Quando non ho voglia di studiare…

  • Inizio con lo studiare solo per 7 minuti.
  • Prendo consapevolezza che le cose si metteranno molto male.
  • Mi concentro sulla singola pagina/capitolo.

Fatto? Allora possiamo passare alla seconda fase del metodo: la fase della sedia.

2. Fase della sedia

Grazie agli stratagemmi appena visti, riuscirai finalmente ad alzarti da quel maledetto divano e posare il tuo fondoschiena sulla sedia, ma questo non è abbastanza. Per studiare efficacemente devi imparare a leggere e ad apprendere con la massima concentrazione. La fase della sedia prevede quattro attività chiave per aiutarti a studiare alla grande.

A. Datti un limite di tempo

So perfettamente come ti comporti quando sei su quella sedia, perché l’ho fatto anche io: ti siedi, fai il tuo bel piano di studio, magari utilizzando il metodo del backward planning, spulci il libro e ti riprometti solennemente: “cascasse il mondo, oggi arrivo fin qui, farò ben 84 pagine!”.

Poi il mondo casca e tu di pagine ne hai studiate 40, o forse 20. E così l’indomani ti ritrovi a dover studiare 84 pagine più quelle che non sei riuscito a studiare il giorno prima. Insomma, un circolo vizioso da cui è difficile uscire e che genera ansia e stress. Ma esiste un’alternativa…

Secondo la Valence Theory ideata dal Prof. Vroom, la tua motivazione diminuisce drasticamente se non ti senti capace di poter raggiungere un obiettivo. Per intenderci: se ti poni traguardi poco realistici e continui a cannarli, la tua motivazione andrà a farsi benedire. Invece che concentrarti sul numero di pagine da studiare, focalizzati sul tempo necessario per farlo e utilizza questo tempo come obiettivo. Insomma, datti un limite di tempo per lo studio.

Non solo, datti un limite di tempo ragionevole. Spesso infatti, i nostri piani sono molto lontani dalla realtà. Siamo convinti che impiegheremo 3 ore a studiare un capitolo e alla fine ci mettiamo molto di più. Per ovviare a questo problema, fai la tua migliore stima sul tempo di studio necessario e poi aumenta quel tempo di un terzo. Secondo gli studi dello psicologo J. Grohol, gli esseri umani commettono mediamente un errore del 32% nello stimare il tempo necessario per completare un’attività a breve termine. Non farti fregare!

B. Modifica il tuo ambiente

Durante gli anni ’50 il Dottor F. Mayo notò che modificando le condizioni ambientali (luce, musica, etc.) di un impianto produttivo in cui era stato assunto come consulente, gli operai erano in grado di aumentare la propria produttività. Ma la scoperta più interessante del Dott. Mayo fu che il tipo di cambiamento era indifferente, purché ci fosse un cambiamento.

Ogni volta che inizi una nuova sessione di studio, impara ad introdurre delle piccole modifiche nel tuo ambiente: apri le tende della finestra, accendi una lampada, cambia la penna che utilizzi abitualmente, oppure modifica la disposizione degli oggetti sulla tua scrivania. Usa la fantasia.

Ps. la camera in cui studi è stra-incasinata? Riordinarla sarebbe un bella modifica ambientale. Lo sapevi che piccoli gesti come rifarsi il letto possono influenzare notevolmente la tua motivazione?

C. “Toglietemi tutto, tranne il mio… oggetto X”

Parlando sempre di cambiamenti ambientali, un ambiente di studio che incentivi la tua motivazione, dovrebbe avere quante meno distrazioni possibili. Ricordi quando Andrea ci ha suggerito la strategia “giardino Zen” per ritrovare la voglia di studiare? Togli tutto ciò di cui non hai bisogno dalla tua scrivania. Anche lo smartphone: mettilo in modalità aereo e nascondilo da qualche parte.

Ci sono però 3 strumenti di cui non puoi fare a meno e che possono migliorare la tua concentrazione di un buon 30%:

  1. Foglietto. Ti sarà capitato cento volte: stai studiando e ti salta in mente l’idea del secolo, oppure ti ricordi di una cosa urgentissima da fare. E tu cosa fai? Reagisci all’urgenza e quando torni a studiare la tua concentrazione è sotto terra. La soluzione? Tieni sempre un foglietto a portata di mano in cui scrivere ciò che ti viene in mente.
  2. Acqua. Se sei disidratato ti sarà impossibile concentrarti. Secondo il Prof. A. Zanasi devi bere ad ogni pausa. 8 bicchieri d’acqua al giorno potrebbero essere un buon riferimento.
  3. Oggetto X. A volte capita di distrarsi senza neanche accorgersene. Ti ritrovi così a fissare il vuoto come un idiota finché, folgorato dalla consapevolezza, ti ricordi che se non porti a casa almeno un 18 tuo padre prenderà le chiavi della macchina e le farà mangiare al cane. In questi casi è utile avere un oggetto (un giocattolo, un pennarello o una pallina) che con un semplice sguardo ti ricordi il tuo obiettivo (o il peggior futuro).

D. Imposta le pause

Il nostro cervello ha un “piccolo” problema: se non gli imponiamo dei limiti, ci spingerà a consumare (leggi “sprecare”) tutto il tempo a nostra disposizione. Questo comportamento è legato alla famosa Legge di Parkinson.

Hai presente quando ti dici “guardo 5 minuti le nuove notifiche” e poi passa un’ora e mezza?! Ecco, in questi casi ti stai facendo sfruttare dalla Legge di Parkinson, invece di sfruttarla a tuo favore. Oltre a darti dei limiti di tempo per lo studio, impara anche a dare un limite alle tue pause. Puoi ad esempio utilizzare la classica tecnica del pomodoro (25′ di studio e 5′ di pausa) o, dopo un po’ di pratica, la più evoluta tecnica del melone di cui si parla in questo post.

Conclusioni

Leggendo Studia meno, Studia meglio, il manuale di Andrea per dare il doppio degli esami in metà del tempo, c’è stata una frase che mi ha colpito particolarmente.

“Chi non pratica non radica.”

Tutte le strategie che ti ho suggerito per ritrovare la motivazione allo studio sono inutili se non le applichi o se le applichi senza costanza. Riprendi la nota che ti ho fatto creare al termine della fase del divano e aggiungi questi quattro punti alla tua “checklist dello studio“:

Quando inizio a studiare…

  • Pianifico quante ore studierò, aggiungendo il 32%.
  • Cambio un piccolo particolare nel mio ambiente di studio, magari rifaccio il letto.
  • Elimino tutto, smartphone in primis, e mi assicuro di avere sempre a disposizione:
    • un foglio di carta,
    • un bicchiere d’acqua,
    • l’oggetto x.
  • Uso degli intervalli di tempo prestabiliti (es. 25′ studio e 5′ pausa).

Questo è stato un articolo molto lungo, ma mi auguro che il suggerimento della checklist ti aiuti a focalizzare i punti chiave che devi ricordare e… mettere in pratica. Make the difference.

Francesco Cracolici.

Ringrazio Francesco per il suo post. Che ne dici, gli diamo un caloroso benvenuto da parte dei lettori di EfficaceMente? Se hai apprezzato l’articolo di Francesco, utilizza i pulsantini social ed i commenti per farglielo sapere. A me non resta che augurarti buona settimana. Make the sum & the multiplication too.

Andrea.

Foto di tk-link

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Ansia da prestazione: perché ne soffriamo e i rimedi per combatterla

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Ti è mai successo di soffrire di ansia da prestazione? Magari ti è capitato prima di quell’esame importante, di quel colloquio di lavoro o addirittura… in camera da letto! In questo articolo, lo Psicologo Clinico Davide Lo Presti ci spiega quali sono i meccanismi alla base dell’ansia da prestazione e i rimedi per liberarcene.

ansia da prestazione

“L’ansia da prestazione, come una perfida profezia, trasforma la paura di non riuscire, da temuta possibilità in effettiva realtà.”

Davide Lo Presti.

A volte, siamo i nostri peggiori nemici.

Se la mente umana ha infatti la capacità di trasformare i sogni in realtà, purtroppo è in grado di trasformare anche gli incubi in realtà.

Così, l’ansia da prestazione, ovvero il timore, spesso esagerato e ingiustificato, che qualcosa vada storto alla nostra prossima performance, diventa per noi un enorme freno a mano che ci fa vivere male i momenti che precedono la prova e che rischia di danneggiarci durante la prova stessa.

Come possiamo liberarcene?

Ho posto questa domanda a Davide Lo Presti, Psicologo Clinico, curatore della rubrica “Libri per la Mente” della storica rivista Psicologia Contemporanea e autore dell’ottimo libro “La profezia che si autorealizza. Il potere delle aspettative di creare la realtà” (2018, Flaccovio Editore).

Il dott. Lo Presti ha dedicato gli ultimi tre anni allo studio del fenomeno delle profezie autoavveranti, ovvero quelle previsioni mentali che tendono a concretizzarsi nella realtà, per il solo fatto di essere state immaginate continuamente (ti è mai capitato di ripeterti all’infinito “non supererò mai questo esame” e poi di venir bocciato? Ecco, questo è un classico esempio di profezia che si autorealizza).

Vien da sé che le profezie autoavveranti e l’ansia da prestazione siano strettamente legate tra loro.

Il dott. Lo Presti ci spiega in che modo ci diamo da soli la famosa “zappa sui piedi“, ma soprattutto come possiamo smettere di farlo nei più disparati ambiti della nostra vita: dalle meeting room aziendali, alle aule universitarie, dalla palestra alla camera da letto.

Lascio la parola al nostro ospite.

Il fantasma dell’ansia da prestazione

ansia da prestazione fantasma

L’ansia, questa maledetta!

Come un fantasma che si diverte a metterci i bastoni tra le ruote sul più bello, l’ansia da prestazione può sabotare la nostra vita perseguitandoci praticamente ovunque:

  • C’è l’ansia da prestazione scolastica, che può cogliere impreparati gli studenti di ogni età.
  • C’è l’ansia da prestazione lavorativa, di cui possono essere vittime professionisti e manager.
  • C’è l’ansia da prestazione sportiva, che può portare un campione a cocenti sconfitte.
  • Per non parlare poi dell’ansia da prestazione sessuale, di cui possono soffrire sia gli uomini, sia le donne e che può spegnere la passione sotto le lenzuola.

In questo articolo vedremo insieme i meccanismi psicologici che si celano dietro questa trappola mentale, ma soprattutto ci concentreremo sui rimedi per combattere l’ansia da prestazione.

Per iniziare ti parlerò di ciò di cui molti soffrono, ma pochi vogliono parlare: l’ansia da prestazione a letto.

Seguimi, perché anche se questo problema non ti riguarda direttamente, comprenderne le dinamiche ci aiuterà a sconfiggere questo fantasma dispettoso anche nelle altre sfere della nostra vita.

Ansia da prestazione sessuale: pochi ne parlano, molti ne soffrono

Nella mia esperienza di Psicologo Clinico, posso assicurati che l’ansia da prestazione sessuale è molto più diffusa di quanto si possa immaginare.

Sorprendentemente poi, sono soprattutto le giovani coppie ad essere afflitte da questa problematica; e spesso, dopo averle provate tutte, affidandosi senza risultati a rimedi popolari, come i cibi afrodisiaci, o a rimedi farmacologici, come la pillola azzurra (il Viagra), decidono infine di varcare la porta di uno psicologo, non senza un comprensibile imbarazzo.

Tipicamente la situazione iniziale consiste in ripetute défaillance a letto, che hanno l’effetto di gettare un’ombra tetra sul rapporto di coppia.

A soffrirne è soprattutto l’autostima dell’uomo, che si sente privato della sua virilità, e si trova sempre più a rimuginare sulla preoccupazione di essere diventato “impotente”, e quindi di non essere più in grado di avere un rapporto sessuale adeguato.

Naturalmente, basterebbero queste preoccupazioni per far passare la voglia a chiunque. E infatti, il meccanismo che fa scattare la trappola, consiste proprio nelle aspettative negative che accompagnano il rapporto sessuale, ossia nel timore di un imminente fallimento.

Ne “La profezia che si autorealizza” presento un approfondimento proprio su questo tema:

“A chiunque può capitare qualche volta di fare cilecca; tuttavia, ad alimentare il problema è la paura che possa risuccedere in futuro. L’aspettativa negativa di una défaillance genera quella che è comunemente chiamata ansia da prestazione, ovvero una condizione di estremo disagio scatenata dalla sola prospettiva di avere un rapporto sessuale. Queste sgradevoli sensazioni d’ansia, che agiscono come un freno a mano psichico, finiscono per bloccare l’individuo, inibendo l’erezione. Ecco che l’aspettativa negativa di fare cilecca si è realizzata.” (pag. 240)

Ma come possiamo superare l’ansia da prestazione?

Come combattere l’ansia da prestazione a letto (e non solo)

ansia da prestazione a letto

Come detto, la pilloletta blu non sempre è una soluzione. E dire di tranquillizzarsi a chi soffre di ansia da prestazione, benché sia puro buon senso, non basta.

La persona sa benissimo che dovrebbe rilassarsi. Solo che proprio non ci riesce. Lo spettro di una figuraccia – ovvero l’aspettativa di fare cilecca – nonché l’idea di essere impotente, è molto più forte. Dunque proprio questa paura va ad innescare e ad alimentare l’ansia, realizzando così le più nefaste profezie.

Per uscire dall’empasse, solitamente chiedo ai miei pazienti di seguire una prescrizione paradossale:

“Da adesso fino alla prossima volta che ci vedremo, dovrete seguire il divieto di penetrazione. Potrete baciarvi, accarezzarvi, provocarvi e stuzzicarvi l’un l’altra, ma niente penetrazione.” (pag. 243)

Come si può intuire, la reazione dei pazienti davanti a queste parole è tipicamente incredula: sgranano gli occhi e mi guardano come se fossi matto. In realtà però, c’è una logica in questa follia.

Come scopriranno nelle sedute successive abbandonare l’idea della performance da dover compiere ad ogni costo ha il potere di alleggerirci e di farci entrare in contatto con le nostre emozioni, senza restare intrappolati nelle nostre nefaste aspettative.

Inoltre, in questo modo, il rapporto sessuale, proprio perché negato dalla prescrizione paradossale, da “problema” diventa qualcosa di “desiderabile, esattamente come tutti i frutti proibiti.

Espediente che funziona dai tempi di Adamo ed Eva!

Bene, ora usciamo dalla camera da letto e vediamo alcuni rimedi per affrontare l’ansia da prestazione anche nelle altre sfere della nostra vita. Una su tutte? L’università…

Ansia da esame: riconoscerla e superarla

ansia da prestazione universitaria

Meccanismi del tutto analoghi, in cui le nostre aspettative negative possono diventare delle vere e proprie profezie che si autorealizzano, si manifestano nei casi di ansia da esame, di cui sono spesso vittime gli studenti universitari.

È comprensibile che gli esami, con la loro mole di pagine e pagine da studiare possano intimorirci.

«Ce la farò?», «Riuscirò a prepararmi in tempo per l’esame?» «Riuscirò a ricordare tutto?» .

Domande legittime, certo. Che però, se troppo insistenti, possono finire per alimentare la nostra ansia. E da preoccupate domande possono trasformarsi in nefaste convinzioni come «Non posso farcela» «È impossibile!», che hanno l’effetto di bloccarci, sabotando le nostre capacità cognitive.

Ma perché ci diamo la zappa sui piedi (prima e durante un esame)?

Lasciami fare un po’ il Piero Angela della situazione…

Il nostro cervello è formato da due parti:

  • una emotiva (più veloce e ancestrale),
  • e una razionale (più lenta ed evolutivamente recente).

Il cuore della parte emotiva è il “sistema limbico“, mentre la parte razionale è rappresentata dalla “neocorteccia“, la parte più esterna del cervello.

Davanti a qualsiasi evento, la nostra prima reazione è quella emotiva, proprio perché nei millenni di evoluzione umana sono stati selezionati quegli individui in grado di rispondere in maniera veloce e istintiva ai possibili pericoli (o alle possibili opportunità), a scapito di altre capacità più fini di ragionamento, che seppur utili, hanno il difetto di essere lente.

…e con una tigre con i denti a sciabola che ci alita sul collo, è meglio fare in fretta.

Ciò significa che la paura (nel caso specifico, la paura di non farcela), essendo un’emozione, è molto più veloce della ragione.

Ecco spiegato perché pur sapendo perfettamente che dovremmo studiare, non riusciamo proprio a concentrarci. E anche qui, come nel caso dell’ansia da prestazione sessuale, finiamo per rimanere intrappolati in un micidiale meccanismo neurale.

A lanciare i segnali di allarme è una parte del sistema limbico, grande quanto una mandorla, che si chiama “amigdala”, la quale provoca quelle sgradevoli sensazioni psicofisiche che chi è in preda all’ansia da esame conosce bene:

  • senso di sopraffazione,
  • accelerazione del battito cardiaco,
  • sudori freddi,
  • e persino tremori agli arti a seconda dell’intensità dell’emozione.

Tutto ciò, come spiegato anche da Daniel Goleman nel libro “Intelligenza emotiva“, ha il non trascurabile effetto di bloccare, a livello neurale, l’accesso alla nostra parte del cervello più razionale, dove risiedono proprio quelle capacità cognitive che ci sarebbero utili per affrontare il nostro compito.

Personalmente chiamo questo meccanismo “Freno a mano psichico“, proprio perché ha l’effetto di bloccare le nostre capacità psichiche.

Il freno a mano psichico

ansia da prestazione freno a mano psichico

Ecco uno schema sintetico del funzionamento di questo meccanismo mentale:

Situazione da affrontareAspettative negativeFreno a mano psichicoFallimento reale

Ed ecco invece la spiegazione più dettagliata che fornisco all’interno de “La profezia che si autorealizza“:

Qualsiasi prova, esame, compito, evento o più genericamente qualunque circostanza con cui dobbiamo misurarci (Situazione da affrontare) che genera in noi il timore di fallire o, addirittura, un istintivo presagio di insuccesso (Aspettative negative), può innescare una reazione fisiologica di blocco neurale (Freno a mano psichico) che ci tiene ostaggio di emozioni intense come la paura, sbarrando l’accesso alle più evolute funzioni cognitive senza le quali, nel complesso mondo attuale, dove non ci si può comportare da impulsivi cavernicoli, si è destinati ad un fragoroso insuccesso (Fallimento reale). (pag. 118)

Da ciò emerge come, anche in questo caso, la paura sia beffardamente “profetica”: ovvero, più le diamo ascolto, più finiremo per realizzare le aspettative negative che temiamo.

In questo consistono le insidiose trappole della profezia che si autorealizza. E per questo è bene conoscerle: per non caderne vittima, ma anzi per beneficiare dei suoi influssi positivi.

Infatti, se impareremo a gestire la nostra ansia, affrontando le nostre paure senza evitarle, ma al contrario guardandole in faccia animati da più fiduciose aspettative positive, allora potremo soggiogarla.

E quello che ci aspetta, al di là della paura, al di là dell’ansia da prestazione, è il fantastico mondo del flusso.

Il flusso: surf neurale

Se le aspettative negative, come un perfido incantesimo, hanno l’effetto di bloccarci, le aspettative positive possono rendere possibili meravigliose magie.

La condizione diametralmente opposta a quella paralizzante di “freno a mano psichico” corrisponde a uno stato di grazia psicologica nota come flow (o flusso).

Il concetto di flusso è stato introdotto dallo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi per indicare quelle esperienze di estrema concentrazione e impegno in cui sportivi, artisti, musicisti, ma anche persone comuni sembrano immergersi mentre sono intente a svolgere un’attività che trovano estremamente appagante.

Se il freno a mano psichico ci blocca, piantando le quattro frecce in mezzo alla strada, il flusso al contrario è una sorta d’onda verde che attraversa il nostro sistema neurale, permettendoci di scorrazzare liberi per le vie della creatività, con tutte le nostre preziose risorse cognitive a disposizione. (pag. 125)

Ma come si fa ad accedere allo stato di flusso?

Dagli studi di Csikszentmihalyi emerge che le persone che esperiscono questi stati, soprattutto in ambito sportivo (ma non solo), trovano il compito di per sé appagante: sono dunque mosse da una motivazione intrinseca e non da ricompense esterne. Ciò le porta a spendere le fatidiche 10.000 ore di allenamento nella cosiddetta “pratica deliberata“, che come emerge da numerosi studi (Anders Ericsson, 1993) sono necessarie per raggiungere risultati significativi nei più disparati ambiti umani, sportivi o professionali in genere.

Infine, un altro elemento fondamentale per accedere al flusso consiste nel calibrare l’asticella leggermente più in alto di quanto siamo capaci di saltare, ma non troppo né troppo poco: quel tanto che basta per stimolarci senza però scoraggiarci. In questo modo potremo tenere a bada le aspettative negative che potrebbero schiacciarci, beneficiando invece del potere delle aspettative positive.

Perché anche qui, le aspettative negative possono avere il potere nefasto di farci tremare le gambe, bloccando le nostre capacità a causa della perfida trappola del “freno a mano psichico”, che con le sue sgradevoli sensazioni d’ansia può finire col sabotare la nostra performance. E senza rendercene conto finiremo per compiere la nostra corsa col freno a mano tirato. Oppure, peggio ancora, finiremo per pensare di essere “impotenti”, quindi non in grado di compiere le prestazioni che vorremmo.

Le aspettative positive invece, ci permettono di attingere alle nostre preziose risorse psico-fisiche, consentendoci di migliorare continuamente le nostre capacità. Ma soprattutto di goderci il percorso.

Ecco svelati alcuni dei poteri delle aspettative, che subdolamente influenzano le nostre performance sessuali, scolastiche lavorative o sportive.

Ma come si può intuire quello della “profezia che si autorealizza“, è un fenomeno ubiquitario, presente in molti ambiti della nostra vita. Un fenomeno che possiamo subire, se ne ignoriamo i perfidi tranelli, oppure che possiamo padroneggiare, se ne conosciamo i meccanismi, diventando così artefici del nostro destino.

Conclusioni

Ringrazio il dott. Lo Presti per questo approfondimento sull’ansia da prestazione.

Prima di salutarti vorrei fare un breve riassunto di quanto abbiamo imparato oggi e come possiamo metterlo in pratica da subito, nel classico stile di EfficaceMente:

  1. L’ansia da prestazione è come un fantasma dispettoso che non fa altro che sabotarci nei più disparati ambiti della nostra vita (all’università, al lavoro, a letto!).
  2. Una delle forme più diffuse (anche se poco discusse) di ansia da prestazione è quella sessuale, che può inibire il desiderio sotto le lenzuola.
  3. Una soluzione molto efficace per l’ansia da prestazione a letto è la prescrizione paradossale, che sposta l’attenzione dei pazienti da una performance da compiere a tutti i costi ad un’attività proibita e quindi desiderabile.
  4. Meccanismi analoghi si presentano anche negli altri abiti in cui l’ansia da prestazione si manifesta, come ad esempio l’ansia che precede un esame. A tal riguardo il dott. Lo Presti spiega come semplici preoccupazioni possano trasformarsi in vere e proprie convinzioni che influenzano negativamente i risultati degli studenti. Su questo tema specifico ti rimando ad un articolo di approfondimento in cui ho spiegato nel dettaglio quali accorgimenti pratici puoi adottare per tenere sotto controllo l’ansia da esame (clicca qui).
  5. Nell’articolo è stato poi introdotto il concetto di freno a mano psichico, che è la diretta conseguenza dell’ansia da prestazione e il vero motivo che trasforma le nostre preoccupazioni in realtà. Se impariamo ad abbassare il freno a mano psichico, ci liberiamo dall’ansia da prestazione: ma come possiamo farlo?
  6. Dobbiamo entrare nel cosiddetto stato di flow (o flusso). Vivere in uno stato di flusso non solo ci permette di abbassare l’ansia da prestazione, ma ci consente di sfruttare a nostro vantaggio le profezie autoavveranti. Per accedere allo stato di flusso dobbiamo infatti impegnarci in attività che siano al contempo appagantisfidanti, in altre parole dobbiamo immaginare quotidianamente di superare traguardi leggermente al di là della nostra zona di comfort e farlo ci aiuta di fatto a superare questi nostri limiti.

Bene, mi auguro che anche questo articolo ti sia stato utile. A me non resta che darti appuntamento al prossimo contenuto di EfficaceMente.

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Procrastinare: perché lo facciamo e come smettere

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In questo articolo scopriremo insieme le 4 principali cause della procrastinazione e le 4 soluzioni più efficaci per sconfiggerla definitivamente.

“Procrastinare è una trappola. Troverai sempre delle scuse per procrastinare. Ma la verità è che esistono soltanto 2 cose nella vita: le scuse ed i risultati, e con le scuse non si va da nessuna parte.”

Robert Anthony

Ti capita spesso di rimandare i tuoi impegni? Lo studio, quel progetto di lavoro, un buon proposito per l’anno nuovo? Magari stai procrastinando qualcosa di importante proprio in questo momento, leggendo questo articolo.

La procrastinazione può essere un vero problema: ore o addirittura giorni interi sprecati a non concludere nulla, per non parlare della frustrazione e dello stress per le scadenze che si avvicinano inesorabili.

Che fare? Per i procrastinatori più incalliti ho realizzato una guida pratica che spiega passo passo come liberarsi definitivamente della procrastinazione. La puoi avere andando su questa pagina.

Se invece la procrastinazione per te è semplicemente un problema momentaneo, ecco le 4 principali cause della procrastinazione ed altrettante soluzioni per smettere di rimandare i tuoi impegni:

1. Stai lavorando troppo e male

La procrastinazione potrebbe essere il sintomo di una cattiva gestione del tuo tempo: insomma, stai lavorando troppo e male.

Se continui a lavorare/studiare fino a tardi la sera o durante i weekend, che tu lo voglia o meno, il tuo cervello si prenderà delle pause, creando così un circolo vizioso in cui più lavori e più il lavoro si accumula.

Non è un caso che proprio nei periodi più intensi di studio/lavoro ci troviamo a vagare tra Facebook, Youtube ed il nostro sito di news preferite.

Soluzione: utilizza la legge di Parkinson per completare sessioni di lavoro/studio ben definite nel tempo ed efficaci. Allo stesso tempo crea ogni giorno il tempo per le tue passioni e per ciò che ti fa star bene.

2. Quello che fai non ti entusiasma

Se odi il tuo lavoro o senti di aver completamente sbagliato il tuo corso di studi, non c’è tecnica di crescita personale che tenga: continuerai a procrastinare i tuoi impegni sempre e comunque.

Soluzione: è arrivato il momento di ripensare a cosa vuoi fare da grande; fai un elenco delle tue passioni, di ciò che ti emoziona, di ciò che faresti anche senza uno stipendio. Nel frattempo, per risolvere il problema nel breve periodo, prova ad utilizzare una di queste 7 tecniche per smettere di procrastinare.

Achtung! Troppo facile abbandonare un obiettivo al primo ostacolo, credendo che non sia la strada giusta per noi: prima di convincerti del fatto che il corso di studio o il lavoro che stai facendo non fanno per te, chiediti se hai veramente perso interesse per l’obiettivo finale o se a farti procrastinare è soltanto un ostacolo passeggero (un esame particolarmente complicato, un progetto terribilmente noioso, etc.).

3. Non ami il lavoro sporco

Nonostante tu adori il tuo lavoro, ti capita spesso di procrastinare attività noiose e routinarie: nulla di grave.

Spesso ci capita di dover completare attività che crediamo inutili, superflue e frutto di una mente burocraticamente deviata. Anche il lavoro più bello del mondo avrà qualcuna di queste attività; sono come i pollini primaverili: inevitabili, fastidiosi, ma necessari (alla sopravvivenza delle piante, perlomeno!).

Soluzione: non concentrarti sulla singola attività, inquadrala in un contesto allargato, ma soprattutto pensa a come ti sentirai una volta che ti sarai liberato di questa noiosissima incombenza.

4. Sei spaventato

Paura e procrastinazione vanno spesso a braccetto. In un recente articolo ti ho suggerito 5 azioni pratiche per quando sei preoccupato, ma cosa fare quando si continua a rimandare per paura?

Che si tratti di cercare un nuovo lavoro, conoscere la ragazza dei tuoi sogni, o avviare una tua impresa quando sei spaventanto (anche se non hai il coraggio di ammetterlo) troverai sempre decine di scuse plausibili per rimandare ciò che vorresti e dovresti fare.

La procrastinazione dettata dalla paura è ciò che di peggiore può capitarti: invece di rincorrere i tuoi sogni ti ritrovi immobilizzato, incapace di reagire.

Soluzione: diventa consapevole che sei in grado di agire nonostante la paura, anzi agire a dispetto delle nostre paure è l’unica via per farle svanire.

Tu perché stai procrastinando?

Foto di cdw9

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Come imparare a parlare in inglese

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Vuoi imparare finalmente a parlare in inglese in modo fluente? Sei arrivato nel posto giusto.

Imparare a parlare in inglese

“Se parli ad un uomo in una lingua che può comprendere, avrai la sua attenzione. Se parli ad un uomo nella sua lingua, avrai il suo cuore.”

Nelson Mandela

Qualche settimana fa sono stato a Dublino per una sessione di training internazionale della società di consulenza per cui lavoro. Ogni volta che vado all’estero e mi confronto con madrelingua inglesi, mi ricordo dell’importanza di esercitare lo Speaking.

In fondo, Leggere libri e siti in lingua inglese non è poi così complicato, Scrivere email e documenti di lavoro già presuppone una maggiore conoscenza della lingua, ma Parlare inglese… beh, è tutta un’altra storia e richiede un approccio ad hoc.

Già in passato ti ho parlato del mio metodo non convenzionale per imparare l’inglese e ho ospitato un guest post di Stefano in cui ci ha raccontato del suo metodo per imparare l’inglese senza studiare.

Nell’articolo di oggi vorrei focalizzarmi sullo Speaking (ovvero come parlare inglese). Per farlo, lascio la parola ad un vero e proprio esperto dell’argomento: Andrea, uno dei fondatori di Fluentify, una start-up italiana con sede a Londra che ha come mission quella di “mettere in contatto chi vuole migliorare l’inglese con veri madrelingua da tutto il mondo“. Vai Andrea!

“Basta! è ora di migliorare il mio inglese”

Quante volte ti sarai detto “basta! è ora di migliorare il mio inglese”. Lo sanno anche i bambini, conoscere l’inglese è importante per tantissime ragioni: quando lavori, quando viaggi, quando ti svaghi. Oltre metà di tutti i siti presenti su internet sono in lingua inglese, e ci sono più di 2 miliardi di persone che parlano questa lingua nel mondo.

Sì, ma… da dove cominciare?!

La grammatica è noiosa e non c’è proprio modo di ricordarsi tutte quelle regole, eccezioni e phrasal verbs… Le scuole di lingua sono care e vendono pacchetti da numerose ore, costringendoti a spostarti in città per seguire le lezioni.

Un’alternativa potrebbe essere sicuramente quella di iniziare a guardare film e serie TV in lingua originale, ma il Listening (l’ascolto della lingua) non basta: se vuoi davvero imparare a parlare in inglese devi fare pratica.

Avendo frequentato il mio corso di laurea all’estero, ho vissuto tutti questi “passaggi” sulla mia pelle, ed è stato allora, che insieme ad un mio amico, abbiamo avuto un’idea…

La mia storia e la mia prima start-up: Fluentify

Mi chiamo Andrea ed insieme ad altri 3 ragazzi italiani ho fondato Fluentify, una web application che permette a chiunque di migliorare l’inglese comodamente da casa propria, parlando con madrelingua da tutto il mondo.

L’idea di Fluentify è venuta a me e Giacomo, due ex-studenti dell’università francese ESCP Europe, che in vista degli anni di studio a Londra e Parigi si sono trovati a dover imparare perfettamente inglese e francese in pochi mesi.

Come molti ragazzi della mia età avevo studiato inglese fin dalla prima elementare, salvo poi scoprire di non riuscire a capire un’acca durante il mio primo viaggio a Londra. All’epoca, ho dovuto trascorrere un anno nella capitale inglese per raggiungere finalmente un livello più che soddisfacente.

Quell’esperienza mi ha fatto capire come i modelli di studio teorici, tanto in voga nell’istruzione italiana, mal si adattano all’apprendimento delle lingue. Come mi dice spesso il mio amico Giacomo:

“Esistono solo tre modi per imparare una lingua: fare pratica, fare pratica e fare pratica.”

Fluentify si basa proprio su questo principio: più parliamo una lingua, anche commettendo degli errori che saranno prontamente corretti da tutor madrelingua, e più faremo nostra la lingua.

Grazie alle nuove tecnologie, per avere un tutor madrelingua al tuo fianco, oggi non devi necessariamente spendere un patrimonio e puoi farlo comodamente da casa con un computer ed una connessione internet. Sulla piattaforma di Fluentify troverai Tutor provenienti da Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Sud Africa e Australia. Tutti i Tutor devono superare un processo di selezione con lo Staff ed il loro costo varia in base all’esperienza e ai feedback degli utenti.

Le lezioni durano mezz’ora e vengono tenute sulla piattaforma di videoconferenza integrata, stile Google Hangout. Il loro costo medio è di 7€ per 30 minuti. Niente piani mensili o abbonamenti: sei tu a decidere di quante lezioni hai bisogno e puoi pianificare le tue lezioni con il tuo tutor, direttamente dal sito.

Ok, Andrea, hai fatto una bella marchetta a Fluentify, ma io devo ancora imparare a parlare in inglese: forse lo provo, ma vorrei qualche altro consiglio!

3 consigli pratici per migliorare il tuo inglese

Nota dell’autore: Ho deciso di parlarti di Fluentify senza secondi fini. Per intenderci, se deciderai di utilizzarlo, non percepirò commissioni o altro e come puoi verificare non sono presenti link di affiliazione in questo articolo. Lo reputo un sistema efficace per esercitare lo speaking. Punto. Potersi confrontare live con un tutor madrelingua ci aiuta infatti a stimolare in modo attivo la nostra memoria, questo perché andiamo ad agire contemporaneamente sulle 3 variabili della formula segreta della memoria.

Ma ho deciso di dare spazio ad Andrea e al suo progetto anche per un altro motivo: ho una profonda ammirazione per chi in questo periodo, invece di frignare, si mette in gioco in prima persona e crea qualcosa di valore a partire da una semplice idea. Spero che la sua storia ti sia di ispirazione. Tornando però all’oggetto del post, ho chiesto ad Andrea di raccontarmi qualcosa in più sulla sua esperienza e su cosa lo abbia aiutato concretamente a migliorare il suo inglese. Ecco i suoi consigli derivanti dall’esperienza di studio all’estero e dallo sviluppo di Fluentify:

  1. Segui i tuoi interessi. Lascia stare i classici corsi di lingua che ti vendono in edicola, promettendoti progressi miracolosi in 5 semplici DVD. Segui i tuoi interessi: guarda film e serie TV di tuo gradimento, leggi libri e siti internet sulle tue passioni in lingua inglese (spero che Andrea non me ne voglia!).
  2. Sii proattivo. Compra un blocco note ed ogni volta che trovi un’espressione inglese che non conosci, appuntala. Cerca poi di immaginare quella stessa espressione nelle situazioni di vita reale. Quando è giusto utilizzarla? Quando invece è sbagliato? Non fare l’errore tipico dell’italiano medio che parla un inglese maccheronico: le traduzioni letterali di espressioni italiane (Andavo di corsa/I was going of course). Utilizza piuttosto le espressioni tipicamente inglesi.
  3. Viaggia EfficaceMente. Cerca di trascorrere le tue vacanze in paesi di lingua inglese: i voli low-cost per Londra sono economici se prenotati in anticipo. Non andare in hotel, ma prenota una stanza su AirBnb e prova a vivere come la gente del posto, sfrutta ogni occasione per fare pratica. Scegli le visite guidate in lingua inglese, e sforzati di parlare il più possibile, anche con i passanti (sì, farai figure di cioccolato, ma chissenefrega). Lo Speakers’ Corner ad Hyde Park è un posto perfetto per chiacchierare quanto vuoi: un luogo dedicato ai dibattiti pubblici in cui tutti hanno diritto di parola.

Grazie ancora ad Andrea per aver condiviso la sua esperienza ed il suo progetto.

Have a nice week. Andrea (l’autore).

Ps. Nel corso degli anni con Andrea e gli altri fondatori di Fluentify ci siamo tenuti in contatto e recentemente abbiamo deciso di sviluppare insieme un innovativo corso di inglese online rivolto a tutti quelli che hanno un inglese scolastico e vogliono passare al livello successivo.

Si chiama YES! inglese.

Scopri se YES! fa al caso tuo attraverso il test gratuito sviluppato dagli esperti in second language acquisition di Fluentify.

VAI al TEST GRATUITO di YES! Inglese

Se ti va, fammi sapere il tuo punteggio nei commenti ;-)

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Entusiasmo: 10 (strani) modi per essere entusiasta e pieno di energia

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L’entusiasmo è l’ingrediente essenziale dei nostri successi. In questo articolo ti svelo 10 metodi non convenzionali per fare il pieno di energia e tornare ad essere entusiasta dello studio, del lavoro e della vita.

entusiasmo

“Niente di grande fu mai compiuto senza entusiasmo.”

R. W. Emerson.

Conosci l’etimologia della parola entusiasmo? È bellissima…

Entusiasmo deriva dall’accoppiata dei termini greci: en (dentro) e thèos (dio). Essere entusiasta significa letteralmente: avere un dio dentro di sé.

Quando siamo entusiasti della nostra vita, entriamo infatti in uno stato di grazia che contagia tutto e tutti: non c’è ostacolo o persona che possa resisterci. Anche le mete più ambiziose diventano realizzabili, le difficoltà invece di abbatterci ci galvanizzano e un’energia calda e profonda pervade ogni cellula del nostro corpo.

Ma ritrovare l’entusiasmo non sempre è facile.

In questa società frenetica ci sentiamo giorno dopo giorno sempre più in competizione (stress), in soggezione (paura), in confusione (disorientamento), e per calmare i nostri nervi ci rifugiamo nella distrazione.

Come possiamo tornare ad essere entusiasti nel posto di lavoro, all’università, nella nostra vita privata? Come possiamo tornare a sentire quel dio scalpitare dentro di noi?

Ecco 10 consigli pratici e poco ortodossi per riaccendere il fuoco dell’entusiasmo. Seguimi!

1. Fingi entusiasmo

fingi-entusiasmo

Sì, hai letto bene. Quando non ti senti entusiasta: fingi!

Gli americani direbbero: fake it, ‘till you make it (fingi, finché non ci riesci).

Però devi fingere bene! Provo a spiegarmi…

Esiste un legame profondo e biunivoco tra i nostri stati d’animo e la nostra fisiologia.

Come dimostrato dalla psicologa sociale Amy Cuddy, dell’Università di Harvard, esistono specifiche posture che possono modificare i nostri livelli di testosterone e cortisolo. In altre parole, se modifichiamo il nostro atteggiamento corporeo possiamo modificare il modo in cui ci sentiamo. Insomma, forse l’abito non fa il monaco, ma il portamento decisamente sì.

Ok Andre’, ma come ritrovo l’entusiasmo agendo sulla mia fisiologia?

Esistono specifici indicatori dell’entusiasmo, ovvero modi tipici di comportarsi delle persone pervase dall’entusiasmo. Nello specifico, quando siamo entusiasti:

  • La nostra voce è rapida, variata, ha un tono alto, ed è caratterizzata da cambi improvvisi di tono e ritmo.
  • I nostri occhi sono aperti, luminosi, sembrano quasi brillare e danzare.
  • I nostri gesti sono frequenti, ampi e coinvolgono diverse parti del nostro corpo.
  • Il nostro volto passa rapidamente da un’espressione all’altra.

Replica questi atteggiamenti, fingili quando ti senti giù di tono e osserva cosa accade…

2. Mettici passione (sì, soprattutto in queste cose…)

“Prima di trovare la tua passione, metti passione in tutto ciò che fai.”

Andrea Giuliodori.

Circola tra giovani e meno giovani questa idea malsana che il segreto per avere una scorta illimitata di motivazione e entusiasmo sia quello di trovare lo scopo della propria vita.

Intendiamoci, non è che non bisogna cercarlo o averlo (ne parliamo nel prossimo punto), ma non sta scritto da nessuna parte che non puoi vivere con entusiasmo finché non sarai fulminato sulla via di Damasco dalla tua missione di vita!

Anzi, è vero il contrario.

Se impari a mettere entusiasmo, passione e dedizione in tutto, anche nelle piccole cose e nelle attività ordinarie, è probabile che tu possa trovare il tuo scopo della vita, anche laddove non lo avresti mai cercato.

Prova. Prova oggi stesso: invece di affrontare il tuo prossimo compito con insofferenza e superficialità, fallo con un atteggiamento di sincera curiosità, come se lo facessi per la prima volta, fallo con la massima concentrazione, fallo con lo stesso amore che un artigiano mette nel suo lavoro.

3. Attacca queste foto su una parete

entusiasmo-vision-board

Hai mai sentito parlare della “vision board“?

Come detto, non è necessario aver trovato il proprio scopo per vivere con entusiasmo; eppure avere una direzione verso cui tendere, una visione di massima di quello che vogliamo, può essere la chiave di volta per riaccendere l’entusiasmo nella nostra vita.

In questi casi una vision board può esserci estremamente utile.

Una vision board (o dream board) non è altro che un insieme di immagini e parole che rappresentano quello che vuoi…

  • Ottenere.
  • Essere.
  • Provare.

Appena ne avrai la possibilità, ritagliati un’ora tutta per te e inizia a cercare all’interno di riviste o siti online, immagini, citazioni e parole che ti ispirino profondamente e che raffigurino gli obiettivi che vuoi raggiungere, le emozioni che vuoi provare, i mentori che vuoi emulare, la persona che vuoi diventare.

Stampa o ritaglia queste figure e poi crea un collage da appendere in un posto da guardare ogni mattina appena sveglio e ogni sera prima di andare a dormire.

Una vision board può essere uno strumento molto potente e può aiutarci a riportare il nostro focus quotidiano su ciò che vogliamo veramente nella nostra vita.

A proposito: se sei in cerca di immagini che ti ispirino, ne abbiamo a centinaia sul profilo Instagram di EfficaceMente.

4. Datti un obiettivo (qualsiasi obiettivo)

Non c’è settimana che non riceva un messaggio o un commento che suona più o meno così:

“Tutto bello e interessante quello di cui parli su EfficaceMente, ma il problema è che io non ho proprio obiettivi! Non so bene cosa voglio fare nella vita e così mi ritrovo tutto il giorno a grattarmi la uallera”.

Ok, il passaggio sulla “uallera” l’ho inventato, ma il resto è dannatamente vero ed è una situazione che purtroppo riguarda molti lettori (troppi).

Se sei uno di questi, leggi attentamente le prossime parole.

Se non hai ancora una visione per la tua vita, datti un obiettivo: qualsiasi obiettivo.

Per dindirindina, ci sarà pure qualcosa che vuoi migliorare nella tua vita, qualcosa che vuoi cambiare?! Trovala e impegnati a raggiungere il tuo obiettivo.

Fare una promessa a te stesso e rispettarla per un tempo sufficientemente lungo da ottenere dei cambiamenti concreti, è uno di quei superpoteri che non solo ti ridarà entusiasmo, ma ti consentirà di realizzare l’inimmaginabile.

Parti in piccolo, magari da obiettivi che puoi realizzare nell’arco di massimo una o due settimane. Quando avrai preso il giusto ritmo, punta più in alto e accetta una #sfida90901 ;-)

5. Diventa un analfabeta “informazionale”

entusiasmo-analfabeta

Il termine “analfabeta funzionale” è ormai entrato nel linguaggio comune e viene usato (e spesso abusato) sui social. Nel caso in cui non lo sapessi, l’analfabeta funzionale è colui che è in grado di leggere, ma non è in grado di comprendere appieno il significato di ciò che legge.

Ecco, il mio 5° suggerimento poco ortodosso per tornare ad essere entusiasta della tua vita è quello di diventare un analfabeta… “informazionale: ovvero una persona che è in grado di informarsi sulle ultime notizie del giorno, ma non lo fa!

Prima di scandalizzarti, concedimi altre due righe di testo.

Hai mai sentito il detto:

“Fa molto più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce”.

TG, giornali e siti di news online, non forniscono una rappresentazione oggettiva della realtà: questi mezzi di informazione non fanno altro che riportare 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, gli “alberi che cadono“, ovvero quelle notizie che fanno rumore e queste notizie sono spesso notizie drammatiche (omicidi, crisi economiche, atti di violenza, furti, etc.).

Alimentare di continuo la nostra mente con queste informazioni non ci rende più preparati, ci rende solo più spaventati, demotivati e frustrati.

Un’ottima strategia per ritrovare entusiasmo e ottimismo è dunque quella di fare una sana “dieta mediatica“.

Ps. Dieta mediatica non significa azzerare qualsiasi fonte di informazione. No. Avere una sana dieta mediatica significa sbarazzarsi delle informazioni fast-food (news) e arricchire la propria mente con informazioni di approfondimento (libri, saggi, documentari, etc.).

Non sai da dove partire? Prova con questa lista dei 52 libri consigliati da EfficaceMente.

6. Smettila di frignare

Parafrasando una nota citazione di Emerson potremmo dire che…

“Ogni minuto che passi a lamentarti, perdi sessanta secondi di felicità”.

È fisicamente impossibile lamentarsi ed essere entusiasti contemporaneamente.

O scegli di lamentarti, concentrandoti su tutto ciò che non va nella tua vita. O scegli di essere entusiasta, focalizzandoti su quello che invece già funziona o potrebbe funzionare alla grande con un po’ di impegno.

Ah, tu in realtà non ti lamenti mai? Sicuro…?!

Vediamo se superi il test del frignone… ;-)

7. Metti questo biglietto nel tuo portafoglio

entusiasmo-frasi-motivazionali

Da anni giro con un bigliettino molto particolare nel mio portafoglio.

Si tratta di un piccolo post-it piegato in due e ormai un po’ sgualcito.

Al suo interno ho scritto a mano le 3 citazioni che più amo.

Ogni volta che mi sento giù di corda e privo di passione, apro quel foglietto e rileggo quelle 3 frasi: questo semplice gesto può fare miracoli.

Ps. non condividerò con te le mie frasi, per non condizionarti. Scegli frasi che parlino al tuo cuore e alla tua mente.

Se può esserti utile, in questi articoli ne ho raccolte diverse:

8. Compra un paio di cuffie insonorizzate

Oddio, in realtà non servono per forza delle cuffie insonorizzate, ma se viaggi molto sui mezzi pubblici (treni, metro, bus, etc.), potrebbero fare la differenza.

Uno dei modi più semplici ed efficaci in assoluto per cambiare il nostro stato d’animo e ritrovare l’entusiasmo è infatti quello di utilizzare la musica. Il giusto brano o la giusta playlist sono in grado di darci la carica in pochi secondi.

Ma la musica a volte non basta…

Il ritmo musicale agisce sui nostri istinti più primordiali, ma perché la nostra motivazione duri, dobbiamo essere in grado di nutrire anche il nostro intelletto.

Quindi prenditi le tue cuffie insonorizzate e usale anche per ascoltare podcast e audiolibri che ti ispirino.

Io sono ormai 10 anni che ogni mattina, appena sveglio, infilo le mie cuffie e accendo il mio cervello con i miei podcast preferiti e gli audiolibri degli autori che amo. Quest’anno ho anche avuto l’onore di registrare i miei primi audiolibri in collaborazione con Amazon (2 sono già usciti e altri usciranno a breve). A leggere le recensioni, gli ascoltatori ne sono… entusiasti!

Chissà che non sia la volta buona che riesca a trasmetterti questa buona abitudine ;-)

9. Sii specifico

entusiasmo-specifico

Ci sono occasioni in cui dimostrare entusiasmo è essenziale per il raggiungimento di un obiettivo.

Un esempio su tutti? Durante un colloquio di lavoro!

In questi casi puoi usare questo semplice trucco per provare il tuo entusiasmo: sii specifico.

Durante il colloquio arriverà sicuramente il momento in cui ti chiederanno “Perché le piacerebbe lavorare qui?” (o domande simili).

La peggiore risposta che puoi dare naturalmente è un terribile “Beh, non saprei“; ma anche un banale “Amo quello che fate qui” non funziona molto bene.

Se vuoi mostrarti entusiasta per la posizione, pensa a qualcosa di specifico che ti piace dell’azienda o della posizione. Più vai nel dettaglio e meglio è.

Questo trucchetto funziona non solo nei colloqui di lavoro, ma anche quando stiamo insieme agli altri.

Uno dei vantaggi dell’avere maggior entusiasmo è infatti quello di piacere di più agli altri.

Pensaci: preferisci essere in compagnia di persone sempre fiacche e negative o di persone piene di entusiasmo e voglia di vivere? Appunto…

Se vuoi essere una di queste persone, quando ti relazioni con gli altri: sii specifico nel fare complimenti, sii specifico nel dare consigli, sii specifico nel fare domande.

E questo ci porta al consiglio numero 10…

10. Alza la tua media!

Siamo la media delle 5 persone che frequentiamo.

Ripeti insieme a me:

“Siamo la media delle 5 persone che frequentiamo”.

Applicare i consigli visti finora servirà a poco se frequenti quotidianamente persone che ti drenano le energie, ti abbassano l’autostima e… ti frantumano i maroni (quanno ce vo’, ce vo’!).

Impara a circondarti di persone positive, entusiaste e propositive.

Alza la tua media!

 

Bene, questo articolo dedicato all’entusiasmo termina qui. Hai già deciso quale dei 10 consigli sperimenterai per primo?

Fammelo sapere nei commenti!

Se poi vuoi darmi una mano a diffondere questo articolo e magari anche ad alzare l’entusiasmo dei tuoi contatti, puoi condividerlo usando i pulsanti social qui sotto. Non esitare a farlo, perché ricorda…

“L’entusiasmo è un vulcano sul cui cratere non cresce mai l’erba dell’esitazione.”

Jibran Khalil Jibran.

A presto. Andrea ;-)

le Guide di Andrea Studia meno, Studia meglio. Vuoi preparare il doppio degli esami in metà del tempo? Start! La guida pratica anti rimandite. APP Autostima Passo Passo, il (per)corso digitale per riconquistare la fiducia in te stesso. YES! Inglese Inglese fluente in 90 giorni.

Le 5 migliori abitudini per aumentare la produttività personale

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Aumentare la produttività personale è il sogno di professionisti, freelance, manager, imprenditori e in generale chiunque voglia raggiungere obiettivi ambiziosi. In questo articolo ti svelo le 5 migliori abitudini per riuscire ad ottenere più risultati in meno tempo.

aumentare la produttività personale

“Il problema non è sapere cosa fare, ma fare quello che sappiamo.”

Tony Robbins.

Ti è mai capitato di sentirti quasi soffocare dalle troppe cose da fare?

Che dire poi di quel sogno nel cassetto o di quel progetto che vorresti tanto realizzare, ma a cui non hai mai tempo da dedicare?

E quelle passioni e buone abitudini che ogni 1° di gennaio e 1° di settembre ti riprometti di coltivare? Che fine fanno ogni anno?

Cavoli, ci servirebbero giornate di 48 ore per riuscire a fare tutto! Eppure se esiste un limite uguale per tutti (capi di governo, miliardari, CEO di multinazionali e noi uomini comuni) questo è proprio il tempo che ci è concesso ogni giorno.

Le due alternative…

Le uniche due alternative che abbiamo sono dunque:

  • Diminuire le nostre ambizioni, aspettative e attese. Oppure…
  • Aumentare la nostra produttività personale.

Di sicuro, a volte, ne vogliamo fare troppe ed eliminare qualcosina dal “piatto” non ci farebbe male. Detto questo, non so se per te è la stessa cosa, ma a me l’idea di rinunciare alle mie ambizioni proprio non va giù!

Forse è per questo che sono da sempre appassionato di strategie e tecniche pratiche per migliorare la mia gestione del tempo e la mia produttività personale (cavoli, ci ho anche scritto un bestseller per la Rizzoli!).

Se anche tu non sei disposto a rinunciare ai tuoi sogni e vuoi scoprire come riuscire a far di più, in meno tempo, seguimi! In questo articolo ti svelerò le 5 migliori abitudini per aumentare la produttività personale (no, non sono le solite…)

Ecco l’elenco in anteprima:

Approfondiamole!

Abitudine #1 per aumentare la produttività personale: non aspettare la motivazione

“I dilettanti si siedono e attendono l’ispirazione, il resto di noi si alza e inizia a lavorare.”

Stephen King.

La motivazione è spazzatura!

Queste sono le parole usate da Mel Robbins, ideatrice de “la regola dei 5 secondi“, in una recente intervista.

Sai che ti dico? Ha maledettamente ragione.

Se pensi che per realizzare i tuoi sogni, per portare avanti i tuoi progetti o semplicemente per iniziare a studiare/lavorare hai bisogno di sentirti ispirato o motivato, ho una brutta notizia per te: ti stai prendendo in giro.

La verità infatti è che la nostra mente non è programmata per sentirsi motivata quando deve affrontare cose difficili, faticose e paurose.

Ma sono proprio queste attività difficili, faticose e paurose a permetterci di realizzare i nostri obiettivi più ambiziosi.

Se vuoi aumentare la produttività personale, innanzitutto smettila di raccontarti la balla del “non sono abbastanza motivato”.

Fai una cosa quando hai deciso di farla, non quando hai voglia di farla. Smettila di procrastinare.

Ps. Se la parte frignona della tua mente in questo momento sta pensando “eh sì, ma non ce la faccio, è più forte di me!“, ti consiglio di approfondire le cause della procrastinazione in questo articolo: “Procrastinare: perché lo facciamo e come smettere“.

Abitudine #2 per aumentare la produttività personale: porta a termine quello che inizi (beh, non tutto)

aumentare la produttività personale no multitasking

Ok, calma e sangue freddo, che questa seconda abitudine potrebbe creare un po’ di confusione!

  • Se hai iniziato a guardare un film di m**da… non serve che tu lo finisca.
  • Se hai investito in un progetto che sta drenando le tue finanze senza l’ombra di un profitto… non serve che tu lo finisca (si chiama “fallacia dei costi irrecuperabili“).
  • Se ti sei iscritto ad un corso di laurea per far contenti mammà e papà, ma lo odi profondamente… non serve che tu lo finisca.
  • Se hai comprato una torta al cioccolato e mangiarne una fetta ti ha provocato un orgasmo alle papille gustative… non serve che tu la finisca.

Insomma, non devi portare a termine TUTTO quello che inizi, ma se inizi a lavorare su un’attività, un’attività che puoi portare a termine nell’arco di 1-2 ore, completala al 100% prima di dedicarti ad altro.

Come spiego nel dettaglio all’interno del video-corso avanzato Crea Tempo, i cosiddetti costi di context switching (cambio di contesto), sono tra i principali killer della nostra produttività personale.

Passare freneticamente da un’attività all’altra (il famigerato multitasking) ci fa solo perdere tempo (ed energie). Ci ritroviamo infatti a dover continuamente riprendere il filo di quello che dobbiamo fare. Uno spreco assurdo!

  • Individua attività specifiche da portare a termine (non devi aver bisogno di più di 1-2 ore per farlo). Se non ci riesci, spezzetta le attività più grandi in sotto-attività.
  • Focalizzati al 100% sulla singola attività e lavoraci finché non l’avrai completata.
  • Prenditi una meritata pausa e ripeti!

Abitudine #3 per aumentare la produttività personale: non prenderti per il c*lo

“Efficienza è fare le cose nel modo giusto. Efficacia è fare le cose giuste”

Peter Drucker.

Essere occupati ed essere produttivi sono due cose mooolto diverse.

Se lavori come un bastardo, ma arrivi a sera e non ti sei avvicinato di mezzo millimetro ai tuoi obiettivi, non sei stato produttivo: sei stato un pirla (detto con affetto).

Lo so, è una trappola in cui cadiamo in molti e spesso: abbiamo tante cose da fare e poca voglia di farle, così per semplificarci la vita, iniziamo dalle cose più semplici, magari attività secondarie, molto ripetitive e che siamo abituati a fare da una vita.

Lavorarci ci fa sentire occupati, ci fa sentire che stiamo progredendo, ma la verità è che stiamo correndo sopra un tapis roulant che non ci porterà da nessuna parte.

Se vuoi aumentare la produttività personale, la produttività dello studio, la produttività dell’ufficio, la produttività aziendale, smettila di prenderti per il c*lo: invece di gingillarti con le scartoffie, inizia a lavorare su quelle attività importanti, strategiche, difficili e faticose. Sì, sai benissimo di quali attività sto parlando… ;-)

Ce ne inventiamo d’ogni pur di non affrontarle, ma una volta che iniziamo a lavorarci facciamo enormi progressi e la nostra produttività schizza alle stelle.

Abitudine #4 per aumentare la produttività personale: rispetta il tuo ritmo cronobiologico

aumentare la produttività personale con la cronobiologia

Hai mai sentito parlare della Cronobiologia? È la disciplina che studia il legame tra tempo e organismi biologici.

Devi infatti sapere che qualsiasi essere vivente, compreso l’essere umano, segue precisi ritmi biologici; conoscere (e rispettare) questi ritmi può aiutarci ad aumentare la produttività personale.

Mi spiego meglio.

Durante il giorno abbiamo a disposizione al massimo 2-3 ore in cui la nostra produttività raggiungere il picco. Per la maggior parte delle persone questa finestra di massima produttività è nelle prime ore del mattino (tra le 08:30 e le 11:30 circa).

Se queste ore di “picco” le passiamo a controllare le email, a presenziare ad inutili riunioni, a cazzeggiare sui social o a smessaggiare con lo smartphone, capisci bene che la nostra produttività ne risentirà pesantemente.

Sprecare queste ore “magiche” ci costringe poi a dover lavorare di più nelle ore “fiacche”, ore in cui concluderemo molto meno.

Per essere più efficace e migliorare anche il tuo benessere lavorativo:

  • Impara a conoscere il tuo ritmo biologico. Agli iscritti di Crea Tempo ad esempio insegno un semplice metodo per individuare con precisione le loro ore di “picco”.
  • Rispetta il tuo ritmo biologico. Una volta individuate le tue ore di massima produttività, sfruttale per portare a termine le attività più importanti della giornata: non le sprecare inutilmente.
  • Datti dei limiti. Sì, hai letto bene: non sarai più produttivo rinunciando ad ore di sonno, rispondendo a clienti e capi ad ogni ora del giorno e della notte e continuando a fare straordinari. Lavora con la massima concentrazione nei momenti di picco, fissa riunioni e completa attività routinarie nelle altre ore lavorative, ma soprattutto stacca e ritagliati del tempo per rigenerarti appieno.

Su quest’ultimo punto ti consiglio di guardarti questi 15 secondi di un’intervista fatta all’imprenditore Brunello Cuccinelli: meriterebbero 15 minuti di applausi.

Abitudine #5 per aumentare la produttività personale: non buttare il tuo tempo nel cesso

E siamo arrivati all’ultima abitudine per aumentare la nostra produttività personale.

A ben pensarci forse l’avrei dovuta mettere per prima!

I killer più micidiali della nostra produttività sono infatti le… distrazioni!

Ogni volta che ci distraiamo per dare una controllatina alla santa trinità (Instagram, Facebook e Whatsapp), entriamo in un buco nero da cui rischiamo di uscire solo dopo ore e anche se ne veniamo fuori, la nostra concentrazione sarà ormai irrimediabilmente compromessa.

Essere efficaci e produttivi significa dunque creare nelle nostre giornate dei momenti privi di qualsivoglia distrazione.

Ehi, non siamo robot, non dico che non puoi avere nessuna distrazione, il mio consiglio è molto più semplice e ragionevole: ritagliati ogni giorno 2-3 ore in cui focalizzarti al 100% sui tuoi progetti e i tuoi sogni. Non svendere la tua attenzione alla prima distrazione.

Conclusioni

Ok, siamo arrivati alla fine di questo articolo: non ti farò perdere altro tempo, promesso!

Ti chiedo solo una cosa… non limitarti a leggere questo post e a metterlo nel dimenticatoio. Scegli 1 delle 5 abitudini che ti ho proposto e… applicala da subito.

Farà la differenza.

“Lo scopo del fare non è produrre di più, ma avere tempo per vivere di più.”

Andrea.

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Minimalismo: cos’è e perché può renderti più felice

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Cos’è il minimalismo? Una moda, un trend passeggero, il credo di chi non accetta i nostri tempi? No, il minimalismo è molto di più (anzi, molto meno dovrei dire) e può davvero renderci più felici. In questo articolo esploro questa filosofia di vita e come sempre cercherò di darti degli spunti concreti per iniziare a sperimentare sulla tua pelle ciò di cui parleremo.

minimalismo

“La semplicità è l’ultima sofisticazione.”

Leonardo Da Vinci.

Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di minimalismo.

Forse è solo una moda o forse è la naturale conseguenza di un’epoca di consumismo sfrenato, fatto sta che riviste di settore, influencer, artisti e aziende tra le più famose al mondo professano e diffondono il minimalismo nell’architettura, nella fotografia, nel design industriale, nella moda, nell‘arte e addirittura nella musica.

Ma tolti tutti i fronzoli (cavolo, è o non è un articolo sul minimalismo?!), qual è la vera essenza di questa filosofia di vita e, soprattutto, come possiamo implementarla per vivere più sereni, felici e… leggeri?

Da aspirante minimalista ho cercato a lungo le migliori risposte a queste due domande e nei prossimi minuti mi piacerebbe condividere con te ciò che ho scoperto nel mio viaggio. Iniziamo :)

Che cos’è il minimalismo?

minimalismo-architettura

Esistono diverse definizioni e sfumature di minimalismo:

  • C’è chi ha una concezione puramente estetica di questa filosofia e pur apprezzando il minimalismo nel design, nell’arte e nell’architettura lo ignora in altri ambiti della propria vita.
  • C’è chi vede il minimalismo quasi come un credo politico o religioso e ne sposa i principi per portare avanti le proprie battaglie di difesa ambientale e decrescita economica.
  • C’è chi più prosaicamente vede il minimalismo come un semplice approccio per organizzare il proprio guardaroba, la propria casa e la propria vita.

Ognuna di queste scuole di pensiero ha pregi e difetti, durante le mie ricerche però ho preferito andare più in profondità, all’essenza della questione, e questa è la definizione di minimalismo che più mi ha convinto:

“Il minimalismo è la ricerca consapevole di ciò che porta gioia nella nostra vita e l’eliminazione volontaria di tutto il resto”.

Amo questa definizione perché incarna i principi stessi di questa filosofia: nessuna parola è superflua e nessuna parola necessaria è assente.

Quello che emerge da questa definizione ad esempio è che il minimalismo non consiste semplicemente nella rimozione di oggetti: c’è innanzitutto una “ricerca consapevole” di ciò che ci rende felici. Sposare la filosofia minimalista significa quindi scegliere in maniera cosciente quegli oggetti, quelle attività e quelle persone che portano felicità, gioia e serenità nella nostra vita.

Solo una volta individuate queste “gemme” nella nostra vita, avrà senso iniziare il processo di eliminazione e anche questo processo dovrà essere volontario e non imposto da qualcuno o qualcosa.

Molto altro si potrebbe dire sulle origini, spesso molto antiche, di questo bisogno umano di ricerca dell’essenziale, ma in questo articolo ti avevo promesso di rispondere a due domande, senza perderci in superflue divagazioni e sono intenzionato a mantenere la promessa.

Ora che ci è chiaro cos’è il minimalismo, vediamo come poterlo applicare concretamente nella nostra vita. Seguimi.

Il minimalismo in pratica

In questa seconda parte dell’articolo vorrei vedere insieme alcune idee molto concrete per mettere in pratica da subito la filosofia minimalista nella nostra vita.

Prima di farlo però è importante chiarire un punto: il minimalismo, così come l’abbiamo definito qualche riga fa, non è una moda del momento di cui puoi leggere in qualche rivista glamour, ma un’esigenza dell’anima.

Chi si avvicina al minimalismo e vuole davvero sposare questa filosofia, lo fa perché è stanco di sentire la propria mente appesantita dal superfluo, lo fa perché ha bisogno di tornare a respirare, di tornare ad essere più leggero, di liberarsi dalle incrostazioni che lo stanno incatenando ad una vita che gli è stata imposta ma che non sente più sua.

Se sono questi bisogni ad averti spinto ad approfondire il tema del minimalismo, gli spunti pratici che vedremo a breve saranno per te un ottimo punto di partenza. Vediamoli.

Semplifica il tuo guardaroba

minimalismo-guardaroba

Parlare di guardaroba minimalista dopo tutto il filosofeggiare sulle esigenze dell’anima potrebbe strappare un sorriso a qualche lettore, ma da qualche parte bisogna pur partire e il guardaroba è un ottimo candidato per intraprendere la via minimal.

Ma come si semplifica il proprio guardaroba (e mi rivolgo soprattutto alle lettrici)?!

Con un bel project 333™️ naturalmente!

Project 333 è un’idea di Courtney Carver, autrice del blog “Be more with less” e non è altro che una sfida che consiste nel vestirsi per 3 mesi con non più di 33 capi di abbigliamento.

Vediamo però le regole della sfida nello specifico, perché come al solito il diavolo si nasconde tra i dettagli:

  • I 33 capi di abbigliamento includono vestiti, accessori (cinte, etc.), gioielli, giacche e scarpe.
  • Le fedi e altri gioielli con cui abbiamo un legame affettivo, la biancheria intima e il vestiario da palestra non va contato nella lista dei 33 capi.
  • Una volta scelti i 33 capi da indossare nei successivi 3 mesi, tutti gli altri oggetti di abbigliamento vanno sigillati in uno scatolone.
  • Il progetto non ha scopi masochistici: se uno dei capi scelti si rovina o non ci sta più bene, può essere sostituito.

Tutto chiaro? Fammi sapere nei commenti se intraprenderai il project 333 ;-)

Semplifica il rumore digitale

Negli ultimi 10 anni la tecnologia è probabilmente diventata una delle principali fonti di complessità nella nostra vita: il continuo flusso di informazioni con cui siamo bombardati ogni giorno crea in noi ansia, FOMO (fear of missing out), e un perenne stato di allerta.

Avere un approccio minimalista nei confronti della tecnologia significa…

“…scegliere con consapevolezza quegli strumenti e quei siti che ci portano gioia ed eliminare volontariamente tutto il resto.”

Si ma come farlo nella pratica?

Beh, sull’argomento ho scritto e realizzato davvero molti contenuti, perché sono profondamente convinto che un uso sano della tecnologia è ciò che davvero distinguerà chi avrà successo nel futuro, da chi sarà risucchiato in un perenne circolo di distrazioni.

Ti elenco qui di seguito alcune delle mie migliori risorse sull’argomento. Leggile, approfondiscile, poi scegli una delle tante strategie suggerite e mettila in pratica:

Semplifica i tuoi spazi

minimalismo in pratica
Dicono che i geni nutrano la propria creatività grazie al caos. Balle!

La creatività per svilupparsi ha bisogno di aria, luce e leggerezza.

Se gli spazi in cui viviamo e lavoriamo sono infestati dal disordine, questo inconsciamente creerà in noi un sottile ma insistente rumore mentale, un rumore mentale che ci rallenterà, ci appesantirà, ci inquieterà.

Vivere in spazi minimalisti al contrario comunicherà alla nostra mente un senso di benessere e levità.

Per semplificare i nostri spazi non abbiamo certo bisogno di formule complicate, ma una lettura che può ispirarti ad iniziare ad avere un approccio più minimalista a casa e in ufficio è sicuramente il buon: “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo.

Semplifica le tue relazioni

Che c’entra il minimalismo con le relazioni?! C’entra, c’entra…

Le relazioni possono essere per noi la più grande fonte di gioia o di stress. Saper selezionare con cura le persone che vogliamo nella nostra quotidianità e (educatamente) allontanarci dalle altre può fare un’enorme differenza sulla nostra qualità di vita.

Lo so, il tema è spinoso.

Se le relazioni fonte di stress e infelicità sono quelle familiari, come possiamo “semplificarle”? Se sono invece relazioni necessarie per il nostro lavoro, come ce ne liberiamo? Se semplifichiamo troppo e ci ritroviamo soli, cosa fare poi?

Questo vale per le relazioni come per tutto il resto: spesso scegliamo di rimanere attaccati a qualcosa, non perché quel qualcosa ci dà felicità (anzi!), ma perché siamo terrorizzati dal cambiamento, siamo spaventati dalla possibilità di fare scelte sbagliate e allora preferiamo una vita mediocre, ma che in fondo conosciamo, piuttosto che un rischioso salto nel buio.

Comprendo questa paura, la comprendo davvero, non immagini quanto, ma non c’è alternativa; finché il cambiamento per noi non diventa un comandamento, nulla potrà davvero cambiare (e migliorare) nella nostra vita.

Ricorda: il mio non vuole essere un invito a fare scelte azzardate, ma fanne almeno qualcuna di queste scelte!

Semplifica i tuoi impegni

minimalismo impegni

“Lo scopo del fare non è produrre di più, ma avere il tempo per vivere di più”

E siamo arrivati al termine di questo approfondimento sul minimalismo.

Inutile sbarazzarci di tutto ciò che di superfluo possediamo se ad appesantirci davvero sono i mille impegni che intasano la nostra agenda, le nostre giornate e le nostre teste.

Anche se non se ne sente spesso parlare nei blog di settore, liberarci dai troppi impegni professionali e personali è forse il primo vero passo per intraprendere la via minimalista.

Semplificare i propri impegni però è più facile a dirsi che a farsi.

Come possiamo davvero liberarci dagli impegni già presi? Come fare poi con gli impegni lavorativi spesso improrogabili? E gli impegni familiari?

Beh, il primo passo è sicuramente quello di imparare a dire qualche “No” in più: banale, ma pur sempre efficace.

Anzi, ti lancio una sfida: oggi declina almeno un impegno già preso. Ti sentirai meglio, promesso.

In generale però semplificare i propri impegni richiede un approccio più articolato e soluzioni un tantino più sofisticate.

Non a caso ho scelto di dedicare a questo tema un’intera sezione di approfondimento del corso Crea Tempo: se non ci alleggeriamo di impegni inutili, distrazioni e cattive abitudini, difficilmente potremo creare il tempo per ciò che amiamo davvero.

Ps. Non so quando leggerai questo articolo, magari lo stai leggendo oggi 1° ottobre 2018, giorno di pubblicazione, o magari lo leggerai tra 3 mesi.

Comunque, se lo stai leggendo appena sfornato magari ti interessa sapere che le iscrizioni a Crea Tempo chiudono proprio in queste ore e non riapriranno più nel 2018: se non solo vuoi semplificare la tua vita, ma vuoi anche moltiplicare la tua produttività, puoi iscriverti ora da questa pagina (clicca qui).

Per concludere: ricorda almeno queste parole…

Se dovessi ridurre questo articolo all’essenziale lo comprimerei in quest’unica frase:

“Il minimalismo è la ricerca consapevole di ciò che porta gioia nella nostra vita e l’eliminazione volontaria di tutto il resto”.

Ecco, se null’altro ti rimarrà di questo post, appuntati mentalmente almeno queste parole, lasciale germogliare nella tua mente e quando lo avranno fatto, decidi se è tempo di intraprendere la via del minimalismo; decidi se è tempo di vivere con più gioia e leggerezza.

Buona settimana. Andrea.

le Guide di Andrea Studia meno, Studia meglio. Vuoi preparare il doppio degli esami in metà del tempo? Start! La guida pratica anti rimandite. APP Autostima Passo Passo, il (per)corso digitale per riconquistare la fiducia in te stesso. YES! Inglese Inglese fluente in 90 giorni.

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